Messina, chiedono il pizzo alla ditta del presidente di Confindustria

Messina, chiedono il pizzo alla ditta del presidente di Confindustria

Le richieste telefoniche provenivano dal carcere di Palermo e di Agrigento
L'INCHIESTA
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PALERMO – Una richiesta di pizzo, ben 250 mila euro per “una messa a posto”: una minaccia fatta in videochiamata dai due estorsori al capo cantiere ,tramite uno smartphone consegnato da un ragazzo minorenne, giunto in scooter. Solo dopo si scoprirà che uno di criminali era collegato dal carcere di Palermo e l’altro dal penitenziario di Agrigento. È l’estorsione subita dai dipendenti della Cosedil, ditta che fa capo ad Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia.

Teatro dell’episodio il cantiere del risanamento di Fondo Fucile, in via Socrate a Messina, finanziato con risorse del Pnrr. A sventare il tentativo di estorsione, come ha ricostruito la Gazzetta del Sud, sono stati i carabinieri che erano stati avvertiti dall’imprenditore subito dopo che il capo cantiere aveva ricevuto la visita di un emissario del racket, il quale gli aveva preannunciato che qualche ora dopo qualcuno gli avrebbe parlato al telefono. La Procura di Messina ha iscritto nel registro degli indagati tre persone.

La telefonata di Schifani

Il presidente della Regione siciliana Renato Schifani ha telefonato a Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia, esprimendo la propria vicinanza personale e quella del governo regionale dopo il grave episodio intimidatorio subito dalla sua azienda. Schifani ha sottolineato il valore della denuncia, definendola “un gesto di responsabilità civile e di fiducia nelle istituzioni”.

“La Sicilia che vogliamo costruire – dice il governatore – è una terra in cui lo Stato è presente e più forte di ogni tentativo di sopraffazione criminale”. Il presidente ha inoltre richiamato l’importanza di mantenere alta la vigilanza, soprattutto nei grandi cantieri e negli interventi finanziati con risorse pubbliche. “Alle imprese che scelgono la legalità – conclude – va il sostegno pieno e concreto delle istituzioni: nessuno deve sentirsi solo di fronte alla criminalità organizzata”.

La nota di Galvagno

“Quella di Gaetano Vecchio e della sua famiglia è la storia nobile della Sicilia migliore. Quella che anche quando era difficile andare controcorrente ha saputo infrangere un muro di omertà denunciando e dimostrando così che lo Stato c’è e tutela chi combatte per una Nazione migliore, per una Sicilia diversa che esiste. Ho rappresentato personalmente a Gaetano questo sentimento assieme alla mia vicinanza e solidarietà per questa nuova intimidazione che, come in passato, non ha incrinato la sua coriacea moralità ed integrità. A lui, alla sua famiglia e alle persone che gli stanno accanto rinnovo la mia più sincera amicizia”. Lo afferma il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno

Il sindaco Basile riceve Vecchio al Comune

Stamani il sindaco di Messina, Federico Basile, e lo stesso Vecchio ricevuto in municipio, lanciano un appello: non lasciarsi condizionare dalle intimidazioni e confidare nello Stato.  “I protocolli di legalità messi in campo – ha detto il presidente di Confindustria Sicilia – hanno dimostrato di funzionare, che lo Stato è più forte. Questa risposta rapida e concreta è il segnale più forte che si potesse dare”.

E il sindaco ha aggiunto: “Chi sceglie di denunciare non resta solo. Siamo assolutamente vicini alle imprese che operano nella nostra città, a quelle che lavorano per conto del Comune di Messina e che stanno portando avanti i numerosi interventi finanziati, anche attraverso risorse Pnrr. I grandi investimenti pubblici, come nel caso del Fondo Fucile, possano purtroppo attirare l’interesse della criminalità. Il Comune stigmatizza ogni azione malavitosa e criminale e sarà sempre dalla parte della giustizia e della legalità”.

La solidarietà della Lega

“La lotta al racket e la denuncia di chi subisce l’estorsione sono elementi imprescindibili per assicurare alla giustizia criminali che con spregiudicatezza pensano di lucrare sull’economia sana attraverso richieste di denaro. Esprimo tutta la mia solidarietà all’amministratore delegato di Cosedil Gaetano Vecchio che ha saputo mostrare la schiena dritta davanti alla richiesta del pizzo”. Lo dice Nino Germanà, senatore e segretario della Lega in Sicilia.

“La sua azienda sta facendo un lavoro prezioso per il risanamento di Fondo Fucile a Messina, uno dei quartieri simbolo della rigenerazione cittadina legata al programma Pinqua – aggiunge -. Un apprezzamento va ai militari dell’Arma dei carabinieri che hanno agito con solerzia individuando i responsabili del tentativo estorsivo. La Lega siciliana è a fianco delle imprese sane che creano lavoro e sviluppo, contribuendo alla crescita economica della nostra regione, senza cedere mai al malaffare ed alle richieste estorsive della criminalità organizzata e mafiosa”. 

La solidarietà di Ance Sicilia e Ance Palermo

L’Ance Sicilia esprime solidarietà a Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia, componente dell’Assemblea di Ance Sicilia e tesoriere  di Ance Catania, e piena ammirazione per il coraggio con cui, ancora una volta, ha reagito all’aggressione degli estortori.

“Sono gravi e preoccupano – dichiara Salvo Russo, presidente di Ance Sicilia – le modalità arroganti e aggressive di questa tentata estorsione e soprattutto il fatto che si sia voluto colpire direttamente e con innaturale  disinvoltura, al limite dell’incoscienza, non un imprenditore qualsiasi, ma uno dei principali simboli attuale dell’antiracket, avendo ricevuto il testimone dal padre Andrea che nel 2007, resistendo agli attentati multipli e denunciando, provocò la svolta antimafia di tutta Confindustria siciliana e nazionale”.

Salvo Russo, quindi, deduce che “per la sua storia, per ciò che ha continuato a fare denunciando ogni qualsiasi attacco e per ciò che, di conseguenza, rappresenta, era impensabile che proprio ora Gaetano Vecchio potesse piegarsi a vigliacchi, prepotenti o balordi. Ed è proprio per questo che l’episodio non va sottovalutato”.

“Quindi – conclude il presidente di Ance Sicilia – , come ha dimostrato ancora una volta Vecchio, non c’è alternativa: l’unica difesa è seguire il suo esempio, resistere, avere fiducia nelle forze dell’ordine e nelle
istituzioni, denunciare. Infatti, la mafia fa breccia dove trova paura e debolezza e chi si piega diventa per sempre schiavo,  consegna le chiavi dell’impresa ai delinquenti, tanto vale chiuderla subito. Dove, invece,
tocca duro, la mafia si ritira. Ecco che tutti insieme dobbiamo fare muro”.

“Esprimiamo tutta la nostra solidarietà al presidente di Confindustria Sicilia Gaetano Vecchio, vittima di una gravissima tentata estorsione nei giorni scorsi”. Ad affermarlo è il presidente di Ance Palermo Giuseppe Puccio. 

“Fatti come questi, che colpiscono anche chi, con la sua impresa, è diventato negli anni un simbolo della denunzia al racket – continua Puccio – ci dicono che purtroppo non si può mai abbassare la guardia e non c’è altra strada per gli imprenditori se non quella della denunzia seguita da Vecchio. A lui e alla sua impresa va tutto il nostro sostegno”. 


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