PALERMO – “A posto… significa che praticamente qua dentro non verrà più nessuno… perché praticamente siamo d’accordo tutti… due a Pasqua più due a Natale ovvero… ma significa la pace però… la pace significa la pace assoluta … e ti levi questo pensiero …”. Era la “promessa” di una serenità da pagare a caro prezzo quella con cui gli esattori del pizzo avevano tentato di estorcere due tranche da duemila euro l’uno a Natale Giunta. Lo chef che si è ribellato al pizzo, nel giorno della Pasqua e a distanza di poco più di un mese dall’arresto di Antonino Ciresi, Maurizio Lucchese, Alfredo Perricone e Giuseppe Battaglia, lancia un appello a chi rischia di finire nel tunnel infernale del racket.
“Non pagate né a Natale, né a Pasqua e né mai. La serenità non è quella che si conquista subendo le pressioni di queste persone, ma alzando la testa e rifiutando i loro metodi”. Lo chef che ha partecipato alla trasmissione “La prova del cuoco” di Antonella Clerici, col senno di poi dice di sentire lo Stato vicino e di vivere di sensazioni positive. “La paura purtroppo blocca molti imprenditori, molti commercianti – dice Giunta – ma quella che io oggi avverto è una vicinanza dello Stato che mi fa sentire al sicuro.
Sono davvero felice – continua – di poter dire di non essermi mai sentito solo dopo la mia scelta. Lo Stato è al mio fianco e deve esserlo con tutti coloro che cacciano via dai loro negozi, dalle loro aziende gli uomini del pizzo. Le scelte coraggiose vanno premiate. Un’aria di cambiamento si comincia comunque a respirare, ne sono una dimostrazione anche gli ultimi arresti”.
Lo chef si riferisce alle denunce di un altro imprenditore iscritto a Confindustria, che ha fatto arrestare i propri aguzzini, Giovan Battista Barone, 49 anni, ed Emilio Pizzurro, di 54. E ancora, ai due professionisti, un commercialista ed un avvocato palermitani, che hanno raccontato ai carabinieri di avere subito un tentativo di estorsione. In questo caso a finire in manette è stato Gaspare Messina, che si era presentato nei due studi professionali dicendo di dover raccogliere i soldi per gli amici carcerati di via Montalbo.
“Probabilmente – dice lo chef – la ribellione di comemrcianti e imprenditori fa adottare nuovi metodi a Cosa nostra, che prova a prendere di mira anche i professionisti. Ma sono sicuro che in molti seguiranno l’esempio di chi ha denunciato, perché rifiutare questi atti vuol dire salvaguardare la propria dignità, sia di uomini che di lavoratori onesti. Dobbiamo unirci, isolare loro. Oggi più che mai – conlcude – l’unione fa la forza”.