MATERIE PRIME: anno horribilis
Le ultime sessioni del 2008 e la prima del 2009 hanno visto nel complesso un andamento positivo un pò per tutte le commodities con il petrolio risalito fino a 46 anche grazie al conflitto in Palestina, il quale ha sostenuto pure i preziosi con l’oro che conclude a 880. La positività è nei confronti di tutte le valute, e si è verificata nonostante un parallelo recupero del dollaro.
Il 2008 comunque è stato l’anno dei record, con incredibili rialzi nella prima parte dell’anno, seguiti dal peggior crollo di tutti i tempi, tale da portare il saldo annuale ad essere il peggiore da 50 anni: l’indice delle 19 principali materie prime Reuters/Jefferies CRB Index ha perso il 36%, risultato mai verificatosi da quando tale indice esiste, e cioè dal 1956. La singola perdita maggiore raggiunge il 59% e riguarda il gas naturale, mentre petrolio, rame e mais chiudono l’anno a -54%. Solo l’oro ha messo a segno un rialzo annuo del 5,7% contro dollari, e del 10% abbondante contro euro (chiude a 20,40 euro al grammo).
Si conclude con : petrolio a 46(febbraio) gas naturale a 6(marzo) oro a 879(febbraio) argento a 11,5(marzo) platino a 947 (gennaio) palladio a 192(marzo) rame a 146(marzo).
CAMBI: blocchi di partenza
L’indice del dollaro conclude a 81,8, con un lieve guadagno nella settimana, nell’ordine dell’1% nei confronti di euro, yen e franco svizzero restati allineati fra loro; le valute vincenti, rispettando la correlazione con materie prime e borse, sono state australiano e rand sudafricano, seguite da neozelandese e canadese. Il 2008 è stato comunque l’anno dello yen che ha guadagnato da un minimo del 23% (sul dollaro) ad un massimo del 50% (sulla sterlina).
Il dollaro ha finito l’anno e cominciato quello nuovo su un tono quieto; ma il potenziale per un primo movimento intenso con il progredire del 2009 resta molto elevato, e già la prossima settimana (densa di eventi) si dovrebbe assistere ad un forte incremento della volatilità, man mano che il mercato tornerà a pieno regime dopo le vacanze. Anche se nell’immediato potrebbe esserci spazio per un altra fase di forza del verdone, andando avanti nell’anno i fattori che lo hanno artificialmente sostenuto è probabile evaporino. Infatti, nell’ultimo trimeste del 2008 la preoccupazione primaria dei traders su tutti i mercati è stata la paura del rischio innescata dalla contrazione creditizia, dalla recessione globale e dai tassi d’interesse in via di azzeramento. Nel 2009 anche se queste preoccupazioni resteranno, sarà difficile che il dollaro possa trovarvi sostegno. L’ondata di panico del recente passato ha innescato le chiusure degli indebitamenti in dollari anche perchè vi era una correlazione estrema , anormale, nei vari mercati. Ma, considerando l’arsenale senza precedenti schierato dalle banche centrali per stablizzarli garantendone la liquidità, e considerando l’eccezionale incremento dell’offerta di dollari promessa dalla Fed, appare difficile che si ripeta di nuovo una “corsa al dollaro”. Anche perchè continuerà la recessione e l’azzeramento dei tassi d’interesse, con gli USA al primo posto in entrambe le classifiche.
EUR/USD sta attualmente consolidando all’interno di una formazione triangolare che di norma precede una sparata in un senso o nell’altro. Se tornerà sopra 1,40 è probabile prosegua come minimo fino a 1,43 ma non è da escludere che si sviluppi un intera onda con obiettivo in area 1,50. Se invece romperà il supporto a 1,38 è più probabile che prosegua nell’attuale ritrcciamento andando almeno a 1,36 che corrisponde al 50% del recente movimento (1,24-1,47) ed è il minimo di metà dicembre. La prossima settimana arriva certamente la risposta, e già i dati sui prezzi europei del 6 gennaio potranno essere decisivi in vista della decisione BCE del 15 gennaio: un calo dell’inflazione all’1,8% attizzerebbe le attese per un taglio dei tassi, indebolendo l’euro; viceversa, se l’inflazione resta sopra al 2%, con l’euro che potrebbe andare verso la parità nei confronti della sterlina.
OBBLIGAZIONI: partenza col botto
Negli USA i futures sul tasso a tre mesi scadenza dicembre 2009 quotano 1,61% (+9 cts. rispetto a 7 giorni fa), il libor a tre mesi è sceso al 1,42%(-8 cts.) e ad un anno al 2%(-10 cts.); i bot a 3 mesi salgono allo 0,09%(+9 cts.). I rendimenti dei bonds a 2 anni a 0,77%(+7 cts.); a 5 anni al 1,55%(+21 cts.); il decennale al 2,4% (+27 cts); a 30 anni al 2,85%(+22 cts.). Si impenna il differenziale tra 2 e 10 anni a 163 (+25 cts.).
Il primo vero movimento degno di nota dei mercati nel 2009 si è verificato sui rendimenti obbligazionari, in parallelo con la partenza positiva delle borse: il decennale ha perso 25 cts. nel solo pomeriggio di venerdì, segnalando il possibile inizio di un ritracciamento ben più ampio dopo la discesa “in folle” della parte finale del 2008. Naturalmente per poter proseguire è necessario che anche la borsa continui la sua fase rialzista, e per entrambe le cose occorrerà aspettare conferme con volumi più significativi, in occasione degli eventi della prossima settimana.
Scendono invece i tassi sui mutui a tasso fisso trentennali (-5 cts. al 5,1%) e quindicennali(-8 cts. al 4,83) e quelli a tasso variabile ad un anno (-10 cts. al 4,85%).Complessivamente nel 2008 i tassi sui mutui sono scesi di circa l’1% risultato ottenuto tutto negli ultimi due mesi da quando è iniziato il super pompaggio Fed (-1,36%), fino ad allora si erano tenuti su livelli più alti di fine 2007. Il pompaggio Fed questa settimana è aumentato di altri 39 miliardi , portando ad un totale record di 2247 miliardi, di cui 1358 negli ultimi 4 mesi. Per l’anno 2008 l’aumento è stato del 152%.
Scende anche il rendimento del decennale giapponese (1,16%), e degli obbligazionari dei paesi emergenti, con i bond brasiliani al 6,13% sul decennale (i messicani salgono al 5,9%).
In Europa i tassi euribor scendono anche loro: ad un mese al 2,64% (-19 cts.) a tre mesi al 2,93%(-19 cts.) ad un anno al 3,1%(-20 cts.). I rendimenti sui bund tedeschi scendono sia sul 2 anni al 1,73%(-10 cts.) che sul decennale al 2.96% (-4 cts.): si amplia il differenziale tra 2 e 10 anni (+123 cts.); il differenziale con i bonds USA crolla a +56 cts. per il bund sul decennale, e scende sulla scadenza a due anni (+96 cts.) sempre a favore del bund.
BORSE: il ritracciamento
Prima seduta del 2009 all’insegna di nuova speranza. Nel ribasso intercorso tra Agosto e Novembre era stata cancellata il 43% della capitalizzazione, da quando però Obama ha comunicato che consegnava alla Fed le chiavi del ministero del tesoro (nominando Geithner) vi è stato un rimbalzo del 26%. Questa settimana i dati, peggiori del previsto, sulla fiducia dei consumatori e delle imprese, sono stati bellamente ignorati, e questo è un classico segnale di positività: il mercato vuole credere alle previsioni ufficiali di una ripresa dell’economia tra sei mesi e dunque inizia ad anticipare comprando in borsa. Il famoso ritracciamento del 50% di cui ho tanto scritto nelle scorse Note, pare dunque confermato.
Ricapitolando. Il mercato ribassista iniziato ad ottobre 2007 ha finora espresso una prima macro-onda che è probabilmente finita a novembre. Sulla base di illusioni e speranze è possibile che adesso si sviluppi una seconda macro onda al rialzo che in base ai precedenti storici più volte qui citati (1929-1932, 1937-1942 e 1973-1974), dovrebbe avere la consistenza di circa la metà della precedente onda macro al ribasso, durando circa la metà anche come estensione temporale (dunque 5 -6 mesi) come successo nei primi due periodi storici sopracitati. In termini di sp500, pertanto, è lecito aspettarsi che essendoci stato un ribasso da 1576 a 741 (- 53%) il rimbalzo in corso pervenga in area 1160 (ad aprile-maggio del 2009), che si trova tra due importanti resistenze statiche a 1107 e a 1179. Aprile – maggio è anche il periodo in cui arriveranno le prime delusioni sugli utili, unite agli “avvisi” di futuri peggioramenti. Non va dimenticato che attualmente gli analisti stimano utili medi per azione nel 2009 sullo sp500 pari a 42 dollari, il che equivale ad un rapporto prezzi-utili di 22 alla chiusura di venerdì: un livello palesemente elevato (ricordo che la media storica è 15; e ricordo anche che appena 9 mesi fa stimavano tali utili superiori ad 80 dollari, per dire le cantonate che prendono). Questa analisi (che continuerò ad aggiornare costantemente) serve al fine di cercare il momento esatto per entrare in vendita e cogliere la stessa grande opportunità che aveva offerto quota 1440 a maggio del 2008, perchè poi vi sarà la terza macro-onda ribassista che porterà a nuovi minimi assoluti durante i 12-36 mesi successivi (e su questo poi si ragionerà quando sarà il momento); quando si prezzeranno utili medi di 20 dollari per 15 volte si vedrà l’indice flutturare dalle parti di quota 300 (ma potrà andare ancora più in basso: in fondo, nel 1980 -quando è iniziata la bolla- era a 100).
Tornando all’ immediato, una volta ipotizzato che a 741 sia iniziata la fase di ritracciamento, si può identificare un primo movimento rialzista conclusosi a 919 a metà dicembre (+178). Poi vi è stato un ritracciamento a 857(35% di 178) per fine dicembre, cui è seguita la terza onda rialzista concretizzatasi proprio questo venerdì con il superamento della resistenza in area 916 e che dovrebbe estendersi almeno fino a 967 (+110 punti, 62% di 178),oppure -più probabilmente- fino a 1035 (+178), durante gennaio; ad uno di questi due livelli inizierà un altra fase di ritracciamento(febbraio), prima di vedere l’allungo finale verso l’obiettivo finale sopra 1100(marzo-aprile). Infatti a 967 e a 1035 transitano anche forti resistenze statiche per cui è molto probabile che ad uno di questi due livelli il rialzo in corso si fermi, seppur solo temporaneamente, per tornare indietro in area 916 , che essendo stata un importante resistenza sarà certamente ritestata per verificarne la probabile trasformazione in area di supporto(notare che da tale livello un altra onda da 178 punti porta in area 1100). Avendo in mente questo film (in attesa della grande vendita strategica di maggio 2009 sopra 1100), per l’asset valuterò la possibilità di effettuare anche un operazione di vendita intermedia da cento punti se l’attuale onda si estende di filato sopra quota mille.
Si conclude con Dow a 9034 +6% ( +3% da inizio 2009) SP500 a 932 +6,9%(+3%) Nasdaq100 a 1264 +6,6%(+4%)Russell +6%(+1%) Trasporti +8%( +2,5%) utilities +5% (+2%) semiconduttori +10,5% ( +4,5%) Broker +12,5%( +3,4%) Banche +7,3%( +2%).
Il rapporto tra put e call sale a 0,96 e l’indice della volatilità VIX crolla a 39. Il Nikkey giapponese a 8858 +1,4%(+1% da inizio 2009), il Dax a 4973 +7%(+3%) il cac francese a 3350, il footsie inglese a 4562 spmib a 19953 e mibtel a 15505 (+2,7%). Tra gli emergenti: Brasile +8%(+5%) Russia -2% (-0%) India +6,4%(+5%) Cina -1,5%(-0%).
PREVISIONI: si inizia alla grande
Dopo il lungo periodo festivo, caratterizzato da pochi dati ed eventi, adesso si inizia l’anno con una settimana bella piena, che – unita alle probabili prese di posizioni nei portafogli iniziali – dovrebbe portare un netto aumento della volatilità. Lunedì si comincerà innanzitutto con le reazioni all’invasione della palestina da parte delle truppe israeliane: oro e petrolio dovrebbero beneficiarne. Ma la prima giornata chiave è quella dell’epifania. La befana porterà infatti i prezzi al consumo europei, importanti per le attese sui tassi euro; e poi dagli USA l’indice ISM dei servizi, e soprattutto i verbali dell’ultima riunione della Fed, quella in cui è stata sganciata la famosa bomba nucleare monetaria. Molti potrebbero finire di convincersene proprio con la lettura di tali verbali, il che dovrebbe impattare soprattutto sul dollaro, il quale a sua volta già dovrebbe risentire di un ISM peggiore delle attese. Giovedì sarà la banca d’Inghilterra ad andare in scena, con un nuovo probabile taglio dei tassi. Infine Venerdì il gran finale con i dati occupazionali USA a dicembre. Le previsioni sono per un ulteriore contrazione (la dodicesima di fila) che potrebbe portare il tasso di disoccupazione al 7% livello visto per l’ultima volta nel 1993.Questo dato servirà per giudicare l’intensità della contrazione attesa dei consumi nel 2009, soprattutto considerando anche la componente salariale, una cui eventuale contrazione non potrà che appesantire il quadro prospettico. Mentre quindi potrebbe essere una settimana esiziale per il dollaro (soprattutto se i prezzi europei dovessero sorprendere al rialzo), per la borsa ed i rendimenti occorrerà vedere se il mercato continuerà ad ignorare i dati negativi, e la minaccia geopolitica, scommettendo al buio sull’efficacia della bomba nucleare sganciata dalla Fed e sulla bontà del prossimo venturo piano di mega stimolo Obamiano.