Moro o il Grande Fratello | Questione di gusti - Live Sicilia

Moro o il Grande Fratello | Questione di gusti

Ma perché dobbiamo sempre scandalizzarci?

Manovra a Tinaglia
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Siamo proprio sicuri che esista una correlazione tra il livello culturale di una persona e le sue preferenze sui programmi televisivi, e tra queste e le sue idee politiche? Lo chiedo perché, in questi giorni, mi è capitato di leggere molte considerazioni, intrise di autentico, desolato sdegno, sul fatto che il Grande Fratello ha battuto, in termini di share, la docufiction sul sequestro Moro andata in onda su Rai Uno.

Considerazioni che hanno correlato questo risultato, a quello delle recenti elezioni politiche, pervenendo alla conclusione che tanto l’uno, quanto l’altro, siano la inevitabile conseguenza del livello di ignoranza che connota il nostro paese. Il tema non è nuovo (anzi, è abbondantemente arato), ed io ogni volta mi ritrovo a rifletterci sopra, muovendo dalla mia dimensione soggettiva.

Mi tocca una premessa. Dolorosa, ma inevitabile. Io non sono una persona colta. Ho enormi, mastodontiche, imperdonabili voragini culturali. Credo che affondino le loro radici nei tempi del liceo che ho affrontato e superato a colpi di risicate e, talvolta, fin troppo benevoli sufficienze. Non è una bella cosa, ma è andata così, e non sempre i miei disperati tentativi di recupero hanno sortito apprezzabili risultati. Però, e andiamo alla TV, seguo i talk show, mi appassionano le trasmissioni di approfondimento, vado pazzo per canali come Rai Storia o trasmissioni come TW Talk. Non chiedetemi il perché. Non lo so, non saprei argomentarne le ragioni.. Mi piacciono e basta. Così come mi piacciono gli spaghetti o il baccalà. Perché, voi sapreste dire per quale motivo vi piace l’arancina? Vi piace, punto.

Per altro verso, non seguo trasmissioni come il Grande Fratello. Ho visto qualche scampolo della sua prima edizione, quella dove c’era Taricone, più che altro spinto dalla curiosità. Poi c’ho messo un punto. Senza una ragione, semplicemente perché non mi piace come non mi piacciono le penne rigate o le casarecce (queste, anzi le odio).

Vi dico tutto questo, perché se il livello di cultura del nostro paese, o la nobiltà delle sue visioni politiche dovessero passare dalle mie manovre sul telecomando, o se io dovessi essere considerato un campione rappresentativo di quella che è l’anima del nostro paese, da quello che è il mio zapping, il risultato sarebbe assolutamente bugiardo perché collocherebbe la nostra Italia a livelli più che apprezzabili in termini di cultura o di aristocrazia della visione politica. Ma non è così, non è affatto così, ed io ne sono un autentico, formidabile testimone.

Per carità, è anche possibile che io rappresenti una sorta di scheggia impazzita, un infiltrato nel mondo della cultura. O è anche possibile che le schegge impazzite o gli infiltrati siano altri. Si, quelli di conclamata, accertata, riconosciuta cultura, che non disdegnano inconfessabili e frequenti incursioni nel mondo della TV spazzatura, lì, nel segreto dei loro salotti (tutti, ma proprio tutti spregevoli tamarri i 4 e passa milioni di spettatori del GF?).​

Si, forse le analisi sarebbero infinite. Ma niente niente che tutto questo sia banalmente e semplicemente, una questione di gusti e che la cultura o la politica non c’entrino un amato cavolo? A volte, mi viene il dubbio che nel nostro paese esista una inarrestabile propensione a complicarci maledettamente l’esistenza. Non ci piace questa cosa che la distanza più breve tra due punti sia solo una retta. Questa l’ho imparata al liceo. Incredibile, no?

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