Morta a 5 mesi in sala operatoria| "Vogliamo giustizia per Beatrice" - Live Sicilia

Morta a 5 mesi in sala operatoria| “Vogliamo giustizia per Beatrice”

Il caso della bimba palermitana morta dopo un intervento a Taormina. L'inchiesta si sposta a Roma

PALERMO – Un intervento che doveva essere “di routine”, poi il calvario e la tragedia. Beatrice, una bimba palermitana di soli cinque mesi, è morta al Bambino Gesù di Roma, dove era stata trasferita in condizioni disperate dall’ospedale pediatrico di Taormina, in provincia di Messina: i genitori chiedono che venga fatta luce su quanto successo in sala operatoria, sono disperati. “E non ci fermeremo fino a quando non avremo giustizia”, dice la madre, Betty Morici.

Il terribile epilogo, un anno fa, il 30 agosto. L’incubo era cominciato due mesi prima, con la neonata sottoposta ad un intervento chirurgico inizialmente non ritenuto complicato. Sono due i medici indagati per la sua morte, un chirurgo e un cardiochirurgo dell’ospedale siciliano, ma il caso rischiava di essere chiuso: il pm aveva infatti chiesto l’archiviazione, ma il gip di Messina, Monica Marino, ha stabilito che ad indagare, adesso, sarà la procura di Roma, città in cui la bimba era stata trasferita in fin di vita ed è poi deceduta.

“Avevo scritto una lettera al giudice del Tribunale di Messina – racconta la mamma della piccola – per chiederle di non abbandonarmi. Adesso sappiamo, almeno, che il caso non sarà chiuso e ciò ci restituisce un minimo di speranza”. La triste storia che ha portato al decesso della piccola, comincia con una diagnosi considerata dai medici “correggibile e di lieve entità”, come precisa la madre della neonata: “Beatrice era nata con un difetto interventricolare, il problema era emerso nel corso di una ecografia morfologica ed è stato monitorato sia durante la gravidanza che alla nascita. Per i medici dell’ospedale Cervello di Palermo non c’erano allarmismi, mia figlia stava crescendo bene e a tre mesi pesava già sei chili. Prima dell’intervento alla divisione cardiologica Bambino Gesù di Taormina, siamo stati rassicurati più volte”.

Ma il 30 giugno dell’anno scorso accade il peggio: “Durante gli esami preliminari – prosegue la donna – mia figlia era tranquilla, non poteva sapere che quell’intervento le avrebbe tolto il suo meraviglioso sorriso e che i suoi occhi azzurri come il mare non avrebbero più visto i suoi fratelli, la sua mamma e il suo papà. Sono stati effettuati una angio-tac, vari ecocardio e radiografie toraciche. Il cardiochirurgo che avrebbe operato Beatrice era sicuro della semplicità dell’intervento, ma il cardiologo aveva notato uno “sling polmonare”, una anomalia che non aveva destato comunque grande preoccupazione. Ci avevano garantito che l’intervento sarebbe durato quattro ore e che dopo pochi giorni saremmo potuti tornare a casa, ma Beatrice è rimasta sotto i ferri per dodici ore”.

Al termine dell’intervento, la bambina è infatti stata trasferita in Terapia intensiva:Era in condizioni pietose – prosegue Betty Morici – maltrattata, esausta, piena di tubicini che uscivano dal naso, dalla bocca, dalla pancia. Il cardiochirurgo ha raggiunto me e mio marito e ci ha detto che l’intervento era stato complesso e che Beatrice, in realtà, non aveva l’arteria polmonare sinistra. Ci è crollato il mondo addosso. Poi ci ha rivelato di avere omesso che l’angio-tac era illeggibile. Come può un cardiochirurgo entrare in sala operatoria con un esame illeggibile? Perché ha operato senza i dati certi, che avrebbero chiarito la situazione e quindi la diagnosi? Perché non essendo Beatrice in fin di vita non ha ripetuto il giorno successivo l’esame, invece di portarla con urgenza sul tavolo operatorio con quella tac?”

La piccola è stata poi trasportata d’urgenza al Bambin Gesù della Capitale “A Roma è stata eseguita l’autopsia – conclude la madre – ma aspettiamo ancora gli esiti. Una mamma e un papà non hanno il diritto di conoscere la verità? Perché è morta la mia bambina? L’hanno uccisa. Fino a quando Beatrice non avrà giustizia, io non avrò pace”. Su Facebook, intanto, il gruppo “Beatrice vuole giustizia” ha già migliaia di adesioni, centinaia i messaggi di solidarietà nei confronti della famiglia che chiede di sapere cosa è successo in quella sala operatoria, tante le parole di incoraggiamento per la mamma della piccola, che giura: “Non mi arrenderò mai”. 


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