Monreale, inchiesta sulla rete gas | "Rischi per i lavori eseguiti male" - Live Sicilia

Monreale, inchiesta sulla rete gas | “Rischi per i lavori eseguiti male”

L'indagine è partita dalla misura di prevenzione a carico dei fratelli Salvatore e Gaetano Cavallotti, imprenditori edili di Belmonte Mezzagno, sul cui patrimonio si è abbattuta la scure del sequestro. Le verifiche si estenderanno ad altri Comuni.

PROCURA DI PALERMO
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PALERMO – Gli inquirenti sono i primi a spegnere possibili allarmismi, ma a leggere i reati ipotizzati c’è da riflettere. La Procura ha aperto un’inchiesta sui lavori per la metanizzazione del comune di Monreale.

Il fascicolo è ancora a carico di ignoti, ma si lavora sulle ipotesi previste dagli articoli 450 (“Chiunque, con la propria azione od omissione colposa, fa sorgere o persistere il pericolo di un disastro”) e 451 (“Chiunque, per colpa, omette di collocare, ovvero rimuove o rende inservibili apparecchi o altri mezzi destinati alla estinzione di un incendio o al salvataggio o al soccorso contro disastri o infortuni sul lavoro”).

L’indagine, assegnata ai pubblici ministeri Enrico Bologna e Dario Scaletta, è partita dalla misura di prevenzione a carico dei fratelli Salvatore e Gaetano Cavallotti, imprenditori edili di Belmonte Mezzagno, sul cui patrimonio si è abbattuta la scure del sequestro. I Cavallotti in passato sono stati assolti dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma sottoposti a misure patrimoniali e personali perché ritenuti “socialmente pericolosi”.

Tra le imprese finite sotto sequestro ci sono la Comest e la Imet, citate nella corrispondenza di Bernardo Provenzano che pretendeva il pizzo per i lavori della metanizzazione nei comuni di Agira e Centuripe. In un altro pizzino era Giovanni Brusca a scrivere a Provenzano per affrontare il tema della messa a posto dell’impresa dei Cavallotti che stava realizzando la metanizzazione a Monreale. Quella su cui i pm, due mesi fa, hanno incaricato di indagare due periti, un ingegnere e un architetto. Ai due esperti era stato chiesto di verificare “l’integrità e la sicurezza delle rete e delle tubazioni per il trasporto del gas metano effettuando una mappatura ove siano evidenziate tutte le criticità”.

La consulenza non è stata ancora completata, ma dalle prime indiscrezioni il quadro emerso sarebbe sconfortante. Si parlerebbe di “prese non a norma”, tubi di misura inferiore a quelli previsti dalla legge, materiali di risulta utilizzati per coprire gli scavi, ed altro ancora. Ecco perché si profilano rischi per l’incolumità che, però, sono stati smorzati dalla prefettura avvisata della questione. Le indagini proseguono e non è escluso che si estenderanno negli altri comuni dove hanno lavorato le imprese dei Cavallotti, tra cui Belmonte Mezzagno, San Giuseppe Jato e Piana degli Albanesi.

Riceviamo e pubblichiamo la precisazione dei fratelli Cavallotti:

“L’impianto cittadino di distribuzione del gas metano nel Comune di Monreale è stato inaugurato dalla Co.m.est. s.p.a. nell’Ottobre del 1997 e realizzato nel rispetto di tutte le norme tecniche e di sicurezza allora vigenti.

Nel Maggio del 1999 la Co.m.est. s.p.a. è stata sottoposta a sequestro ai sensi della normativa antimafia ed è stata gestita da un amministratore giudiziario che ha portato avanti l’attività dell’azienda occupandosi dell’ampliamento dell’impianto di distribuzione del gas metano nel Comune di Monreale, dell’allacciamento di nuovi utenti nonché della manutenzione dell’impianto stesso.

Ad oggi, a distanza di ben 18 anni dalla messa in esercizio dell’impianto, non si sono verificati incidenti né palesati pericoli per la pubblica incolumità.

Il fatto che per riempire gli scavi sarebbe stato utilizzato “materiale di risulta” non deve destare allarme in quanto anche le attuali norme che disciplinano l’esecuzione dei lavori di metanizzazione prevedono la possibilità di riempire la parte di scavo non a stretto contatto con la tubazione con materiale di risulta.

Si precisa che i lavori di metanizzazione nel Comune di San Giuseppe Jato, alla data del sequestro della Comest, erano stati appena iniziati e che sono stati ultimati dagli amministratori giudiziari.

Infine, al fine di evitare ulteriore confusione, si precisa che il Comune di Belmonte Mezzagno non è stato metanizzato dai fratelli Cavallotti ma dalla Conscoop Consorzio di Cooperative di Produzione e lavoro.

I Cavallotti manifestano la propria disponibilità a collaborare con gli organi inquirenti per verificare l’integrità e la sicurezza della rete di distribuzione del gas da essi realizzata.

Vincenzo, Salvatore, Gaetano, Giovanni e Salvatore Vito Cavallotti”


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