PALERMO – Ha ancora il volto tumefatto, un grande livido sotto l’occhio sinistro che sembra stonare con la sua aria serena, col suo sorriso che, nonostante la terribile esperienza, è tornato puntuale sulle labbra. Gabriella P., 71 anni, è una suora laica, missionaria nel settore dell’assistenza sociale a Palermo, dove negli ultimi mesi si verifica una escalation di aggressioni e rapine soprattutto ai danni di anziani. E’ il caso della 71enne, che a distanza di qualche settimana da un’aggressione che le è costata un ricovero in ospedale di quattro giorni ed un viaggio andato in fumo (clicca qui per leggere la notizia di cronaca), racconta una mattinata da incubo iniziata a pochi metri da casa, nella zona della stazione centrale di Palermo.
Due uomini l’hanno seguita, poi l’hanno aggredita in via Cosmo Guastella per impossessarsi della borsa e, di fronte alla resistenza opposta dalla donna, l’hanno strattonata trascinandola sul marciapiede con violenza. Risultato? Un trauma facciale e ferite al collo e all’addome. E adesso Gabriella P. si consola pensando che “poteva andare peggio. Qualche anno fa ho avuto un infarto – dice – e se avessi battuto la testa avrei rischiato di morire”.
Aveva appena prelevato la pensione alle Poste di via Gaspare Palermo, ma all’uscita aveva notato qualcosa di strano: “Ho visto un uomo che mi osservava, un giovane. Sono uscita un po’ impaurita, ma mi sono ugualmente recata al panificio. Stavo per rientrare a casa quando qualcuno mi ha bloccato alle spalle. Non l’ho visto in faccia, perché quando mi sono voltata ho pensato subito a difendere la mia borsa e ho cercato di trattenerla a me. Dopo pochi secondi sono caduta e svenuta”.
Momenti terribili che la 71enne ricorda a stento: “Mi sono svegliata a bordo dell’ambulanza. I sanitari del 118 sono stati degli angeli, mi hanno tranquillizzata e sono riuscita a fornire il numero telefonico di una mia sorella per avvisarla di quello che era appena successo. Mi ero recata all’ufficio postale per prelevare la pensione che divido con la comunità delle suore missionarie, noi viviamo in condizioni umili e pochi spiccioli a volte rappresentano una ricchezza. Tra l’altro – aggiunge – i soldi mi servivano per partecipare ad un ritiro spirituale, ma il mio viaggio è andato in fumo. Ho trascorso quattro giorni in ospedale, non ho più potuto rispettare i miei programmi. Mentre mi trovavo al Policlinico sono riuscita a guardarmi allo specchio – prosegue – e l’immagine riflessa non sembrava quella mia. Gli occhi erano pieni di sangue, avevo l’occhio quasi chiuso, nero, la faccia gonfia. Nella caduta ho anche perso due denti”.
Nella borsa non c’erano soltanto i novecento euro della pensione, ma anche un cellulare e i documenti: “Oltre al dispiacere per quanto perduto – prosegue – ho perso tutti i numeri di telefono che mi servivano e ho dovuto rifare la carta d’identità e le tessere personali. La cosa più triste è pensare che questi ragazzi vivono così. Per loro è un “lavoro”, un’attività quotidiana. E mi rimprovero di non essere stata più prudente, perché con la scusa della crisi questi atti sono aumentati e chiunque può essere preso di mira. Io, adesso, voglio soltanto dimenticare”.