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Mpa, anche i giovani lasciano

Dimissioni di 8 coordinatori provinciali su 9
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“Togliamo il disturbo in punta di piedi, senza rancore e ulteriori polemiche che si presterebbero ad ardite strumentalizzazioni”. Così i giovani dell’Mpa si congedano dal loro presidente. La giovanile del partito del governatore Lombardo perde così i suoi coordinatori in otto province su nove: Rosario Cubisino (Catania), Gianfranco Fidone e Salvo Messina (Ragusa), Michele Ferraro (Palermo), Giusy Gammacurta (Agrigento), Riccardo D’Amico (Messina), Enzo Cimino, Mauro Contarino, Giuseppe Gazzè (Siracusa), Nicola Manoli, Salvatore Mattina (Enna), Nuccio Rinzivillo, Diego Iaglietti (Caltanissetta).

Lamentano l’assenza di spazi di partecipazione all’interno del partito, è questo il motivo principale per cui i giovani militanti rinunciano alla responsabilità del coordinamento: “La nostra – scrivono – è una decisione sofferta ma maturata dalla constatazione oggettiva della permanente e precaria fase di transizione in cui versa il movimento giovanile, caratterizzata da una struttura commissariale che, come tale, avrebbe dovuto elaborare, entro un ragionevole arco temporale, le elementari regole per la elezione democratica degli organi. Con immensa fatica, su nostra esplicita richiesta, è stata convocata la giunta regionale del movimento giovanile nel gennaio del 2010 a Palermo, nell’ambito della quale sono state approvate quasi all’unanimità dei presenti le regole generali che avrebbero portato ai congressi provinciali entro il settembre 2010. Soltanto oggi, a distanza di ben nove mesi dall’ultimo incontro, apprendiamo della volontà di convocare un’assemblea programmatica sulla cui utilità nutriamo non poche riserve alla luce della mancata e reiterata evasione di quanto legittimamente e regolarmente espresso dalla giunta regionale”.

“Ci assumiamo le nostre responsabilità – continua la nota – agendo di conseguenza attraverso lo strumento delle dimissioni, consci del fatto che, prima di essere attivisti politici, siamo uomini con una dignità che non può essere mortificata da scelte, o meglio dire, non scelte incomprensibili, secondo il nostro modesto punto di vista, favorevole, invece, alla configurazione di un movimento dinamico, foriero di iniziative e genuinamente fondato sulla dialettica e sulla democrazia, e non sul bando del dissenso costruttivo, derubricato, molto spesso, a reato di lesa maestà”.


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