PALERMO – Di mattina Angelo D’Anna e un ragazzo di 17 anni fecero il sopralluogo. Giusto il tempo necessario per guardare le serrature della gioielleria. Sembravano due clienti come tanti, incuriositi dal luccichio delle vetrine. Alle 21:12 D’Anna, stavolta in compagnia di Calogero Alaimo, erano di nuovo davanti al negozio. Trentatré minuti dopo la mezzanotte Alaimo tornò sul posto “armato” di flex per tagliare il catenaccio. Infine alle 3:50 si appostò per vigilare su coloro che razziarono oro e preziosi.
Era il 26 febbraio scorso, in via Serradifalco. Una scena che si sarebbe ripetuta per un altra dozzina di volti nei mesi successivi in altrettante attività commerciali nelle vie Cuba, Serradifalco, Terrasanta, Ausonia, Roma, Marchese di Roccaforte, corso Calatafimi e piazza Noce. Non solo gioiellerie, ma anche profumerie, agenzie di scommesse e negozi di telefonini.
D’Angelo è considerato il capo della banda arrestata dai poliziotti della squadra mobile. Le indagini della Procura di Palermo sono partite dal colpo di febbraio in via Serradifalco. Nelle immagini sono rimasti immortalati i volti dei ladri giunti a bordo di una Fiat 500 e di una Smart. Uno di loro era lo stesso che aveva compiuto il sopralluogo. Da qui l’attivazione delle intercettazioni e l’ascolto degli assalti in diretta.
Attivavano una teleconferenza affinché il capo seguisse passo dopo passo le operazioni (“aspetta… devo prendere il giravite, la chiavuzza… mi sto entrando anche il sacco”) e le vedette avvisassero in caso di arrivo della polizia (“è un’autoambulanza, niente… aspetta fermati sta girando una macchina”).
I poliziotti guidati dal capo della mobile Rodolfo Ruperti registravano tutto, compresi i rumori di sottofondo del flex o dei colpi di mazza per spaccare le vetrine. Una volta messo a segno il colpo i banditi si dileguavano. A volte si rintanavano in un B&B nella zona di piazzale Ungheria, coperti da mogli e fidanzate: “Due santi ci sono davanti al portone”.
Ad un certo punto si erano stancati di colpi poco redditizi. E decisero di fare il salto di qualità. Nei nastri magnetici è rimasta registrata la voce di uno dei minorenni – C.T. sono le sue iniziali – fra i più intraprendenti. Ad Alaimo diceva: “… ci dobbiamo mettere a fare cose buone… basta con i 200 euro e i 100 euro… ci mettiamo 1000 euro, 2000 euro ciascuno in tasca”.
Una volta Domenico Safina e Girolamo Filippone si imbatterono negli uomini delle pulizie. Li avevano visti in volto. Il messaggio fu chiaro: “Non chiamate nessuno… le facce vostre non me le dimentico, vi rompo il piede di porco sulle vostre teste”.