Miccichè: "Se Meloni rompe il campo io mi devo organizzare" - Live Sicilia

Miccichè: “Se Meloni rompe il campo io mi devo organizzare”

Il leader siciliano di Forza Italia propone un metodo alla coalizione, ma studia un piano b.

PALERMO – Un fatto è certo. Con Gianfranco Miccichè non ci si annoia mai. Il coordinatore regionale di Forza Italia dopo avere smosso le acque del centrodestra siciliano spiega che cosa ha in mente per la corsa alla Regione e per la partita palermitana. Rinvia al mittente l’accusa di volere spaccare la coalizione.“Io ascolto Giorgia Meloni con grande interesse, sta tenendo vivo il dibattito politico in Italia. Si muove bene e la apprezzo come persona ma fa parte di un campo politico troppo lontano da me. Il mio campo è quello dei moderati”, spiega. “Non ci sono più destra e sinistra. Moderato vuol dire ritrovarsi non più su basi ideologiche ma etiche”, dice vestendo i panni dell’ideologo. Un modo per adattarsi a qualunque possibile capovolgimento di fronte. Il campo largo? Potrebbe essere una dura necessità ma dovrebbe comprendere anche la Lega. Su questo Miccichè tiene il punto e gongola citando l’intervista rilasciata da Dario Franceschini in giornata (“avremmo tutti da guadagnare da un avvicinamento della Lega al centro” ha detto il dem). Insomma i giochi non sono ancora fatti. 

Presidente, che cosa ha combinato? Da quando è stato proposto il suo nome sta accadendo di tutto.

Ci troviamo in un momento finalmente corretto, siamo ritornati un attimo alla politica: su Palermo ci sono Lagalla, Lentini, Varchi. Sulla Regione ci sono Musumeci, Miccichè e tra poco credo che ci sarà anche Minardo Quello che non potevo più sopportare e che siamo riusciti a scardinare è lo schema delle candidature obbligatorie. In politica non possono esserci candidature obbligatorie. Cinque anni fa Musumeci lo aveva già fatto, lasciando tutti abbastanza infastiditi perché di tutto si può discutere ma il metodo “o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra” non può funzionare.

Così facendo i partiti riassumono centralità. No?

Certo e devono riassumere centralità. Qualcuno sostiene che se mi candido mi assumo la responsabilità di fare perdere il centrodestra. Ma di che stiamo parlando? Il centrodestra se ha senso di responsabilità si siede attorno a un tavolo e decide qual è la candidatura migliore, quale ha più voti, quale è più utile.

Sono tante le variabili in campo. 

Sì. L’unica che non ci può essere è quella ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra. 

Quale metodo immagina per scegliere il candidato e quale perimetro. Il centrodestra esiste ancora o dopo il voto del Colle la fase è cambiata?

Per me il perimetro è quello del centrodestra, dopo di che però bisogna vedere che accade. Se Meloni propone Musumeci come candidato di Fratelli D’Italia è un conto, se invece dice mi candido comunque con Musumeci e il resto della coalizione vada a quel paese è un altro. È chiaro che se c’è la rottura così come è avvenuto sul governo Draghi la situazione cambia. Io spero che ciò non avvenga ma se avviene io mi devo preparare.

E se dovesse avvenire anche su Palermo. A che cosa sta pensando? So che ci sono interlocuzioni anche con il Pd. 

Per quanto riguarda il Pd consiglio la lettura dell’intervista rilasciata oggi da Franceschini. Credo che il futuro della politica non può che essere il raggruppamento dei moderati. Bisogna capire che tecnicamente moderati lo sono tutti. Se la Meloni si vuole staccare perché vuole rappresentare la destra è un conto, ma certamente la Lega no. La Lega non può non essere considerata tra i partiti che fanno un ragionamento. Il mio perimetro, ripeto, è il centrodestra. Se Meloni fa una scelta come quella di volere rappresentare la destra in Europa dopo la fine della Le Pen le cose cambiano.

E magari capitalizzare in termini di consenso l’opposizione a Draghi, no? Cresce come partito anche se poi non va al governo.

Sì è esattamente, questo è quello che sta avvenendo. Bisogna capire se questa cosa la vuole assolutamente formalizzare non andando con il resto del centrodestra oppure no. Io questo non lo posso sapere. Mi dicono che Meloni vorrebbe annunciare la candidatura di Musumeci, non avanzare la proposta (come ho fatto io).

Se arriva l’imposizione non ci state. Giusto?

Le regole sono che ognuno fa la propria proposta, ci si siede attorno a un tavolo e si decide. Se Varchi non è più una proposta ma una decisione è chiaro che anche a Palermo bisognerà trovare delle soluzioni alternative. Noi con il centrodestra vinceremmo ovunque In Sicilia. Ma se Musumeci impone la sua candidatura e Meloni non dico che rompe ma comunque assume una posizione di contrasto con il resto della coalizione ne dobbiamo tenere conto. Io sono una persona dinamica. Se il centrodestra non dovesse essere unito a quel punto dovremo essere nelle condizioni di potere interloquire con qualcun altro. 

Però il tempo stringe. Penso a Palermo.

Ripeto non dipende da me il campo largo. Non è una mia proposta quella del campo largo. Il campo di calcio è quello di 70 metri per 30, non so come si possa giocare in un campo largo. Mi interessa vincere le elezioni e governare bene le città.  Come a Palermo, se andiamo separati qualsiasi forza politica con il 30% non può governare bene: non c’è niente da fare. Le elezioni si devono vincere con un consenso largo, quando si vince con percentuali basse si è sempre governati malissimo. 

Potrebbe essere un pioniere, lo sa?

Io lo sono stato sempre.  


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