PALERMO – Sono sette anni che Filippo Guttadauro vive in carcere da internato al 41 bis pur avendo finito di scontare la condanna. E se le porte del carcere si aprissero “grazie” alla morte del cognato, Matteo Messina Denaro? Tecnicamente è possibile. Se avvenisse bisognerebbe rivalutare gli equilibri mafiosi su cui si concentrano gli investigatori. I Messina Denaro sono un clan, che ieri è tornato a riunirsi e a mostrarsi alla luce del sole nel cimitero di famiglia.
Socialmente pericoloso
Guttadauro è ritenuto socialmente pericoloso e per questo gli è stata applicata una ulteriore misura di sicurezza. È internato presso la “casa lavoro” nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo. Il giudizio di pericolosità del marito di Rosalia, una delle sorelle del padrino morto, è stato confermato nei mesi scorsi. Avviene così da anni, di proroga in proroga. In gergo carcerario viene definito “ergastolo bianco”.
Uno dei motivi del suo status, il principale, è stata la latitanza del cognato per conto del quale aveva gestito il potere mafioso a Castelvetrano fino al giorno del suo arresto nel 2006. Era il “portavoce” del latitante. A lui spettava anche il compito di mantenere i collegamenti tra il capomafia trapanese e Bernardo Provenzano. Ma si occupava anche della corrispondenza fra Messina Denaro e Maria Mesi, la donna che giurò amore eterno al latitante.
Era il numero 121
Provenzano gli aveva assegnato il numero 121 per coprirne l’identità nella mole di lettere e pizzini trovata a Montagna dei Cavalli, ultimo covo del corleonese. Nel 2016 Filippo Guttadauro, fratello del boss di Brancaccio Giuseppe, il dottore, poteva tornare libero per fine pena. Non è andata così per la presenza ingombrante del cognato. Da sette anni resta in carcere anche se potrebbe uscire. Una rassegnazione che la dice lunga sulla compattezza mafiosa dei Messina Denaro che sono rimasti in silenzio nonostante i continui arresti. Nessuna apertura, nessuna collaborazione, solo silenzio.
La morte del cognato
Ora Messina Denaro non c’è più. Toccherà alla figlia di Guttadauro, Lorenza, tornare ad occuparsi del padre. Magari chiedendo una nuova valutazione della condizione del padre alla luce della morte dello zio. Lavoro su lavoro per Lorenza Guttadauro che deve occuparsi delle sorti giudiziarie del padre, della madre Rosalia, del fratello Francesco ed ha anche assistito il marito Girolamo Bellomo. Tutti in carcere per mafia. Gli investigatori guardano agli scarcerati per studiare cosa potrebbe succedere dopo la morte di Messina Denaro. Ieri al funerale c’erano il fratello Salvatore e il cognato Vincenzo Panicola (marito di Patrizia, pure lei detenuta e fra non molto di nuovo libera). L’eventuale scarcerazione di Filippo Guttadauro imporrebbe una nuova analisi sugli equilibri di potere. Nel frattempo si lavora per decifrare le identità celate con dei soprannomi nella posta del boss morto lunedì. Almeno due sono donne, “fragolina” e “ciliegia”, depositarie di istruzioni e segreti di famiglia.
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