04 Giugno 2018, 05:07
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CATANIA – Uno stabilimento fermo, un imprenditore disposto a investire, una proprietà che sembra disinteressata, così come la politica che tanto potrebbe fare. Ha le sembianze di un paradosso, la vicenda Myrmex, il laboratorio di eccellenza venduto dalla Pfizer nel 2011 e da allora fermo. Il nuovo proprietario, Gianluca Calvi, non sembra volerne fare alcunché. Eppure c’è un imprenditore italo – libanese che lavora in Turchia, Roberto Giusti, che vorrebbe acquistarlo, riavviarlo, ingrandirlo, assorbendo macchinari e tutta la forza lavoro dell’ex laboratorio di ricerca per proseguire l’attività e implementare con la produzione di farmaci. Ma non può. Non riesce a interloquire con alcuno degli attori coinvolti. Ne ha scritto già LiveSicilia: era il 2017 e al governo della Regione siede Rosario Crocetta. Che tramite il suo collaboratore catanese, Giuseppe Caudo, sembra molto interessato all’affare.
Una delibera, la 189/2011, sulla salvaguardia occupazionale dei lavoratori Myrmex, sarebbe sempre stata sul tavolo della presidenza, ma mai resa esecutiva. Giusti viene in Italia un paio di volte, ma non riesce neanche a visitare lo stabilimento – quello che dovrebbe acquistare con vantaggio di tutti. Trova i lucchetti chiusi. Gli viene consegnata solo une planimetria. L’ex presidente Crocetta non lo riceve mai, al contrario dell’ex assessore Lo Bello a cui l’imprenditore consegna un piano industriale, ma non succede comunque nulla. L’ unica nota positiva è la convalida della prima delibera con la successiva 484/2017 fatta in extremis dal governo Crocetta nella quale l’imprenditore Calvi viene dichiarato inadempiente, rendendo così e effettiva la 189/2011 che recita: “l’imprenditore dichiarato inadempiente dovrà restituire l’intero compendio acquisito ad 1 euro dalla Pfizer, alla Regione Siciliana o ad un soggetto dalla stessa indicato”.
Nel novembre le elezioni e il cambio della guardia a Palazzo d’Orleans. Il presidente adesso è Nello Musumeci. La trattativa deve dunque ripartire. Il 28 dicembre, dopo incessanti richieste, il Presidente incontra i lavoratori e da’ disposizione a Ferrara, direttore delle attività produttive a Palermo, di contattare Giusti per sapere se fosse ancora interessato. Nulla di tutto questo viene però fatto. Viene anche fissato un nuovo incontro con i lavoratori subito dopo l’Epifania, ma non si tiene. Sebbene l’acquisto da parte di Giusti avrebbe la conseguenza di mantenere un’industria in territorio siciliano, di vederla progredire, tessere rapporti con l’estero. L’idea di Giusti è fare ripartire il laboratorio farmaceutico e farne uno dei più grandi d’Italia, il più grande del meridione. Sei milioni sono pronti. Ma l’affare non procede. Musumeci non incontra Giusti.
I lavoratori, negli anni, hanno avuto modo di sentire le istituzioni, sindaco, prefetto, presidente della Regione, “che però dopo le proteste e le richieste, sembrano dileguati nel nulla”, denuncia la lavoratrice Orsola Giampiccolo, non riuscendo quindi ad arrivare alla fine del tunnel. In questi anni, Gianluca Calvi, attuale proprietario del laboratorio, tratta solo con il CNR per una vendita di circa 11.5 milioni di euro, trattativa che grazie alle proteste degli ex ricercatori e all’esistenza delle delibere alla Regione, non va in porto. A questo punto, interviene l’assessore alla Sanità, Ruggero Razza, che offre al CNR lo stabile dell’ Ospedale Santo Bambino – in via di dismissione – dietro vincolo dell’assunzione dei 33 lavoratori rimasti, impresa temporalmente lunga e di difficile realizzo. Il CNR però rifiuta (come conferma lo stesso assessore su Facebook).
La preoccupazione dei lavoratori monta, qualcuno pensa che la richiesta di vendita al CNR fosse fittizia e che il laboratorio nel 2019 poterbbe restituito dal Calvi alla Pfizer. E che dunque tutta l’operazione possa essere una sorta di montatura, per consentire a Calvi di fare il “lavoro sporco”, ossia il licenziamento dei lavoratori. “Pfitzer non poteva non sapere che il core business della Myrmex era la commercializzazione di protesi ortopediche – afferma ancora Gianpiccolo – e che la stessa era completamente avulsa alla ricerca farmaco-tossicologica, core business del laboratorio”. Come confermerebbe il fatto che negli anni, i ricercatori sono stati tenuti nella più completa inerzia, con conseguente denuncia alla Procura (come ha riportato un’inchiesta del Fatto Quotidiano).
In questa inerzia, sono i lavoratori a ricontattare Giusti chiedendogli di non mollare e di proseguire nel suo intento. Si riesce a fare avere un’incontro con l’assessore Razza che però rimanda a ulteriore incontro. Giusti decide di non cedere: l’alternativa è investire ugualmente in Sicilia, ma a vantaggio di privati. Un’occasione, d’oro, che andrebbe sprecata. I lavoratori, stanchi di aspettare una data di incontro con il Presidente Musumeci, hanno intercettato il Presidente in un incontro elettorale invitandolo a dare al più presto una data di convocazione. Data che si dovrebbe conoscere entro oggi. Un’opportunità che, se dovesse sfumare, potrebbe portare i lavoratori a rivolgersi direttamente alla Procura della Repubblica di Catania affinché “dopo ben 5 anni di lotta e prese in giro – conclude Gianpiccolo – si possa fare una indagine completa sui fatti e quindi avere finalmente Giustizia”.
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04 Giugno 2018, 05:07