Micari e il "boicottaggio" Dem |A Catania veleni e sedie vuote - Live Sicilia

Micari e il “boicottaggio” Dem |A Catania veleni e sedie vuote

Ecco cosa sta accadendo tra i big del Pd etneo.

CATANIA – Dietro il flop di Fabrizio Micari al centro congressi Ciminiere c’è un intreccio di veleni e tensioni che strangola, da mesi, il centrosinistra a Catania e un vero e proprio boicottaggio iniziato due giorni prima dell’incontro, quando si è fatto avanti, come organizzatore, il sindaco di Catania Enzo Bianco.

Panoramica della sala delle Ciminiere durante il boicottaggio Dem dell'esordio di Micari

CASO CATANIA – A Catania le vicende politiche Dem si sono incrociate anche con storie di alleanze, patti e persino appalti.  Tra l’abbuffata di incarichi di sottogoverno, il potere degli enti di formazione professionale, il risiko nel passato dei posti all’aeroporto e le manovre di palazzo della Regione crocettiana, sembra essersi scollato il rapporto tra partito e base. Il risultato è che i militanti storici, quelli che partecipavano alle manifestazioni senza bisogno di “chiamata”, non ci sono più.

VELENI – Perché i big del Pd etneo hanno parlato davanti a una sala vuota? La lotta è fratricida. E riguarda anche la spartizione delle poltrone regionali e nazionali. Al primo posto ci sono i seggi del listino di Micari, cioè i posti sicuri da deputato regionale, che servono per equilibrare il rapporto tra possibili trombati nelle liste ed effettivi candidati alle future politiche. In mezzo ci sono anche le comunali etnee che vedono, al momento, Enzo Bianco come candidato ufficiale e molti altri pretendenti, almeno uno per ogni corrente.

CORRENTI – Sull’onda del successo delle Europee, una parte del centrodestra catanese è entrata nel Pd. Si tratta di chi, già nel 2012, sosteneva Rosario Crocetta. Il senatore Domenico Sudano ha benedetto il passaggio di Articolo 4 tra i democratici catanesi, la sala delle Ciminiere era stracolma, anche nel piano superiore non c’erano posti: circa duemila partecipanti per 700 poltrone. Nei mesi successivi, però, il blocco di Articolo 4 non si è amalgamato con la componente storica del partito e ha dato vita a una corrente che, forte dei numerosi uomini in consiglio comunale, ha ottenuto, negli anni, la gestione di importanti sottogoverni. Altra corrente è quella che fa riferimento alla Cgil, da sempre asso nella manica del Pd, a chiudere l’elenco ci sono gli uomini di Anthony Barbagallo (AreaDem), assessore regionale al Turismo, i crocettiani e gli alleati esterni al Pd di Nicola D’Agostino. Ogni corrente, eccetto i crocettiani, ha un esponente che è in corsa per le regionali nel Pd: a sfidarsi sono Luca Sammartino, grande mattatore di preferenze che ha siglato un patto di ferro con Valeria Sudano, deputato regionale, Angelo Villari, ex segretario della Cgil (l’uscente Concetta Raia, dell’area, non si ricandida) e Anthony Barbagallo. I seggi in ballo sono verosimilmente due, ma i concorrenti tre, cosa andrà a chi resterà fuori dall’Assemblea regionale siciliana? Il braccio di ferro politico si è a dir poco esasperato. “Micari chi sceglie nel listino?”. “Chi sarà assessore di Micari? Il più votato o il trombato?”. “Se sarò trombato diventerò deputato nazionale?”. Difficile credere che qualche risposta arriverà dal già rinviato congresso provinciale, la partita è troppo grossa e in ballo ci sono troppe poltrone alle quali i pochi pretendenti non sono pronti a rinunciare. Senza le risposte a queste domande la tensione nel Pd è salita al punto che nessuno dei colonnelli è stato disposto a riempire la platea del candidato presidente con i “suoi” uomini. E a poco serve il fatto che dopo il nostro primo servizio sulle sedie vuote del Pd, alcuni colonnelli democratici hanno fatto sapere che sarà presto organizzata una manifestazione apparentemente unitaria.

SEDIE VUOTE – A complicare ogni cosa c’è il ticket tra Giovanni La Via, europarlamentare storicamente vicino al senatore Pino Firrarello e Fabrizio Micari. Firrarello, grande amico di Enzo Bianco e storico alleato di Silvio Berlusconi, era in prima fila alle Ciminiere, stesso posto in cui, per uno scherzo del destino, 5 anni prima insieme ad Angelino Alfano aveva benedetto la candidatura di Nello Musumeci.

Ma allora come è stato possibile che candidati accreditati di 15mila preferenze ciascuno non abbiano coperto i 700 posti necessari? Semplicissimo, i colonnelli del Pd, secondo quanto risulta a Livesicilia – oltre alle questioni tra le correnti, volevano evitare l’effetto “Bianco”. I capicorrente non accettavano che il sindaco di Catania, forte dell’alleanza con Firrarello e La Via, parlasse a una platea “non sua”, come è avvenuto – dicono a mezza bocca i colonnelli del Pd – più volte con Matteo Renzi.

E allora quando il sindaco si è fatto avanti con l’organizzazione dell’evento alle Ciminiere, anche attraverso il suo braccio destro Francesco Marano, ex consigliere comunale del Pd e vicesegretario regionale del Pd, è scattato il boicottaggio. Niente bus di Luca Sammartino pieni di sostenitori, niente amministratori amanti delle sagre e del turismo vicini a Anthony Barbagallo, pochi i sindacalisti fedeli a Villari e Raia. Risultato? I militanti mobilitati da Pino Firrarello, ovvero fedelissimi sostenitori dell’ex “quercia” del centrodestra, dopo essere tornati, a cinque anni di distanza, nello stesso posto in cui avevano applaudito Nello Musumeci, semplicemente si sono annoiati, e sono andati via. Insieme a loro, anche qualcuno della pattuglia di La Via.

LA CORAZZATA – Un gioco al massacro nel quale, anche in caso di vittoria di Micari, ci saranno più vinti che vincitori. Quello che manca, sino a questo momento, al Rettore di Palermo, è la capacità di sintesi tra spartizione cuffarolombardiana e capacità democratico cristiana di gestire le correnti. Quello che resta è il simulacro di un partito in corsa per le regionali ma pronto a lottare per ogni cosa, dalle comunali alle politiche.

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