Prove di pace tra le contraddizioni | Ma un centrodestra ancora non c'è - Live Sicilia

Prove di pace tra le contraddizioni | Ma un centrodestra ancora non c’è

Confronto a Catania tra i big. Ma la coalizione è divisa dall'idea di “centro” e persino da Parisi.

Grandi manovre
di
4 min di lettura

PALERMO – Gianfranco Micciché fa l’ottimista: “Il centrodestra in Sicilia esiste”. Ma ammette: “Certo, c’è da lavorare”. E in effetti, se quell’area politica esiste davvero, come dice il coordinatore regionale di Forza Italia, è ancora poco più di un progetto sulla carta. Dove i conti non tornano del tutto. Troppe, ancora, le questioni sospese e troppe le schegge di quella che fu una macchina da voti, da mettere insieme. “Ma ce la possiamo fare”, insiste Micciché nella convention catanese di “Movitalia” che si è chiusa ieri a Catania. Ombelico del mondo politico siciliano, in quelle ore, vista la parallela manifestazione dei “moderati di Casini”, al fianco dei leader regionali del Pd.

Ma il centrodestra esiste, è il mantra non solo di Micciché. Ma anche delle cosiddetta “anime” che però fanno fatica a trovare una quadra su alcune questioni fondamentali: più centro o più destra? Investiture dal basso o unti dall’alto? Riabbracciare questo o quel figliuol prodigo o chiudere le porte? E ancora, Parisi è una risorsa o una minaccia, anche qui in Sicilia?

Insomma, tutti nodi da sciogliere, così che oggi Micciché deve mettere nel piatto una dose abbondante di ottimismo per dire che quel centrodestra esiste. E che non sia invece, al momento, un’area piuttosto vasta e liquida di tanti “centridestra”, plasticamente rappresentati sul palco di Catania.

Sfumature, pezzi che si dividono anche su altre vicende. A cominciare dal referendum costituzionale. Il “no” di Forza Italia, i comitati anti-riforma messi su da DiventeràBellissima, si scontrano ad esempio col “sì” annunciato già dai “cuffariani” di Saverio Romano (sebbene proprio Cuffaro a Livesicilia ha rivelato di essere per il “no”). Una prima contraddizione che il coordinatore azzurro, impegnato nel lavoro di “pontiere” (“Ma nessuno mi ha detto che faccio l’ingegnere”, si schermisce, “qui si lavora tutti insieme”), salta a pie’ pari con una battuta: “Quelli di Romano e Verdini hanno fatto un casino proprio per sostenere le riforme di Renzi dopo il fallimento del Nazareno, e adesso dovrebbero votare ‘no’?”. No, ci mancherebbe.

Il problema è che il “casino” richiamato da Micciché, torna anche in altri interventi. Applauditi, tra l’altro, da una platea soprattutto giovane: “Sia chiaro – ha detto Nello Musumeci – il centrodestra non è un bordello dal quale si entra e si esce a piacimento. Chi vuole lavorare a questo progetto in Sicilia deve decidere ora di lasciare Crocetta”. Hanno fatto giusto in tempo, quindi, secondo il presidente della Commissione antimafia all’Ars, Renato Schifani e gli esponenti Udc che fanno capo a Cesa, rappresentati ieri da Ester Bonafede che ha fatto parte, a dire il vero, del governo Crocetta. “Ma il passato è andato in prescrizione”, ha puntualizzato Micciché, mentre lo stesso Musumeci ha parlato di “storia chiusa” quella relativa all’ultima campagna elettorale, dove la candidatura di Micciché contribuì a dividere l’elettorato di centrodestra favorendo la vittoria di Crocetta. Una vicenda archiviata anche per l’inedita ammissione dello stesso Micciché, ieri sul palco di Catania: “Ho sbagliato a candidarmi, non lo rifarei”.

Lo sforzo quindi è in quella direzione: mettere alle spalle il passato e provare a presentarsi come una coalizione allo stesso tempo antica e nuova. “Ma la novità – ha ammonito Musumeci – è una categoria dell’abbigliamento, non della politica. Semmai, dobbiamo abbandonare i soliti discorsi, la convinzione che si vinca grazie alla somma delle correnti o dei partiti, dobbiamo aprirci alla gente”.

Facile a dirsi. Ma intanto Musumeci che continua a chiedere al più presto di “individuare i criteri per la scelta del candidato alla Regione, è già tardi”, organizzerà il 29 ottobre proprio a Palermo una convention che, filtra dalle prime indiscrezioni, vedrà come protagonisti personaggi finora lontani dal tradizionale mondo del centrodestra.

Prima di quello, però, ci sarà un altro appuntamento importante. Che andrà a toccare uno dei tasti dolenti del centrodestra non solo siciliano. L’avvento, cioè, di Stefano Parisi sull’area politica moderata. Una presenza che, era evidente anche sul palco di Catania, è ancora vista come quella di un corpo estraneo. Di un “nuovo arrivato” che rischia di raccogliere i frutti di un lavoro compiuto per anni tra minoranze e trincee politiche. “Se Parisi – ha precisato però Micciché – è in grado di dare una mano nella crescita dei nostri consensi, allora sarà il benvenuto”. E in effetti, lo ha già invitato, alla manifestazione “Forza Italia, Energia per la Sicilia” (un titolo che in qualche modo strizza l’occhio allo stesso Parisi) che si terrà venerdì prossima alle ex fabbriche Sandron, le stesse che hanno ospitato la “Leopolda Sicula” di Davide Faraone. E l’impressione è proprio quella: che la Sicilia dove si voterà tra un anno, sarà decisiva per gli equilibri della politica nazionale. Tra un anno, la battaglia per la Regione sarà un test per le speranze di tutti: del centrodestra che ancora non c’è avviluppato nella sue contraddizioni, del centrosinistra che – causa referendum e minoranze – non si sa come sarà, e del Movimento cinque stelle che, stando così le cose, potrebbe trovarsi tra le mani la Sicilia. Cioè un’altra Roma.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI