PALERMO- Il conto col dolore Marina non finirà mai di pagarlo. Fresca sposa di un anno col suo Roberto, si preparava a vivere un’esistenza di felicità da costruire giorno per giorno. Poi, il viaggio dell’estate, l’autostrada, un Tir che piomba dal nulla. Roberto Cona morto, Marina Fontana ferita, ancora impossibilitata a camminare da sola. Nel frattempo, qualcuno le ha presentato un conto terreno: il costo del deposito che ha preso in custodia l’auto ridotta a rottame, in quei lunghi giorni di strazio. Marina non ce l’ha fatta più. Ha pubblicato la fattura su Facebook e ha scritto di fianco: “Senza parole. Il dolore e la beffa, ci hanno distrutto, massacrati, rubato il futuro e la vita di Robi e arriva da pagare..”. Nella scrupolosissima nota ogni cosa ha un prezzo ed è stata diligentemente annotata: “Soccorso stradale – si legge -, recupero difficoltoso, spese di demolizione, trasporto a demolizione, sosta dal 27/07/2013 al 15/01/2014”. Per un totale di 1.641 euro. Normale, logico. Chi compie un lavoro deve essere pagato. Solo che nel sottofondo della storia, si sente il battito di un cuore spezzato di donna. Un cuore che urla.
Marina Fontana è una persona che ha edificato la forza che la sorregge su ferite incurabili. Al telefono racconta con pacatezza. Il suo coraggio è una piega subliminale in un tono che non si increspa e non cede: “La notte tra il 26 e 27 luglio, dopo l’incidente che ha trasformato la mia vita di sposa felice in incubo, al km 260+700 dell’autostrada del Sole, è intervenuto insieme alla polizia stradale e alle ambulanze, il soccorso stradale di Roncobilaccio che si è attivato per liberare la corsia dell’autostrada dalle macchine che erano state coinvolte nell’incidente. La nostra macchina, una Lancia Thesis è stata totalmente distrutta dallo schianto. Il giorno dopo il Pm ha dissequestrato la macchina e i miei familiari, arrivati immediatamente a Firenze per assistere me e Roberto, sono andati a prendere gli effetti personali. Per la rottamazione invece è passato del tempo. Chi paga le spese è il proprietario della macchina, anche se vittima innocente in un omicidio stradale. Oggi omicidio colposo. Ci sarà un processo. Si vedrà che siamo vittime di un carnefice alla guida. Intanto si deve pagare. E’ una beffa crudele. E’ un’offesa per me e per il mio Roberto”.
Non è la prima volta che incrociamo il coraggio di Marina. Lei stessa aveva raccontato ai lettori di Livesicilia la sua esperienza, trasformata in dono: “Quando, dopo l’incidente stradale che ha distrutto la mia vita, i medici della rianimazione, mentre io ero ferita seriamente e sola in un lettino del reparto di primo intervento, mi hanno comunicato che ormai per Roberto non c’era più nulla da fare, ho subito pensato alla donazione dei suoi organi. Roberto aveva solo 51 anni era uno sportivo, atletico, che stava bene, amava il mare, camminare, nuotare, pescare, era un uomo sano e giovanile”. Tante altre pagine su Facebook per provare a narrare ciò che non può essere spiegato. La cronaca di un dialogo indimenticabile: “Un camion che supera un Tir in quel tratto autostradale dove non è permesso il sorpasso tra mezzi pesanti…. Io mi spavento e lui mi rassicura: ‘Amore io mi fido di te, è di loro che non mi fido’. ‘Allora se ti fidi di me stai tranquilla, ci sono io a proteggerti’, e mi sorrideva con tanta complicità… Io dicevo ‘ti amo’ , e lui sorridendo ‘idem'”.
“Sembra un racconto...della pagina di un romanzo o di alcuni fotogrammi ripresi da un film. No, è la mia vita, le ultime parole mie e di Roberto felici che ricordo di quella notte…. Poi un cartello autostradale che segnalava una coda di macchine nella nostra corsia vicino all’uscita di Barberino, noi fermi in coda, ..tranquilli, ignari, felici…. Poi ho il vuoto… Erano le 23,50 del 26 luglio 2013…. Un Tir ha deciso di andare veloce… Uno schianto …. E la vita cambia,….e il dramma ha inizio..”.
E’ la cronistoria di un trauma che può essere condiviso da chi lo prova sulla pelle. Accanto, risplende la forza di Marina, che piange e sorride al telefono, mentre racconta. Piange per la mutilazione. Sorride per l’amore. I sorrisi non fanno rumore, ma si avvertono dall’altro capo della cornetta. Batte forte il cuore di Marina. Non vuole urlare più. Vorrebbe ricominciare a cantare. Forse anche per questo nella musica d’attesa del suo telefonino c’è “Somewhere over the Rainbow: da qualche parte sopra l’arcobaleno proprio lassù, ci sono i sogni che hai fatto una volta durante la ninna nanna”. Da qualche parte resta ciò che non muore, tra i sorrisi e l’arcobaleno.