"Musumeci mi prendeva in giro... Schifani? Mi ha mandato a..."

“Musumeci mi prendeva in giro… Schifani? Mi ha mandato a…”

Il leader forzista senza peli sulla lingua: "Se potessero, mi farebbero fuori fisicamente".
INTERVISTA A GIANFRANCO MICCICHE'
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SANT’AMBROGIO (Cefalù – PA) – La Sicilia da Musumeci a Schifani e la conta dei numeri che, all’Ars, rischiano di non tornare, anche questa volta, per la maggioranza. Il suo cellulare squilla incessantemente. Tutti continuano a chiamarlo “Presidente”, ma dalla rubrica sta eliminando decine di numeri di telefono. I primi giorni del governo Schifani a Palermo e quelli di Giorgia Meloni a Roma, segnano per Gianfranco Miccichè lo spartiacque tra passato e presente, tra ciò che è stato e ciò che sarà. Amici e nemici, maggioranza e opposizione. Destra e sinistra. L’ex presidente dell’Ars, dopo giorni infuocati, è passato alla fase di analisi. Da Nello Musumeci a Schifani, il futuro di Forza Italia, Berlusconi e un consiglio al nuovo presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. Naturalmente, un’analisi alla Miccichè. Senza peli sulla lingua.

Presidente, tiriamo le somme, partiamo dalla fine
“Le cose sono andate per come dovevano andare, quelli che cambiano molto sono i rapporti tra le persone e l’etica. Il concetto di etica che per me è stato molto importante, quello di educazione, è stato un punto molto fermo. Oggi siamo ai panini ca meusa, che se li vogliono mangiare e buttare, quella che è venuta meno è l’etica. In molti si sono comportanti come incivili, hanno tradito anni e anni di progetti”.

L’altro giorno all’Ars tutti la chiamavano “Presidente”!
“È una specie di ingiuria che ti rimane a vita. L’Ars mi lascia un ricordo straordinario, abbiamo fatto un lavoro di alto livello, dal punto di vista politico e dell’amministrazione. Con un fermento culturale mai raggiunto prima. La Fondazione Federico II ha trasformato Palazzo Reale in uno dei punti di riferimento della cultura, non solo siciliana. Si sono interessati a noi una serie di figure culturali mondiali di primo livello”.

Se tornasse indietro, rifarebbe tutto quello che ha fatto?
“La gente mi dice: chi te l’ha fatto fare a far cadere Musumeci? Musumeci si stava comportando in maniera becera, ma non sono stato io a causare tutto quello che è successo. Se da un lato tu hai Musumeci che ti dice una cosa e fa l’opposto mezz’ora dopo, che non considera nulla delle cose importanti che gli proponi… Questa è una Regione che ha bisogno di intelligenza e Miccichè porta quello che abbiamo fatto cinque anni in assemblea. Questo è il contributo che posso dare alla politica, fare la Palermo – Messina in due anni ed era ferma da trent’anni. la Catania – Siracusa… Miccichè è questo. Il problema vero è la gestione clientelare degli assessorati, capisco di non poter fare parte di questo mondo. Mi dispiace che qualcuno immagini che invece voglia fare il guastatore”.

Che differenza c’è tra Schifani e Musumeci?
“Secondo me Schifani se ti dice una cosa la fa e te lo dice in faccia. Schifani ha tradito il rapporto tra me e lui, ha dimenticato quello che è stato fatto per lui, è stato bravo da parlamentare, da presidente del Senato. È stato un’altra persona rispetto a quello che ho conosciuto. Lui sa quello che è avvenuto a Roma e qualcuno gli ha dato una mano. Nel momento in cui avrebbe avuto la possibilità di ricambiare, non l’ha fatto. Ma mi ha detto subito di andare a fanculo. Ha tradito, eticamente, il rapporto che c’era tra noi. Musumeci mi prendeva in giro ogni giorno”.

Adesso come si sente?
“Io sono un uomo nato per essere felice. Oggi sono contento perché vedo sempre i fatti positivi. Sto cercando di capire quanti numeri posso cancellare dalla mia rubrica telefonica. Devo sapere con chi ricominciare domani. Oggi c’è stato il censimento dell’etica, per cui a questo punto so benissimo quali sono le persone con cui si può costruire, anche a livello di vita. Io ho iniziato con Canale 5 quando abbiamo costruito tanto. Abbiamo imparato tanto, poi errori se ne fanno, anche nel calcio”

Ha detto che si tira fuori da questa maggioranza?
“Io non mi tiro fuori da niente, non mi ci hanno fatto entrare, non hanno voluto che io stessi con loro, cosa mi metto a fare adesso, l’incazzato? Non mi conoscono, il mio atteggiamento sarà molto sereno, andrò poco in aula, lavorerò molto”.

Cosa bisognerebbe fare subito?
“Questi assessorati veramente non hanno più logica, non servono più. Lo dicevo ieri a Luca Sammartino, il suo assessorato all’Agricoltura è un assessorato che non ha più senso di esistere, perché è strumento di gestione clientelare. Non è che oggi l’assessorato fa una legge, non è che decide di far prendere delle decisioni che possono cambiare la vita dell’agricoltore regionale. Manca la visione generale che può esserci solo se il comandante ha una visione”.

Il criterio degli assessori deputati, cosa ne pensa?
“So che hanno una maggioranza abbastanza risicata e la mossa di Cateno è stata più a favore di Galvagno che di Schifani. La maggioranza è risicata, con dodici assessori sono a meno dieci. Nella passata legislatura senza le opposizioni non si portava a casa niente e quindi la difficoltà del lavoro fatto dall’Assemblea è stata garantire le opposizioni per fare passare le leggi. Non c’è stata neanche una legge, in cinque anni, approvata con trentasei voti di maggioranza. Neanche una. Siccome trentasei è il minimo, significa che se io non avessi avuto un rapporto con l’opposizione, per garantire la maggioranza, non sarebbe stata approvata neanche una legge. Non mi è stato riconosciuto questo, da questi che sono abbastanza scadenti. Cordaro e Musumeci non capivano quello che facevo con Cracolici: garanzie di esistenza, diversamente non avrebbero fatto votare neanche una legge”.

Che messaggio manda a Schifani?
“Non vuole i miei consigli e non glieli do. Posso darli a Gaetano Galvagno, è molto intelligente, lo ha già dimostrato. Fa parte della corrente di La Russa e di quelli che mi hanno fatto fuori, ma con me ha mantenuto un rapporto umano ed etico. Il primo è il mantenimento del rapporto con le opposizioni, anche in questa legislatura la maggioranza non è in condizione di vincere una sola votazione”.

Su Forza Italia si apre la partita dei coordinamenti regionali, la faranno fuori?
“Fosse per loro mi farebbero fuori anche fisicamente. Ma a me non mi ammazza nessuno. Io adesso so di quali persone posso conservare il numero di telefono. Io oggi sto studiando il futuro e non c’è dubbio che io, da questo momento, lavorerò, in maniera silente, per quanto mi riguarda, al nuovo futuro della politica. Io non credo che questa sarà una fase politica che durerà ancora molto”.

In ballo c’è anche il futuro di Forza Italia e, tra vent’anni, il dopo Berlusconi!
“Non ti permetto di parlare del dopo Berlusconi, neanche fra quarant’anni! Lui è un gatto. Non credo che abbia alcuna intenzione di mollare e il dopo Berlusconi non esiste. Quando c’è stato Michelangelo, nessuno ha lavorato al dopo Michelangelo. Senza Berlusconi non esiste alcunché. Non può esistere la famiglia Miccichè senza Miccichè. Parliamo di cose non possibili. Oggi bisogna studiare la politica. La domanda da farsi è cosa succede dopo i risultati di Renzi e Calenda. Questo tipo di legge elettorale ha ancora un senso? Io sono stato uno dei primi sostenitori del maggioritario. Certamente non possiamo mantenere un Paese in cui un anno sì e uno no, bisogna inventare un Draghi”.

Cosa ne pensa della Meloni?
“Certamente è molto brava. Non sono sicuro che possa essere in questa situazione sufficiente, ma è certamente molto brava. Deve avere la forza di rappresentare l’Italia non rispetto al suo passato, ma a un futuro da inventare. Sul suo passato non farei più la difesa di Predappio. La Meloni può tranquillamente andare avanti se dimostrerà che, facendo incazzare qualche nostalgico, farà apparire un Paese proiettato al futuro”.

Lo sa che due giorni fa qualche fedelissimo di Musumeci, qualche insospettabile, ha invocato il suo nome?
“Lo so, quando una persone ti stringe la mano per un accordo e poi non mantiene la parola, lo so che è sbagliato. Il sistema che è stato utilizzato da Musumeci spero che non sia lo stesso della Meloni”.

Prossima mossa?
“In Sicilia ne vedremo delle belle”.


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