Minardo, ecco una per una | le accuse dei magistrati - Live Sicilia

Minardo, ecco una per una | le accuse dei magistrati

Siamo in grado di pubblicare in esclusiva tutte le accuse contenute nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti del deputato Riccardo Minardo e di altri quattro soci di fatto. Si va dalle false fatture all'acquisto di plasma e telecamere fino alla compravendita di un immobile intestato alla figlia del parlamentare.
ESCLUSIVA. Le carte dell'arresto
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Una realtà associativa “criminosa”, composta dagli indagati “legati da un apparato organizzativo suscettibile di essere ripetutamente utilizzato per la commissione di un numero imprecisato di delitti e concretamente utilizzato in molteplici vicende”. La Procura indaga sull’acquisto di Palazzo Pandolfi per realizzare il cd. Centro polivalente Giorgio La Pira; l’acquisto di Palazzo Lanteri di Modica; l’acquisto dell’emittente Radio Onda libera.

Secondo i Pm gli indagati avrebbero dimostrato “notevole professionalità nella commissione di truffe e malversazioni ai danni dello Stato”, a partire dalla “gestione” che i Pm definiscono “privatistica” del patrimonio del Co.P.A.I., formato da fondi di provenienza pubblica”. Un meccanismo “complesso” di frode anche mediante la creazione di falsi documenti: false fatture, falsi verbali di assemblea, false dichiarazioni di quietanza”. Lo scopo era quello di “percepire indebitamente erogazioni provenienti dallo Stato, dalla Regione siciliana e da altri enti pubblici e a destinarli a finalità di personale arricchimento e comunque diverse da quelle previste, nonché a percepire illecitamente da privati profitti non dovuti”. Le indagini su direttiva del Procuratore della Repubblica di Modica Francesco Puleio, sono state svolte dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza retto dal Colonnello Francesco Fallica e dal Nucleo di Polizia Tributaria alle dipendenze del maggiore Massimiliano Pacetto.

Ecco il contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare.

Esiste un primo capo per associazione a delinquere contestato a Mario Barone, Carmelo Emmolo, Pietro Maienza, Riccardo Minardo, Rosaria Suizzo e Giuseppa Zocco “ per avere fatto parte di una associazione per delinquere finalizzata ai delitti contro la P.A. e il patrimonio ed in particolare: alle truffe aggravate ai danni dello Stato, di altri enti pubblici e della Comunità Europea; alle malversazioni; al riciclaggio; e finalizzata, giovandosi dell’apporto di MINARDO (esponente di rilievo di compagini politiche presenti nel territorio di Modica, già deputato nazionale, senatore, assessore comunale, sindaco e vice sindaco del Comune di Modica e in atto deputato regionale), al conseguimento di contributi, finanziamenti ed erogazioni pubbliche avvalendosi di documentazione materialmente ed ideologicamente falsa, di rappresentazione di fatti non rispondenti al vero, di fatture per operazioni soggettivamente od oggettivamente inesistenti poste in essere allo scopo di consentire l’evasione fiscale e di documentare costi in realtà non sostenuti, di simulare l’apporto di capitale proprio quale quota spettante nell’investimento oggetto di finanziamento, di distrarre somme a destinazione vincolata incassandole direttamente o tramite società di comodo”. Minardo, Suizzo e Maienza sarebbero “promotori ed organizzatori dell’associazione”.

Mario Barone, Pietro Maienza, Rosaria Suizzo sono indagati anche per tentata truffa aggravata in concorso. Rosaria Suizzo quale presidente del Cda e legale rappresentante del Consorzio Promozione Area Iblea (Co.P.A.I.); Mario Barone, coniuge di Rosaria Suizzo quale amministratore di fatto delle società Sud Legno Scarl (amministratore “di diritto” Pietro Maienza) e di altre società. Tutti insieme avrebbero “ compiuto atti idonei, diretti in modo non equivoco ad indurre in errore la Regione Siciliana – Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione (con affidamento del servizio di valutazione, erogazione e certificazione, ex convenzione del 05/07/2005, alla MPS Capital Service Banca per le imprese S.p.a.), al fine di assicurarsi l’ingiusto profitto della somma di €.5.524.580,00 di cui al finanziamento inerente il progetto denominato “Centro Polivalente G. La Pira”, da realizzare in Pozzallo presso il Palazzo Pandolfi (piano di investimento che prevedeva un intervento conservativo e sistemazione degli impianti generali, con individuazione di tre aree: a) “Centro d’Arte Euromediterraneo”; b) “Auditorium Giorgio La Pira”, c) “Centro Multimedia Eurosud”, per un importo complessivo di €.8.980.000,00), di cui al Bando – Misura 2.03 – POR Sicilia 2000/2006, ammesso a finanziamento per l’importo di €.5.524.580,00, concesso con Decreto nr. 5683 del 17/07/2007, con pari danno per l’Ente finanziatore e per quello erogante”. Il danno economico è stato evitato grazie all’intervento del nucleo di polizia Tributaria della Guarda di Finanza di Ragusa.

L’istanza per il finanziamento del progetto si sarebbe avvalsa di una falsa “falsa attestazione” nella quale i tre avrebbero sostenuto di “disporre” del Palazzo Landolfi. In realtà, secondo gli investigatori avrebbero dirottato i finanziamenti pubblici all’acquisto dell’immobile. Per ottenere il finanziamento milionario avrebbero “aumentato in modo fittizio” il capitale sociale del Copai. Esisterebbe una “mancata corrispondenza tra le opere realizzate ed il programma di interventi strutturali e funzionali oggetto del decreto di finanziamento”. Nessuna “documentazione fotografica” dei lavori eseguiti, i lavori degli infissi limitati alla sola manutenzione degli esistenti “con eliminazione delle persiane e la mancata applicazione di maniglioni antipanico, lavori comunque fatturati dalla Sud Service S.r.l. con le fatture nr. 5 del 4/03/2008, per €.180.000,00 e nr. 10 del 26/05/2008, per €.360.000,00”.

“Mancata -scrivono i Pm nella richiesta di custodia cautelare– corrispondenza tra le attrezzature e gli impianti fatturati e quelli esistenti:

*tv plasma fatturati 78 a fronte dei 29 rilevati – postazioni fatturate nr. 145, a fronte delle 61 rilevate – mancanza di nr. 32 monitor 7” e di 10 video camere, documentate dalla ditta Vik Komercialni Inzenirin d.o.o. nelle fatture nr. 37, nr. 39 e nr. 40 – totale forniture fatturate €.4.502.630,00 a fronte di forniture stimate di circa 200.000 euro -; duplice fatturazione dell’impianto telefonico, amplificazione e di rete;

*noleggio attrezzature edili da parte della Mediterranea S.r.l. e Sud. Nolo S.r.l. per €.485.000,00 a fronte di lavori appaltati alla Sud Nolo S.r.l. per €.780.000,00, con una incidenza del 70% dei lavori effettivamente eseguiti;

*realizzando pertanto lavori e installando attrezzature (sulla base del preziario regionale LL.PP.), per un importo totale di €.1.245.764,00, assai inferiore a quello previsto in progetto secondo lo schema che segue: Opere Edili per €.730.000,00 a fronte dei 2.325.000,00 euro preventivati – arredi ed accessori per €.142.000,00 – impianti e attrezzature per €.340.764,00 a fronte dei 5.610.200,00 euro preventivati – antincendio €.33.000,00 -, per cui si determinava una incidenza di spese al mq. di €.24.525,00, in base alla previsione progettuale complessivamente pari ad €.8.980.000,00, su un totale di 366 mq. Circa

*nell’avere presentato all’Ente erogatore (Regione Siciliana) ed alla MPS Capital Service banca per le imprese (istituto delegato all’istruttoria della pratica di finanziamento) false dichiarazioni liberatorie rilasciate dai fornitori ovvero dichiarazioni liberatorie e, comunque documentato spese riferite a forniture di beni e servizi non corrispondenti per luogo di fornitura, qualità e quantità a quelli effettivamente resi e segnatamente”.

Riccardo Minardo insieme alla moglie Giuseppa Zocco ed a Rosaria Suizzo è accusato di malversazione a danno dello Stato. La Suizzo, secondo le indagini, era legale rappresentante del Copai e socia al 50% della Arkè Kronu Srl, una società che aveva sede presso la segreteria politica di Riccardo Minardo, la cui moglie Zocco, “beneficiaria dell’illecito”, era proprietaria del restante 50% della stessa società nella quale sono confluiti €313mila “a titolo di finanziamenti simulando una cessione in locazione e redigendo un fittizio contratto di locazione immobiliare non sottoscritto dalle parti”. In questo modo sarebbe stato giustificato il passaggio di denaro. Carte alla mano, scrivono i Pm: €60mila “di cui è attestata falsamente la consegna” nel 2004; 40mila quale corrispettivo del fittizio contratto di locazione; €95mila quale corrispettivo ed anticipazione annualità del fittizio contratto di locazione”; e così via sino ad arrivare al totale della somma.

Riccardo Minardo insieme a Giuseppe Ruta e Rosaria Suizzo è accusato di estorsione aggravata continuata in concorso perchè avrebbero costretto alcuni imprenditori agricoli “attraverso la minaccia ed il paventato pericolo di decadere dal finanziamento per scadenza dei termini, nonché di dover restituire le somme già percepite a titolo di acconto, a consegnare loro la somma complessiva di €.112.784,24, della quale si procuravano ingiusto profitto”.

Di questi, grazie alla ricostruzione della Guardia di Finanza, si scopre che €34mila circa sarebbero andate a Salvatore Cannata quale corrispettivo di uno studio di fattibilità eseguito dall’Arkè Kronu S.r.l., indicato come necessario da MINARDO Riccardo per l’ammissione al finanziamento POR”; €.24.095,44 da Sergio Cannata, quale corrispettivo di uno studio di fattibilità eseguito dall’Arkè Kronu S.r.l. ed indicato come necessario da MINARDO Riccardo per l’ammissione al finanziamento POR; €.25.760,80 da Pietro Migliore, quale corrispettivo per una consulenza specifica eseguita dall’Arkè Kronu S.r.l. ed indicato come necessario da Riccardo Minardo per l’ammissione al finanziamento POR; €.28.800,00 da Giuseppe Baglieri, quale corrispettivo di una consulenza relativa ai sistemi di qualità e tracciabilità eseguito dall’Arkè Kronu S.r.l. ed indicato come necessario da Riccardo Minardo per l’ammissione al finanziamento POR. Molti di questi proventi, dopo essere confluiti su un conto corrente intestato alla società Archè Kronu Srl “rientravano in parte”, scrivono i Pm, per €80mila nella disponibilità di Riccardo Minardo tramite la moglie Giuseppa Zocco.

Quest’ultima è indagata anche di riciclaggio, perchè “consapevole della provenienza illecita della somma di € 80mila tornata nella disponibilità” del marito Minardo, avrebbe compiuto più azioni al fine di “ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa”. Consegnando il malloppo “quale corrispettivo della compravendita di un appartamento acquistato dalla figlia Maria Cristina Minardo”.

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