Multata la pietà per il caro estinto - Live Sicilia

Multata la pietà per il caro estinto

Croci abusive ai Rotoli
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Questa è la storia anonima di una croce che voleva ricordare qualcuno e che è stata multata, secondo un’applicazione impeccabile di leggi e regolamenti, per il suo vizio insito: la memoria. Questa è una storia palermitana in cui non ci sono cattivi, al massimo c’è un colpevole, a lume di codice: è colpevole la mano che intendeva offrire una degna sepoltura. Non sono affatto cattivi i vigili urbani che hanno compiuto soltanto il loro dovere di pubblici ufficiali, né avrebbero potuto comportarsi altrimenti, pena l’omissione di un preciso ufficio. Dunque, al contrario, sono buoni. Non è cattiva la croce che segnalava la presenza di un morto, secondo il suo tipico costume. Ma è colpevole chi l’ha deposta dove non avrebbe potuto. Colpa leggera invero, da scontare con una multa di cinquantacinque euro (e sessanta centesimi).
E’ una storia raccontata da una voce che intende restare anonima, anche se ha fornito scatti e ampia documentazione della circostanza. Una voce che qualche giorno fa vibrava di rabbia. Poi, via via, si è acquietata, si è placata, accettando il responso di una giustizia beffarda. Perché quando c’è di mezzo la pietà dei morti e si contesta il diritto di edificare un ricordo tangibile del defunto, resta un pizzico d’amaro in bocca, una trafittura allo stomaco, perfino se leggi e regolamenti sono stati perfettamente e scrupolosamente inverati.
Eccola, la storia. E’ la storia di una zia del narrante sepolta in una fossa  a tempo, in un campo d’inumazione ai Rotoli. E’ la storia di una croce. Scrivono i vigili del corpo della polizia municipale di Palermo in un verbale datato 12 febbraio: “Noi sottoscritti abbiamo compilato il presente atto a carico della suindicata persona, perché il giorno 20 del mese di gennaio dell’anno duemilanove, alle ore 9,48 circa, all’interno del cimitero di S.M. dei Rotoli, veniva accertato che la stessa si rendeva responsabile dell’illecito amministrativo, per violazioni alle disposizioni di cui all’art 111 del regolamento dei servizi cimiteriali del Comune di Palermo. Infatti, nel sito predetto, presso la fossa a tempo n. x della sez. xxx, veniva riscontrata la realizzazione dei seguenti lavori: ‘collocazione di una croce in legno, collocazione di un vaso in marmo ad un foro’, senza alcuna autorizzazione dal servizio gestione impianti cimiteriali. Inoltre non è stata posta la terra a schiena d’asino”.
Segue la sanzione amministrativa di 55,60 euro. La voce narrante commenta: “Tutto sacrosanto, se ho violato le regole pagherò e chiedo scusa. Però è triste non avere un monumento decente, minuscolo, per potere piangere i propri cari”. E qualcuno magari ricorderà le bare dei Rotoli ammucchiate nei depositi, con le foto del caro estinto sul legno, per non sbagliare l’anima verso cui indirizzare i suffragi. Chissà se ci sono ancora.
I Soloni parlerebbero di piccole illiceità sanzionate e di grandi storture lasciate impunite. Ma la nostra voce narrante non è quella di Solone, né di Dante, né di Cicerone. E’ una piccola voce dolente che si è affidata a questo quotidiano. Sono piccole le mani che mostrano una strana foto. Un piccolo scatto per immortalare tante lievissime croci seminate dal ricordo pietoso dove il regolamento non permetterebbe. E’ una voce che desidera soltanto rinnovare le sue lacrime, senza protestare e senza indignarsi. Tutti hanno fatto fino in fondo il proprio dovere. Proprio tutti: i vigili, la croce, il regolamento. Allora perché questo groviglio infuocato di rabbia e tenerezza che incendia il cuore?


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