Palermo, evasione fiscale: idraulico e barbone come prestanome

Maxi evasione fiscale: un idraulico e un barbone alla guida di venti società

Dalla Sicilia in Bielorussia per (Iva) "Zanicchi'

PALERMO – Il consulente accusato di essere un “mago” dell’evasione fiscale si sarebbe spinto oltre il limite della credibilità. Il bagherese Salvatore Città, arrestato ieri dai finanzieri, avrebbe intestato a dei prestanome le società cartiere attivate con il solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti. Fin qui nulla di nuovo e “anomalo” che potesse destare sospetto ad una prima analisi.

Gli improbabili prestanome

Insolita e pacchiana per potere sfuggire agli investigatori la scelta di assoldare un idraulico, un uomo senza fissa dimora aiutato dalla Caritas e un operaio metalmeccanico. All’improvviso sono diventati, solo sulla carta però, amministratori e rappresentanti legali di una ventina di società. Alcune addirittura con sede in Russia e Bieolorussia.

La Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto chiarimenti ai “Servizi esteri bielorussi” su una delle tante società. Risposta: “Risulta una società denominata Lavorfer con sede a Minsk con oggetto sociale la compravendita di beni, la stessa non ha proprietà registrate o conti bancari e quindi è poco verosimile che vi eserciti effettivamente delle attività economiche”.

Le indagini del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo hanno fatto scattare i domiciliari per Città, che ha un ufficio in via Nazionale a Carini, per l’imprenditore alcamese Gianfranco Milotta. Obbligo di dimora a Bagheria per Giacinto Sciortino, ritenuto prestanome di Città.

Iva “Zanicchi”

“Il collaudato sistema illecito avrebbe generato un volume di false fatturazioni per oltre 37 milioni di euro”, hanno spiegato dal Comando provinciale della Guardia di finanza guidato dal generale Domenico Napolitano. Il sistema si sarebbe fondato su 22 società cartiere, con sede in Sicilia, Lombardia, Veneto, Puglia e all’estero. Una maxi frode che avrebbe consentito di non versare Iva per oltre 9 milioni di euro.

A proposito, nelle chat degli indagati non si parlava esplicitamente dell’Imposta sul valore aggiunto. Anche in questo caso lo stratagemma era poco credibile visto che parlavano di “Zanicchi”, celebre cantante che di nome fa, appunto, Iva.


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