"Un cenno e scateno l'esercito"| Così parlò Messina Denaro - Live Sicilia

“Un cenno e scateno l’esercito”| Così parlò Messina Denaro

Da sinistra Vincenzo D'Aguanno, Matteo Messina Denaro e Nicolò Sfraga

I racconti di un capo decina che sostiene di avere incontrato il latitante. FOTO NOMI VIDEO

LE INTERCETTAZIONI
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PALERMO – La decina mafiosa di Petrosino-Strasatti era in fibrillazione. Due fazioni si contendevano il potere e i soldi. Quella di Nicolò Sfraga si giocò la carta vincente per zittire i riottosi guidati da Vincenzo D’Aguanno pronti a contestare la leadership di Vito Vincenzo Rallo, capomafia di Marsala.

Il padrino latitante, indaffarato a diventare un fantasma per non farsi catturare, talmente silente da fare imbufalire i suoi uomini più fidati che si preoccupa di una bega, seppure delicata, di paese. Il quadro appare improbabile agli stessi investigatori. Le cimici piazzate dai carabinieri del Ros e dl comando provinciale di Trapani, però, hanno registrato le esternazioni di Sfraga secondo cui, i dissidi avevano suscitato l’ira di Matteo Messina Denaro.

Non lo chiamava per nome e cognome. “Chiddu d’addabbanna”, diceva Sfraga, aveva ordinato di mettere a tacere le polemiche. Altrimenti sarebbe scattata la punizione. L’esercito di Messina Denaro aspettava solo un un cenno dal capo.

Ecco la conversazione integrale in mano agli inquirenti in cui Sfraga avvertiva D’Aguanno del pericolo che stava correndo: “Lo sanno pure quelli di Partinico. Lo sanno tutti che qua c’è stato… tutte queste chiacchiere… ci sono state tutte queste discussioni… con Michele (Michele Lombardo, ndr)…ehee con te… con altri… discussioni… poi queste chiacchiere… questi malumori… qualche parola da qualcheduno che c’ha messo il suo…”.

Messina Denaro era in Sicilia: “… io ti dico una cosa… perché lì va a finire… scusa… lì va a finire… perché… l’altra volta è successo che c’è… chiddu d’addabbanna… che si trova in zona… che ti dico… era nero come… come quella borsa di là. E questo… appena… ma io te lo dico perché… io… io ho avuto modo… di conoscerlo… qualche paio di volte… e di starci a parlare… e di gente vicino che stanno con lui… appena… gli girano… ma no di questa situazione… di tante situazioni… perché a quest’ora è come una… lo sai quando una cosa pronta? Dice… se quando tu gonfi una cosa… una ruota… e dici…”.

Sfraga, dunque, sosteneva di avere incontrato Matteo Messina Denaro. Nel 2015 e non lontano da casa. D’Aguanno chiedeva informazioni e il suo interlocutore aggiungeva ulteriori particolari: “…a momenti scoppia… a momenti… e tu magari ti guardi perché sai che a momenti scoppia… e te ne dico un’altra… Enzo mio… che lì c’è un esercito… un esercito… cosa c’è di dietro tu neanche ne hai l’idea… perché lì… a tutti questi… appena dice… qua… – facciamo un fosso e riempiamolo – a due secondi lo riempie. A due secondi. No un giorno? Due secondi. Perché c’è un esercito intero. Un esercito…e questo è pronto per scoppiare”.

Un esercito che però non aveva ricevuto l’ordine dal capo, guardingo com’era nei giorni in cui arrestavano i nipoti Francesco Guttadauro e Girolamo Bellomo e la sorella Patrizia Messina Denaro: “È pronto per scoppiare… e se non ci fosse stata questa occasione di questi suoi nipoti e sua sorella… se non ci fosse stata questa cosa… a quest’ora sarebbe scoppiato. E tiene ancora questa valvola… perché c’è questa situazione fino all’ultimo… perché l’altro giorno… ma stai tranquillo che scoppierà…”.


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