Giunta e il suo presunto estorsore | Caos, urla e rissa in tribunale - Live Sicilia

Giunta e il suo presunto estorsore | Caos, urla e rissa in tribunale

Lo chef antimafia ha ribadito di avere incontrato due volte Maurizio Lucchese, una al suo ristorante di via Enrico Albanese, l'altra in via Siracusa. Dopo la chiusura del faccia a faccia è stato riascoltato un altro degli imputati, Giovanni Rao. Fuori dall'aula i suoi parenti hanno dato vita al caos.

PALAZZO DI GIUSTIZIA
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PALERMO – Si è concluso il confronto presso la terza sezione penale del Tribunale di Palermo, tra lo chef Natale Giunta ed uno dei suoi presunti estorsori, Maurizio Lucchese. Giunta ha ribadito di avere incontrato, il 29 novembre 2011 Lucchese – attualmente in carcere – che gli avrebbe chiesto per la seconda volta di incontrare alcuni “suoi amici”. Lucchese è d’altro canto rimasto fermo nella sua posizione: “L’ho incontrato in altre occasioni, ma non quel giorno”, ha detto. Giunta ed io ci siamo visti spesso – ha proseguito – ci salutavamo ogni volta che ci vedevamo per caso, ma non quel giorno in via Siracusa”.

A seguire, il dibattimento in cui è stato riascoltato Giovanni Rao, anche lui a processo per estorsione nei confronti dello chef. L’imputato ha reso dichiarazini spontanee ribadendo la sua innocenza: “Soffro da dieci mesi – ha detto – non so più cosa fare, la notte non dormo, ho problemi respiratori. Non avevo bisogno di chiedere soldi a Natale Giunta, poco tempo prima avevao anche venduto un appartamento. Soffro io, soffre tutta la mia famiglia e vi ripeto che in tutta questa vicenda non c’entro niente. Oggi Giunta manco mi ha guardato, perché non ci eravamo mai visti. Il giudice ha rigettato la richiesta del difensore Giovanni Castronovo di effettuare gli accertamenti sulle celle telefoniche intercettate dal cellulare del suo cliente per capire se Rao si trovasse negli uffici dello chef quel giorno. “Ho parlato del telefonino – ha dichiarato l’imputato – perché lo avevo sempre appresso, si può vedere dove ero il 2 marzo perché lo portavo sempre con me. Se non l’avessi avuto addosso sarebbe stato come non indossare le scarpe. Io sono sicuro al cento per cento che non ero da Giunta quel giorno. Sono dieci mesi che soffro, non ce la faccio più, la notte non dormo. Dieci mesi sono come dieci anni”.

Al termine del dibattimento il Tribunale ha annunciato di respingere tutte le richieste della difesa e ha rinviato per la discussione finale. A questo punto, i suoi familiari con al seguito anche bambini in passeggino hanno urlato e inveito, colpito le transenne, si sono gettati per terra seminando il panico al secondo piano del palazzo di giustizia.  Appena usciti dall’aula hanno lanciato le panchine e sferrato pugni contro alcune grate, dando vita ad una rissa con i carabinieri presenti nel corridoio.

Il figlio di Rao, Vincenzo, sulla sedia a rotelle dopo un incidente, si è buttato per terra e i parenti hanno inscenato un sit in davanti l’aula, urlando. A protestare, anche un’altra parente dell’imputato, incinta. “Non abbiamo intenzione di andarcene – hanno detto – cosa dobbiamo fare per dimostrare che Rao è innocente? Giunta ci ha rovinato, è un truffatore e Addiopizzo si è arricchita con questo. Non si pagano i debiti tentando la scalata antimafia – ha urlato più volte la madre di Rao. non avevamo bisogno di soldi, non ce ne facevamo niente dei soldi di Giunta, se vuole glieli diamo noi a lui”.

Lo chef, contattato dopo quanto successo in tribunale: “Oggi non è il caso. Certe cose non meritano nemmeno di essere commentate”.


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