Matteo Messina Denaro e l'archivio segreto dell'ex latitante

Messina Denaro, l’archivio segreto dell’ex latitante

Le pagine da scrivere sulla vita mafiosa e la fuga trentennale

PALERMO – C’è un archivio tutto da decifrare. Scoperto o ancora da scovare, ma esiste. Non può non esistere. La logica induce a sbilanciarsi. Della latitanza di Matteo Messina Denaro si conosce una piccolissima parte. La ricostruzione della sua vita passa dai pizzini. E dalla lettura dei pizzini si può dedurre l’esistenza dell’archivio segreto.

Passi che la sorella Rosalia conservasse il diario clinico nella gamba della sedia, da cui è partito il rush finale per arrestarlo. Annotava tutte le tappe sanitarie del fratello. Un promemoria intimo o utile per occuparsi della salute del capomafia. Indecifrabile, almeno per il momento, è la ragione per cui la sorella conservasse alcuni fogli di contabilità del 2010 e il fratello del 2017.

Si sa che Messina Denaro ha scritto a Rosalia fino allo scorso maggio. Che a gennaio, pochi giorni prima dell’arresto, ha tenuto un carteggio con Laura Bonafede. Sono stati trovati anche degli fogli su cui annotava l’elenco delle spese. In famiglia erano minuziosi, maniacali per certi versi.

Nel gennaio 2022 il padrino annotava fra le uscite “35.00 Margot (nomignolo della sua macchina)”, “200.00 cappotto”, “62 bolletta luce” e via dicendo.

Nel 2017 scriveva di avere dato “6.300” per il Rolex regalato in occasione della cresima del figlio dei suoi vivandieri, Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri.

Ci sono appunti del 2014 e del 2015. Altri ancora più vecchi, del 2010 e del 2011. Nel 2013 il capomafia imprecava contro la Stato dopo l’arresto della sorella Patrizia e del nipote Francesco Guttadauro.

Si ha la netta sensazione che i pizzini finora recuperati, circa un migliaio (ci sono anche lettere intime) , siano una piccola parte dell’archivio di un boss che scriveva parecchio. Sono stati trovati nel covo di via Cb 31, a Campobello di Mazara, nella casa dei genitori in via Alberto Mario, a Castelvetrano, e nell’abitazione di campagna di Rosalia, in contrada Strasatto-Paratore.

Ogni tanto, per delle necessità ancora da chiarire, serviva recuperare qualche foglio. Magari per chiedere, come nel caso di “parmigiano”, soldi in contanti da tenere in cassa.

Dove si trova il resto del suo archivio? Possibile che non ci sia un solo appunto in cui il capomafia facesse riferimento alla sua vita mafiosa? Su questo si concentrano le indagini della Procura di Palermo.


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