Il cancro, la chemio: il pizzino che ha incastrato Messina Denaro

Il cancro, la chemio: il pizzino che ha incastrato Messina Denaro

Il diario clinico scritto dalla sorella e trovato dentro la gamba di una sedia

PALERMO – Il diario clinico di Matteo Messina Denaro era nascosto in casa della sorella Rosalia, arrestata oggi. Un pizzino arrotolato e infilato dentro la gamba di una sedia in alluminio. Credeva che lì, in caso di controllo, non lo avrebbero scovato. Si sbagliava.

I carabinieri del Ros, entrati nell’appartamento di via Mario Alberto, a Castelvetrano, per piazzare delle microspie hanno guardato nel posto giusto. Hanno fotografato il pizzino (qui tutti i biglietti in mano agli investigatori) e lo hanno rimesso nella sedia per non destare sospetti.

Una volta tornati alla base operativa del Raggruppamento operativo speciale, il bunker allestito all’aeroporto di Boccadifalco a Palermo, hanno scoperto di essere entrati in possesso delle informazioni chiave sul latitante.

Innanzitutto che era affetto da “Adenocarc (adenocarcinoma ndr)”. Che il “9 novembre 2020” Messina Denaro era stato “ric” e il “13 novembre op” (sono il ricovero e l’intervento eseguito all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo ndr).

Si è scoperto che “il 4 maggio 2021” il latitante è stato operato al “feg” (è il secondo intervento eseguito alla clinica La Maddalena di Palermo”. Poi la ricaduta con il tumore e la speranza: “… se si riduce ancora abbassano la chem (chemioterapia ndr)”.

Accedendo, in maniera riservata, alla banca dati del ministero della Salute le attenzioni si sono concentrate su Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al padrino. Bonafede non è malato di tumore e nei giorni in cui risultava ricoverato a Palermo in realtà il suo telefonino ha agganciato una cella nel Comune di Campobello di Mazara. E si è arrivati così al blitz del 16 gennaio scorso e all’arresto di Messina Denaro dopo 30 anni di latitanza.

Altro dettaglio. È certo che il biglietto sia opera di Rosalia Messina Denaro. Gli appunti sono scritti sulla ricevuta di un pagamento postale di 206 euro, eseguito dalla donna il 6 maggio in favore dell’Agenzia delle Entrate.

Alle 13:04 di quel giorno la sorella del boss, già allora intercettata, riferiva alla figlia Lorenza Guttadauro, nipote e avvocato di Matteo Messina Denaro, di essere stata alla posta per effettuare un “vaglia a Francesco”, verosimilmente l’altro figlio detenuto per mafia.


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