Ucciso e chiuso dentro un sacco | Si infittisce il giallo di Buonfornello - Live Sicilia

Ucciso e chiuso dentro un sacco | Si infittisce il giallo di Buonfornello

Di sicuro c'è che Mario Ruffino è stato ucciso. Ma da chi e perché resta un mistero.

PALERMO - L'INCHIESTA
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PALERMO – Mario Ruffino non usava il telefonino. Circostanza che dà la cifra di quanto sia complicato scoprire chi e perché abbia ucciso il quarantaquattrenne di Caltavuturo trovato morto il 30 gennaio scorso nei pressi dello svincolo autostradale di Buonfornello. In realtà l’assassino o gli assassini hanno fatto di peggio, infierendo sul corpo che presenta i segni di un pestaggio, forse con una spranga di ferro. Il cadavere è stato poi messo dentro un sacco della spazzatura e abbandonato in un canalone.

Una fotografia orribile che cozza con ciò che si racconta della vittima. In paese lo descrivono come una persona mite che viveva di piccoli lavoretti. Si erano tutti abituati al suo modo di fare lontano dai canoni della normalità. Si assentava da casa dei genitori per giorni, dormiva fuori e poi tornava, lunghe passeggiate in campagna a raccogliere funghi, qualche spinello, ma nulla che facesse presagire una fine così tragica. Era un tipo solitario, ma non era né irascibile né violento, tanto che in tanti gli accordavano un passaggio quando faceva l’autostop.

E allora l’indagine dei poliziotti del commissariato di Cefalù, coordinati dal procuratore capo di Termini Imerese Alfredo Morvillo e dal sostituto Giovanni Antoci si riempie più di interrogativi che di certezze. Chi frequentava? Perché tanta violenza? Ha visto qualcosa che non doveva vedere? L’unica pista che viene esclusa con fermezza è quella mafiosa. Di certo Ruffino non è stato ucciso nel posto dove è stato ritrovato. Il tentativo di occultare il cadavere è stato anche maldestro e pericoloso. Il canalone si trova non lontano una zona piuttosto trafficata.

I parenti avevano denunciato la sua scomparsa a fine novembre. Il ritrovamento è del 30 gennaio. Ecco perché il cadavere era in avanzato stato di decomposizione. Le ferite riscontrate sul corpo fanno pensare ai colpi di una spranga. Altre, però, sarebbero compatibili con un impatto violento. Se fosse stato investito perché mai qualcuno avrebbe dovuto correre il rischio di mettere il corpo dentro un sacco per poi abbandonarlo? I primi dubbi si chiariranno con la relazione del medico legale che ha eseguito l’autopsia.


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