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Milano asso pigliatutto | Lasciateci qualche briciola

Bella notizia le Olimpiadi. Dopo l'Expo. La lezione della Spagna che l'Italia non ha voluto imparare

Il commento
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Milano e Cortina ospiteranno le Olimpiadi invernali del 2026. Auguri e complimenti vivissimi. È una buona notizia per l’Italia? Sì. È una buona notizia per il Nord? Certamente sì. Milano, come hanno fatto puntualmente osservare commentatori nazionali, stacca ancora di più Roma e dopo avere incassato l’Expo 2015, conquista un altro grande evento che porterà alla capitale del Nord impianti, investimenti, turismo, visibilità e prestigio. Chapeau.

Ancora Milano, dunque. L’Italia in vetrina sta lì, in Lombardia. E il resto? Il resto guarda in tv e applaude, dimenticato. Soprattutto il Mezzogiorno. Si dirà: e che volevi fare le Olimpiadi invernali a Sorrento o a Capo d’Orlando? Certo che no. Ma resta il fatto che queste lande dimenticate a sud di Roma rimangono sistematicamente escluse da qualsiasi idea di grande evento. Tanto che la passerella di due giorni dei Grandi del mondo a Taormina ai tempi di Matteo Renzi apparve quasi un episodio miracoloso: ohibò, ci siamo anche noi.

Prima di sorbirci lo sberleffo e l’etichetta di meridionali piagnoni, proviamo per un attimo a mettere il naso fuori da casa nostra. Guardiamo a un Paese che ha più di un’assonanza con il nostro. Nel giro di venti e rotti anni, tra i Novanta e il decennio scorso, la Spagna ha ospitato una serie di grandi eventi. Nel 1992 l’Expo nella capitale andalusa, Siviglia, che è praticamente la Palermo iberica (quante affinità per storia, cultura e dimensioni, manca solo il mare). Nel 2008 ancora l’Expo. Se lo pappa Madrid? Neanche per idea, si organizza a Saragozza, la quinta città della Spagna (sapete qual è la quinta città d’Italia? Indizio, è in Sicilia). Le due esposizioni universali portano investimenti e infrastrutture nelle due città, visibili ancora, oltre che qualche milione di visitatori. Le altre grandi città non sono certo rimaste a guardare. Barcellona ha ospitato i Giochi Olimpici del 1992, che hanno cambiato letteralmente il volto della capitale catalana, restituendole il mare. Come è accaduto a Valencia nel 2007 grazie alla Coppa America. Tutte occasioni colte al volo dalle città spagnole, che hanno completamente cambiato il Paese in quegli anni, permettendo alla Spagna di dotarsi di un patrimonio architettonico nuovo di zecca, di modelli di città al passo coi tempi e, last but not least, di un sistema di trasporti (aeroporti, porti, metropolitane e strade) moderno ed efficiente.

Conosciamo già tutte le obiezioni del mondo: il Sud non è efficiente, qui sparirebbero i soldi e le opere non si realizzerebbero o andrebbero in malora dopo niente (i precedenti non mancano, in effetti). Ma è troppo comodo così. Troppo, troppo comodo liquidare un pezzo d’Italia come un posto senza speranza per giustificare il suo abbandono e l’investimento unidirezionale verso la parte più ricca del Paese perché diventi ancora più ricca (e non è ancora stata votata la scellerata autonomia differenziata che istituzionalizzerà questa secessione di fatto).

Che il Sud sia molto causa dei suoi mali è fuori discussione (basti pensare allo scadente utilizzo dei fondi europei in alcune regioni, Sicilia in primis). Che il Nord ci abbia marciato e ci marci è difficile da negare se si vuole guardare con onestà intellettuale ai numeri degli investimenti. Che continuano a penalizzare il Mezzogiorno aumentando la forbice, il famoso gap infrastrutturale, con il resto del Paese. Perché sì, saremo tutti brutti, sporchi e cattivi sotto la linea gotica, ma, tanto per dire, le strade e le linee ferroviarie non le gestiamo certo dal Sud, sono appannaggio dello Stato. E, sempre tanto per dire, sono quattro anni e passa che aspettiamo che si aggiusti il viadotto della Palermo-Catania, quello che quando cedette costrinse per quasi un anno i siciliani ad arrampicarsi sulle Madonie come Pantani sull’Alpe d’Huez per andare da una parte all’altra dell’Isola. Per non parlare di doppio binario e alta velocità, chimere irraggiungibili. Funziona così, anche grazie a partiti che il Sud se lo ricordano solo quando c’è da racimolare qualche voto, Lega e Pd in primis. O ad altri partiti che invece i voti del Sud li prendono ma allo stesso offrono solo la prospettiva di misure d’assistenzialismo, come i 5 Stelle.

E allora complimenti sinceri a Milano pigliatutto e a chi sa fare il suo mestiere di promuovere il territorio. A queste latitudini ci godremo lo spettacolo in tv. Come stiamo facendo in questi giorni per gli Europei di calcio Under 21, che si disputano in Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Poveri cari, ne avevano proprio bisogno.


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