Migranti a Lampedusa, perse 2 fratelli: dimessa dal Poliambulatorio

Migranti a Lampedusa, perse 2 fratelli: dimessa dal Poliambulatorio

Nel naufragio del barchino sul quale viaggiavano la giovane è finita in acqua
I SOCCORSI
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LAMPEDUSA (AG) – Ha lasciato il Poliambulatorio ed è stata trasferita all’hotspot di contrada Imbriacola a Lampedusa la diciassettenne tunisina che, venerdì scorso, in acque Sar Maltesi, ha perso due fratelli di 7 e 27 anni. Nel naufragio del barchino sul quale viaggiavano la giovane è finita in acqua dove è rimasta per circa 4 ore, vedendo scomparire fra le onde i fratelli.

A prendersi cura di lei, oltre ai medici, suor Maria Ausilia, una salesiana che da tre anni opera a Lampedusa e che, assieme ad altre due monache, assiste i migranti che sono più in difficoltà. “Era un po’ più serena ed è stata dimessa – racconta suor Maria Ausilia -. E’ stata portata all’hotspot dove mi appresto ad andare per cercare di incontrarla”.

Dal momento dello sbarco in poi, la diciassettenne – di cui non è chiaro il nome – ha sempre visto accanto suor Maria Ausilia. Ed è per questo motivo, per cercare di continuare a portarle serenità, che la salesiana vuole incontrare all’hotspot, la ragazza. Le quattro donne, superstiti del naufragio, sono state assistite ieri e oggi da un’equipe di Medici senza frontiere. Otto i cadaveri, fra cui quelli di due donne, che dopo il doppio naufragio di venerdì, sono stati recuperati.

Tre suore a Lampedusa si prendono cura di chi sbarca

Vivono in un appartamento nel centro di Lampedusa e quotidianamente fanno la spola da molo Favarolo all’hotspot, passando anche per Poliambulatorio. Sono le tre suore che si prendono cura dei migranti, più in difficoltà degli altri, che sbarcano a Lampedusa. E’ da novembre 2019 che, sull’isola c’è il progetto “Fare ponte tra i lampedusani e gli immigrati” dell’Uisg (Unione internazionale superiore generali), nato dopo che papa Francesco, l’8 luglio 2013, fece il suo primo viaggio apostolico a Lampedusa. Il pontefice si accorse, allora, che in campo per assistere i migranti c’erano tutti, ma non le suore.

Oltre a suor Maria Ausilia e a suor Ines, c’è anche suor Paola, originaria di Vercelli, abile falegname, che ha realizzato sedili e bancali, collocati su molo Favarolo, per far sedere i migranti subito dopo lo sbarco. “Suor Paola – racconta suor Maria Ausilia che è originaria di Cammarata – faceva già questi lavori quando era in Argentina. Per dare dignità alle persone che sbarcano e sono stremate, non facendole sedere per terra, ha costruito bancali e sedili e, adesso, sta facendo anche dei sediolini per i più piccoli”.


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