CATANIA – Neppure le alte temperature della giornata odierna hanno fermato gli ex dipendenti e i sindacati dal tornare a discutere dell’annosa vertenza Myrmex. Oggi nel corso di un incontro in prefettura gli esponenti della Cgil e i rappresentanti degli ex dipendenti hanno ancora una volta ribadito le loro proposte per rilanciare il centro di ricerca, chiuso da oltre un anno, e non perdere le 60 professionalità messe alla porta dopo una vita di lavoro. Al tavolo erano presenti il vice prefetto Domenico Fichera, Giuseppe Caudo, componente del gabinetto del presidente Rosario Crocetta e Giuseppe D’Aquila, della Filctem Cgil. “Abbiamo fatto presente – ha dichiarato Margherita Patti, segretaria Cgil – alle parti la disponibilità manifestata da parte dell’imprenditore Roberto Giusti dell’azienda farmaceutica Prestafarma ad acquisire il laboratorio e inglobare allo stesso tempo tutti i lavoratori licenziati. Sarebbe una grande opportunità qui per Catania di fare impresa e dare ossigeno al tessuto economico”. I sindacati, insomma, non si arrendono nonostante quest’ultima possibilità sia già stata, almeno finora, scartata dalla proprietà.
Fermo restando inoltre la loro totale contrarietà all’altra ipotesi, ovvero che il centro venga rilevato dal CNR. “Abbiamo fatto mettere per iscritto – prosegue Patti – che occorre attivare un tavolo tecnico al Miur, per poter far capire che l’acquisizione da parte del CNR dell’immobile non si rivelerebbe un affare per nessuno. E ostacola inoltre la risoluzione della vertenza poiché il CNR vorrebbe utilizzarlo come sede ( e non per attività di ricerca) con le modalità che purtroppo appaiono già chiare e che di certo non includono tutti gli ex lavoratori e la storia dei ricercatori Myrmex”. Sulla stessa lunghezza d’onda è Giacomo Rota, segretario generale della Cgil etnea che al termine dell’incontro ha commentato come “La vertenza Myrmex sia una vicenda divenuta infinita. Per la sua risoluzione, lo ribadiamo da tempo, occorre che tutti gli attori coinvolti facciano la loro parte. È necessario in questa fase definire i rapporti con questo nuovo imprenditore, Giusti, interessato all’acquisizione del centro e impedire che l’avvocato Calvi possa in qualche modo ostacolare i tentativi messi in atto da parte nostra per recuperare i lavoratori”, ha detto infine Rota.
L’imprenditore Giusti, proprietario dell’impresa operante in Tunisia, è già stato presente all’incontro svoltosi in prefettura lo scorso 20 luglio per illustrare la sua proposta economica di acquisizione del centro che ammonterebbe intorno ai 5 milioni di euro, cifra ben al di sotto dunque (meno della metà) di quanto richiesto invece dal socio unico della Myrmex, Gian Luca Calvi. L’avvocato pavese aveva infatti fissato la vendita del laboratorio al corrispettivo di 13 milioni di euro. L’ultima parola spetta dunque al presidente della Myrmex (azienda con sede nel milanese specializzata nella vendita di protesi ortopediche) che assente nel corso degli ultimi incontri ha però inviato una lettera nella quale avrebbe affermato di considerare ormai definitivamente chiuso il caso catanese della vertenza Myrmex.
Ma i sindacati inoltre continuano ad insistere perché la Regione impugni la famigerata delibera del 5 agosto 2011 che prevedeva l’acquisizione del centro a un euro. Delibera nel fatti però mai attivata a causa della mancata applicazione da parte della stessa Regione dell’accordo di programma stipulato all’epoca della cessione avvenuta fra Pfizer e Myrmex.
UN PASSO INDIETRO. Il centro di ricerca era stato ceduto dalla Pfizer alla Myrmex nell’estate di sei anni fa. Calvi lo acquisì al costo simbolico di un euro. La giunta regionale dell’ex presidente Raffaele Lombardo assunse la delibera 189° del 5 agosto del 2011 (mai attuata) sulla scorta del piano industriale presentato all’epoca dalla società Myrmex. Secondo i contenuti di quell’atto regionale, la Regione (con il M.I.S.E, M.I.U.R e Invitalia) avrebbe dovuto predisporre finanziamenti pubblici a sostegno del progetto di sviluppo del centro di ricerca ceduto alla Myrmex, società, quest’ultima, che a sua volta aveva, invece, fra gli obblighi quello di salvaguardare il livello occupazionale almeno per i primi tre anni a decorrere dall’acquisizione. Cosa che è avvenuta. L’accordo di programma era garantito dall’impegno a cedere a un euro, in caso d’inadempimento da parte della Myrmex, alla Regione l’intero stabilimento catanese. L’acquisizione del laboratorio comprendeva inoltre anche tutti i progetti di ricerca finanziati dal ministero della Ricerca e dell’istruzione. La società Myrmex risulta infatti abbia percepito dal Miur diverse somme erogate proprio in virtù dei citati progetti. I lavoratori nel corso degli anni hanno sempre affermato di non aver mai praticamente lavorato all’interno del laboratorio. Il progetto del centro di ricerca era insomma nato sotto le più rosee aspettative con tanto di delibera che ne garantiva la crescita per gli anni futuri. L’epilogo è stato decisamente differente. E da oltre un anno i lavoratori sono a spasso senza uno stipendio.