Nasce il governo, esplode Articolo 4 | Domani il test della sfiducia - Live Sicilia

Nasce il governo, esplode Articolo 4 | Domani il test della sfiducia

Il rimpasto causa una vera e propria scissione nella forza politica di Leanza e Sammartino. E adesso gli "scontenti" potrebbero votare la mozione contro Crocetta. Il Pd ritrova l'unità e la scelta di Cleo Li Calzi sembra essere gradita anche all'Mpa.

 

Dopo il rimpasto
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PALERMO – “Tutti hanno guadagnato qualcosa, tranne noi”. Lo strappo è tutto lì. Ed è di quelli seri. In quei minuti, il presidente della Regione Crocetta ufficializza la composizione della sua giunta, e un deputato di Articolo 4 commenta deluso: “E noi?”. Quella delusione è la delusione di una buona parte del gruppo fino a oggi guidato da Lino Leanza e Luca Sammartino. Un gruppo che sta, inevitabilmente, per implodere, dopo i fatti del rimpasto. Una scissione in atto, a poche ore dalla mozione di sfiducia. “Non siamo più in maggioranza”, insistono gli scontenti di Articolo 4, che contestano il modo col quale sono state portate avanti le trattative sulla giunta, prima ancora del nome, quello di Nino Caleca, che però qualcuno sarcasticamente considera “un noto esperto di Agricoltura”.

Era inevitabile. Il Crocetta ter avrebbe lasciato per terra dei cocci nuovi, mentre incollava quelli che univano il Pd, ritrovatosi compatto, adesso, attorno a quattro nomi a sorpresa. Nomi che, insieme a quelli proposti dalle altre forze politiche, certamente accrescono lo spessore della giunta di Rosario Crocetta. Dove torna a fare capolino Mariella Lo Bello. Ex assessore ed ex segretaria particolare del governatore.

Ma questo governo verrà subito testato. Domani, ore 16, è prevista la discussione della mozione di sfiducia a Crocetta. Una mozione che parte da 40 firme. Ma che, dopo il rimpasto, potrebbe veder crescere la lista dei deputati pronti a staccare la spina. E siamo sempre lì. Alla rottura consumatasi in Articolo 4. “Siamo usciti massacrati”, raccontano i deputati. E il motivo è molto chiaro. La forza politica aveva presentato al governatore una duplice richiesta: la conferma di Paolo Ezechia Reale all’Agricoltura e un secondo assessorato. Anche nel rispetto della crescita numerica all’Ars di un gruppo che ha toccato “quota undici”. E invece, ecco che dopo la decisione del quasi totale azzeramento, che ha coinvolto anche la “favorita” del presidente, Nelli Scilabra, la difesa di Reale appariva impossibile. Rimaneva sul tavolo, però, la richiesta di due deleghe. Una delle quali, alle Risorse agricole, appunto. E invece, neanche questa richiesta è stata accolta. Confermata l’unica delega, il gruppo ha dovuto scegliere un nuovo nome. E a quel punto ecco consumarsi lo strappo. “Non siamo più in maggioranza”, dicono almeno quattro, cinque parlamentari di Articolo 4, guidati dal capogruppo Luca Sammartino. Ma potrebbero essere di più. Il numero che serve per arrivare ai fatidici “46”.

E la rabbia è legata anche ai risultati “portati a casa” dalle altre forze politiche. L’Udc, ad esempio, ha confermato due assessori in giunta, che si aggiungono alle cariche dei centristi all’Ars (a cominciare dal presidente Ardizzone, ovviamente). Oltre alla conferma delle Infrastrutture, ecco la seconda delega, e potrebbe essere quella degli Enti locali o dell’Energia. Uno degli assessorati, quest’ultimo, che Crocetta avrebbe voluto tenere per sé. Il partito si è impegnato fino all’ultimo per difendere la posizione di Nico Torrisi. Quando si è compreso che sarebbe stato un tentativo infruttuoso, ecco il “colpo di teatro”. Non volete l’assessore? E noi scegliamo il capo della sua segreteria tecnica, Giovanni Pizzo. Insieme a lui, ecco Marcella Castronovo. Il Pdr di Totò Cardinale, tra i più attivi in queste settimane nell’opera di ricucitura tra le diverse anime della maggioranza, ha giocato fin dall’inizio a carte abbastanza scoperte. Maurizio Croce al Territorio era la richiesta, ed è stata soddisfatta. Un saltello in avanti per i Riformisti, considerato anche il maggiore peso della delega. Il rientro di Mariella lo Bello, invece, è una scelta presa in prima persona dal presidente Crocetta e condivisa col “suo” Megafono. Scelta surreale, al di là del valore di un ex assessore apprezzato anche da esponenti di opposizione, se si pensa che l’azzeramento ha travolto personalità in giunta da pochi mesi (Reale, Torrisi, Furnari) o addirittura settimane (Gerratana) per riaprire le porte a chi, al governo, è stato per circa un anno e mezzo, prima di transitare dagli uffici di gabinetto del presidente.

Alessandro Baccei all’Economia interpreterà invece il ruolo di “commissario”. La longa manus romana sui conti disastrati della Regione siciliana. Uno dei “prezzi politici” che il presidente ha dovuto pagare, insieme al “sacrificio” degli assessori a lui più vicini (Scilabra in primis) per ricompattare il partito e beneficiare della copertura della segreteria romana.

Un capitolo a parte, ovviamente, merita il Partito democratico, che ha puntato su quattro nomi a sorpresa e dal curriculum certamente assai ricco. Anche le possibili deleghe rafforzano le scelte dei democratici, con assessori che potrebbero essere piazzati in settori assai congeniali. È il caso di Antonio Purpura, docente di Economia del Turismo che potrebbe succedere a Michela Stancheris. Per lui, anche qualche esperienza di consulente dell’ex presidente della Provincia di Palermo Giovanni Avanti. Sebastiano Caruso, docente di diritto del Lavoro invece potrebbe andare a guidare proprio l’assessorato Lavoro e famiglia. Vania Contrafatto si gioca la delega all’Energia, ma potrebbe anche guidare gli enti locali. Cleo Li Calzi, invece, che potrebbe andare ai Beni culturali, oltre a possedere una largamente riconosciuta esperienza sull’utilizzo dei Fondi strutturali, sembra essere gradita, considerata la sua esperienza di capo della segreteria tecnica di Raffaele Lombardo, anche all’Mpa. Un “gradimento” che potrà essere testato subito. Già domani. Quando giungerà in Aula la mozione di sfiducia a Rosario Crocetta. Che parte da quaranta (voti). Per arrivare chissà dove.


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