Messineo: "Sul fronte droga| ritorno in grande stile dei boss" - Live Sicilia

Messineo: “Sul fronte droga| ritorno in grande stile dei boss”

Per Messineo, il narcotraffico ad opera di mafiosi siciliani “è un fenomeno in crescita almeno da un anno e mezzo-due, parallelamente alla battuta d’arresto che le cosche hanno subito nella pratica delle estorsioni”.

il procuratore di Palermo
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PALERMO – “C’è una ripresa in grande stile del protagonismo della mafia, sul fronte della droga”. Così Francesco Messineo, procuratore di Palermo, in occasione del lancio del progetto Ifo (Illegal flow observation), promosso dalla fondazione Rocco Chinnici assieme alle università di Palermo e Salamanca, il più antico ateneo di Spagna. Per Messineo, il narcotraffico ad opera di mafiosi siciliani “è un fenomeno in crescita almeno da un anno e mezzo-due, parallelamente alla battuta d’arresto che le cosche hanno subito nella pratica delle estorsioni”.

“Un dato che è il punto di partenza del nostro progetto”, dice Giovanni Chinnici, coordinatore del comitato di studi della fondazione intitolata al padre. Lo slogan del progetto è appunto “No drugs”, stop alle droghe. E l’obiettivo è migliorare le “attività di contrasto alla criminalità transfrontaliera legata al traffico di stupefacenti”. Ifo consiste in nove moduli di formazione specialistica riservati a magistrati, esponenti delle forze dell’ordine, investigatori e rappresentanti di Ong e associazioni europee istituzionalmente impegnati nella lotta al narcotraffico. Ci si potrà iscrivere a partire dall’1 e per tutto il mese di ottobre, presso la fondazione Chinnici (www.fondazionechinnici.it/progettoifo +39 0924 922021). Le attività corsuali inizieranno a novembre e proseguiranno tra Italia e Spagna per un totale di 40 ore. “La nostra è l’antimafia della formazione – sottolinea Chinnici – contro la minacciosa recrudescenza del fenomeno droga”.

“Negli ultimi decenni – spiega Messineo – la mafia sembrava essersi ritirata dalla prima linea del narcotraffico. Ora, sempre più spesso, le indagini per il 416 bis che conduciamo, ci portano a soggetti anche di buon livello nella gerarchia mafiosa, coinvolti in prima persona nel commercio illegale di cocaina, hashish, droghe sintetiche e farmacologiche”.

Evidentemente, rileva, “il vecchio pizzo porta a porta conviene sempre meno”. La droga promette invece “guadagni ingentissimi e rischi, per così dire, distribuiti”. È anche per questo che Ifo si avvarrà di una piattaforma e-learning per l’addestramento a distanza degli operatori professionali della giustizia dei 27 paesi Ue. Saranno esaminati gli aspetti tecnici e giuridici del traffico internazionale di stupefacenti, quelli relativi alla sicurezza urbana, alle tecniche innovative d’investigazione, all’ingegneria finanziaria legata al riciclaggio di capitali sporchi. Ancora, il tema dei collaboratori, quello della validità delle prove e della cooperazione tra forze di polizia e magistratura dei diversi paesi dell’Unione. E saranno analizzate anche “le principali organizzazioni criminali impegnate nel traffico di stupefacenti e le loro ramificazioni internazionali”.

Quanto al mercato delle droghe, è uno dei principali canali di finanziamento delle mafie, scrive la fondazione Chinnici che a “I costi dell’illegalità” ha dedicato uno studio condotto in questi anni in Sicilia, Campania e Liguria. La sola mafia siciliana negli anni Ottanta, quelli nei quali il giudice Chinnici la combatté da consigliere istruttore a Palermo, era arrivata a gestire il 30% circa del traffico mondiale di eroina. In anni recenti la quota è scesa, parallelamente all’emergere di nuovi business nello scacchiere criminale internazionale.

Oggi, secondo il Consiglio italiano delle scienze, il solo mercato nazionale della droga fattura, per così dire, ben 24 miliardi di euro, tanto quanto una legge finanziaria. Inoltre, stando al Dpa (Dipartimento governativo per le politiche antidroga), in Italia quasi uno studente tra 15 e 19 anni, su 50, ha sperimentato “almeno una volta” anfetamine, ecstasy e droghe sintetiche. Insomma, “il fenomeno è allarmante”, denuncia la fondazione Chinnici. Tanto che il ministero dell’Interno ha riconosciuto qualche tempo fa che servono “nuove metodologie e strumenti di controllo” anche perché “gran parte degli ordinativi viaggia sulla rete internet e riguarda droghe sintetiche”.


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