CATANIA. Colpo di scena al processo per l’omicidio della piccola Laura Russo, la dodicenne di San Giovanni La Punta uccisa nel sonno dal padre, nell’agosto del 2014. La Corte d’Assise di Catania, presieduta da Maria Concetta Spanto, ha disposto infatti una nuova perizia psichiatrica per Roberto Russo. Una svolta giunta dopo l’escussione in aula di Maurizio Nicolosi, psichiatra all’ospedale Cannizzaro di Catania, il primo a visitare l’imputato dopo l’omicidio. Il medico, incalzato dalle domande del difensore di fiducia di Russo, Mario Brancato, ha riferito in aula che i racconti del paziente, da poco ricoverato in ospedale, risentivano di un’atmosfera negativa e più nello specifico facevano riferimento a fatture subìte. Un quadro clinico confuso che ha spinto il medico a somministrargli, seppur a basso dosaggio, un antipsicotico. Dal primo colloquio sarebbero emerse suggestioni provenienti da ideazioni fantastiche, da un mondo magico. Il pubblico ministero Agata Santonocito chiede di ripercorrere il diario clinico del paziente, compilato dal teste. Emerge così che il giorno successivo al ricovero, il 23 agosto, Roberto Russo sarebbe stato cosciente, vigile e collaborante. Evidenziata anche un’amnesia lacunare in fase autoprotettiva. Lo psichiatra decide di non forzare, almeno in quella fase, i meccanismi del ricordo. E’ quattro giorni dopo, il 27 agosto, che, nonostante il netto miglioramento delle condizioni generali, il paziente torna a fare riferimenti a malefici subiti. Lo psichiatra annota nel diario: “Elementi religiosi e credenze superstiziose si mescolano. Non riesce a dare alcuna significazione logica, riportandola ad una mavarìa subìta”. Emerge anche una frustrazione per la crisi del rapporto coniugale. Una settimana dopo nei racconti dell’imputato tornano ancora allusioni a esorcismi, fatture e rituali magici. Russo riesce però a ricostruire meglio gli accadimenti e racconta di aver agito con la fantasia di voler infliggere sofferenza alla moglie.
Accoglie con soddisfazione la decisione della Corte, Mario Brancato, difensore di fiducia di Roberto Russo. “Noi abbiamo contestato – dichiara il legale – il modo in cui è stata svolta la perizia, in un unico colloquio di 45 minuti, troppo poco per decidere se un soggetto è capace di intendere e di volere o meno. Abbiamo contestato anche che non erano stati depositati i test per intero e, più in generale, il modus operandi dello psichiatra Gaetano Sisalli, in quanto si era visto che non aveva tenuto conto di alcuni elementi essenziali che oggi sono emersi in maniera forte dalla dichiarazione del teste, il dottor Nicolosi, che è stato il primo psichiatra a visitare il Russo. Già il nostro consulente di parte – prosegue Mario Brancato – la professoressa Saraceno, aveva anticipato che vi erano degli errori nella perizia di Sisalli. La Corte oggi, disponendo una nuova perizia, ha accolto la richiesta della difesa, ritenendo insufficiente quanto già fatto in sede di incidente probatorio. Verranno quindi nominati un perito psichiatra ed uno psicologo affinché si possa riesaminare, alla luce di tutti gli sviluppi che ci sono stati, se Russo era capace o meno di intendere e di volere o se la sua capacità era comunque grandemente scemata. Dalla lettura più attenta della cartella clinica è emerso che Russo aveva anche delle crisi mistiche e religiose, atteso che parlava di cerchio magico, di presenze diaboliche e di mavarìe. Dati tutti questi – conclude il legale – stranamente ignorati dal professore Sisalli”.
Lapidario il commento del legale di parte civile, Giuseppe Lo Faro. “Il processo penale – ha detto – obbedisce ad un fine di verità”. Il 10 aprile sarà conferito l’incarico peritale.
