Mattarella, il Presidente gentile | che cura il nostro rancore - Live Sicilia

Mattarella, il Presidente gentile | che cura il nostro rancore

Ancora non sono passati gli effetti del discorso del Presidente.

Trionfo social
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Ancora qualche giorno dopo, il messaggio di fine anno del Presidente Mattarella non ha smaltito i suoi effetti benefici, tra una residua sovrabbondanza di cotechino e un rimasuglio di prosecco.

Si trattava, come è noto, di parole e le parole hanno questa specialità: fuori possono essere fredde o a temperatura ambiente, dentro bruciano a fuoco lento. Le ascolti distrattamente, con emozione, con compunzione. Infine, le metti da parte. Ed è in quel preciso momento che le parole cominciano un viaggio nel silenzio delle anime che le hanno accolte.

Ecco perché, nonostante un po’ di tempo sia già passato, continua l’eco del discorso – seguitissimo, cliccatissimo – del Capo dello Stato, con la forza della terapia di un bravo internista.

Si avverte come una distensione di nervi, uno sbollire di rabbie ancestrali, anche se taluni, sui social, hanno ritenuto di dovere offrire la faccia peggiore contro quella memoria dei buoni sentimenti già tacciati di buonismo. Ma la reazione collettiva è stata un’altra. Perfino chi vuole immusonirsi o adirarsi per contratto già sperimenta con suo stupore – e magari non lo riconosce – l’aura di una serenità rappresa al centro del rancore.

Il palermitano Mattarella ha indicato un orizzonte che non eravamo più abituati a scorgere, sedotti come siamo dal miraggio di troppe ghigliottine metaforiche e di un nuovismo che sottintende, spesso, il cipiglio di chi è disposto a sotterrare qualunque elemento differente incontri sul cammino.

Un presagio – quello del Presidente – intessuto di una normalità dimenticata, di concetti essenziali, di insegnamenti che si apprendevano a scuola e che abbiamo riposto in un cassetto periferico della coscienza.

Quei ‘rieccoli’, in forma chiara, nella grafia leggibile del competente ‘medico del Quirinale’, ci hanno disorientato. E non è un ‘j’accuse’ politico in senso stretto, perché la ferocia è il vizio di tutti. Eppure, quasi tutti vagheggiamo, confusamente, nebulosamente, un’età di pace e di rispetto: questa, sì, veramente nuova. Forse non lo diciamo per paura che ci accusino di buonismo, cioè di stupidità. E ci vuole un uomo gentile e inflessibile per ricordarci che, appena ieri, eravamo capaci di volerci bene.

 

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