Mistretta, ecco gli 'Arraggiatos': | "Abbiamo diritto alla nostra salute" - Live Sicilia

Mistretta, ecco gli ‘Arraggiatos’: | “Abbiamo diritto alla nostra salute”

Il diritto alla salute non ce lo possono togliere, è un diritto sancito dalla Costituzione”. Il ridimensionamento dell'ospedale di Mistretta, il “Santissimo Salvatore” non va giù neanche a Enrica Renna, che ancora studia all'Università. (GUARDA IL VIDEO)

Il diritto alla salute non ce lo possono togliere, è un diritto sancito dalla Costituzione”. Il ridimensionamento dell’ospedale di Mistretta, il “Santissimo Salvatore” non va giù neanche a Enrica Renna, che ancora studia all’Università. Vive a Mistretta, dove tanti giovani come lei hanno deciso di venire fino a Palermo per manifestare. Ma non solo loro. C’erano anche commercianti, professionisti, associazioni. E anche Kronos e Mytia: due giganti che accompagnano la Madonna della Luce durante la processione. Erano circa un migliaio questa mattina davanti a Palazzo dei Normanni: tutti venuti da sette comuni dei Nebrodi.

“L’ospedale Santissimo Salvatore – ha spiegato Sebastiano lo Iacono – è stato fondato nel 1500 ha avuto negli ultimi anni negli otto comuni dei Nebrodi un ruolo di servizio sanitario e presidio nel territorio di primaria importanza. Hanno cancellato tutto: ginecologia, ortopedia, pronto soccorso, pediatria, guardia medica, 118” . C’è chi come Sebastiano Chiella amaramente ironizza: “Molto probabilmente avremo moltissime nascite in autostrada”.

I cittadini intanto hanno istituito il Movimento Effe 251, le cifre del codice fiscale che indicano la provenienza nel comune di Mistretta, non solo per rivendicare le proprie origini. “I rischi sono notevoli. L’altra sera – racconta Sebastiano Turco – una donna aveva rotto le acque. Veniva da un centro vicino, è stata trasferita perché ancora non erano arrivati i ginecologi che l’assessore e il dirigente provinciale dell’Asl di Mistretta avevano e hanno promesso di mandare da tanto tempo a questa parte. Adesso abbiamo notizie migliori perché queste unità ospedaliere sono arrivate anche se il reparto ancora non è partito in tutta la sua efficienza”.

Non è corretto – ha denunciato Lidia Ribaudo – che chi deve partorire deve fare settanta chilometri per dare alla luce una nuova vita. Siamo qui per reclamare un nostro diritto, un nostro servizio, e speriamo che vengano illuminati i grandi affinchè venga dato al cittadino tutto ciò di cui ha bisogno”. Il sindaco di Mistretta Iano Antoci, l’arciprete don Michele Giordano e i rappresentanti del movimento hanno incontrato la commissione sanità dell’Ars e l’assessore Massimo Russo. “Abbiamo due richieste a porre alla Regione – premette Turco: la prima a breve termine è quella di mandare subito il personale ospedaliero dei reparti di ginecologia e ortopedia, mentre la seconda è una richiesta che può essere risolta a lungo termine e consiste nel riordino dell’impianto organico dell’ospedale, che dovrebbe dare tranquillità a tutte queste problematiche che mettono in discussione esistenza stessa del ‘Santissimo Salvatore’”.

L’assessore Russo ha annunciato che intorno al 22 novembre si recherà a Mistretta per verificare, nell’ambito di un tavolo tecnico, la possibilità di rimodulare la pianta organica e i servizi dell’ospedale. “Oggi – ha aggiunto Lo Iacono – è stata consegnata all’assessore una bozza sulla pianta organica dell’ospedale. E’ stato anche sottolineato che i Nebrodi si sono svegliati. Alla Regione è stato anche detto che abbiamo tutti un cerino acceso sotto i certificati elettorali”.

Ma anche la sezione del tribunale di Mistretta rischia di scomparire. “La nostra – ha spiegato ancora Turco – è una popolazione che si è ridimensionata nell’arco degli anni per motivi economici generali e questo mette in discussione le istituzioni che abbiamo avuto fino adesso. Tutto questo non è possibile farlo pagare ai centri più poveri, che vanno sviluppati”. Erica Renna, per esempio, vorrebbe restare nel suo paese d’origine, una volta terminati gli studi: “Per i giovani non ci sono prospettive – ha detto – . Noi speriamo di crearne e di averne altrimenti l’unica soluzione è andare via e abbandonare un pese che comunque è ricco di storia e di cultura non è giusto”.


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