"I soldi gli servivano, gli servivano" | Messina Denaro braccato e in fuga - Live Sicilia

“I soldi gli servivano, gli servivano” | Messina Denaro braccato e in fuga

Le microspie svelano l'ultimo retroscena sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. Forse aveva fiutato il blitz del 13 dicembre scorso e si è allontanato da Castelvetrano e dintorni, dove si sarebbe nascosto fino a pochi mesi fa. E le dichiarazioni del cugino, Lorenzo Cimarosa, svelano nuovi particolari sull'ultimo dei padrini di Cosa nostra ancora latitante.

PALERMO – “Gli servivano, gli servivano”. Si parlava di soldi. E la persona a cui occorreva il denaro era Matteo Messina Denaro. Ottomila euro, forse più. A fine novembre scorso è partita una frenetica raccolta fra i parenti del latitante. Perché tutta questa urgenza? C’è un’ipotesi investigativa: Messina Denaro potrebbe avere scelto di allontanarsi dal suo territorio. Forse aveva fiutato che un blitz, il 13 dicembre successivo, avrebbe stretto il cerchio attorno alla sua latitanza.

Ecco perché le dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa, cugino di Matteo Messina Denaro, potrebbero risultare decisive. Dovrebbero, però, imboccare una strada diversa. Perché l’imprenditore finora sembrerebbe non conoscere gli ultimi spostamenti del latitante. Una scelta di prudenza che ha sempre contraddistinto il comportamento del boss che si fida di poche, pochissime persone. Cimarosa conosce, però, altri personaggi che farebbero parte della rete di fiancheggiatori del padrino di Castelvetrano.In ogni caso rappresenta una crepa nel granitico sistema di Messina Denaro anche perché la sua scelta viene definita “genuina” dagli investigatori.

Cimarosa ha ammesso che la sua azienda di famiglia, la M.G. Costruzioni, è servita negli ultimi anni per finanziare la costosa fuga di Messina Denaro. Ha parlato di “sessanta mila euro negli ultimi tempi e ottomila a dicembre”. Frasi già riscontrate dagli investigatori coordinati dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai sostituti Paolo Guido e Marzia Sabella grazie ad un’intercettazione del 26 novembre scorso.

Giovanni Santangelo, zio materno del latitante, spiegava alla sorella Rosa che i soldi “gli servivano. Gli servivano i soldi… e da quello che mi ha detto, io il collo mi sono andato a… li doveva dare a quello…”. Poi, abbassando il tono della voce aggiungeva il nome destinatario della somma: “Mattè”. Ed ancora: “Enzo mi ha detto devo darli a quello e li vuole”. Enzo sarebbe proprio Lorenzo Cimarosa che avrebbe suggerito ai Santangelo la strada per recuperare in fretta e furia il denaro che, evidentemente, in quel momento lui non aveva disponibile: “… dice ‘vai pure da quello’… dice ‘ma altri 4-5 dove li possiamo trovare?'”.

Dunque, a fine novembre, come hanno ricostruito i carabinieri del Ros, sarebbe stata organizzata la raccolta di soldi. Proprio come ha detto Cimarosa, le cui dichiarazioni sono state depositate al Tribunale del Riesame che deve decidere sull’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati di Patrizia Messina Denaro e Francesco Guttadauro, sorella e nipote del latitante. Ad entrambi il dichiarante assegnerebbe un importante ruolo all’interno del clan.

Guttadauro, così racconta Cimarosa, gli avrebbe chiesto un paio di anni fa di prendere il posto di Giovanni Filardo che fino ad allora con la sua azienda avrebbe avuto il compito di provvedere alle esigenze del latitante. Filardo, tra gli arrestati del blitz trapanese, accusato di avere fittiziamente intestato i beni ai figli, nel frattempo è stato scarcerato, prima ancora che si conoscessero le dichiarazioni di Cimarosa.

Ques’ultimo ha confermato la pressione investigativa delle forze dell’ordine. L’attività di ricerca, fatta di perquisizioni e sequestri a raffica, ha fiaccato la sua come la resistenza di altri. Ecco perché avrebbe deciso di diventare “un dichiarante, non un pentito” come ha precisato ai pm che torneranno ad ascoltarlo nei prossimi giorni nella speranza che la sua diventi una collaborazione piena. Di certo, però, si parla di pizzini che Patrizia Messina Denaro avrebbe ricevuto di recente dal fratello latitante. Alcuni datati ottobre 2013. Nel suo verbale ci sarebbero i nomi omissati dei postini, probabilmente gli stessi che avrebbero consegnato il denaro al capomafia. Si parla di affari, come il parco eolico “Vento di vino” di Mazara del Vallo, e di altri spunti investigativi ancora coperti dal segreto istruttorio.

Cimarosa descriverebbe anche la figura di un capomafia “che se ne frega di tutti, pensa a se stesso”, impegnato come è a proteggersi dalla caccia degli investigatori. Ma con la sorella Patrizia in carcere le cose potrebbero essere cambiate. Intanto resta il dubbio che i soldi a lui destinati fra fine novembre e gli inizi di dicembre gli siano serviti per allontanarsi dal suo territorio. Da Castelvetrano e dintorni. Perché Messina Denaro fino a pochi giorni fa sarebbe stato latitante a casa propria.


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