Nella terra| delle pastoie burocratiche - Live Sicilia

Nella terra| delle pastoie burocratiche

La Sicilia potrebbe camminare al passo con le altre regioni, almeno in alcuni settori, e invece va a rotoli ed è economicamente disastrata. Ecco il perchè...

Le città di Verona e Padova guadagnano dal turismo, ben dieci euro l’anno per ogni cittadino. Sarebbe la normalità in una nazione a vocazione turistica come l’Italia.

La Sicilia, e lo dice l’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei, si attesta al nono posto in Italia per numero di presenze turistiche. Quella che viene definita da qualche secolo come la regione chiave d’Italia, soffre nell’unico settore in cui dovrebbe svettare. Il grande scrittore tedesco Goethe sosteneva che la Sicilia è la regione senza la quale “l’Italia non lascia immagine alcuna nello spirito”. Oggi queste espressioni suonano ormai un po’ patetiche, malinconiche. Ci parlano nostalgicamente di una terra che non riconosciamo e che forse non abbiamo mai conosciuto.

La nostra regione va a rotoli ed è economicamente disastrata, tale è la realtà di questi giorni. Non funziona nulla e di conseguenza non funziona neppure il turismo. Perché? Ho qualche idea. Se nelle regioni del nord Italia deve essere restaurato un monumento, ci si impiega all’incirca un anno. Passato quel periodo, l’edificio, la scultura, il museo, sarà pronto per accogliere i turisti. In Sicilia, si impiegano più o meno dieci anni per un restauro…

Tutto dipende dagli uffici pubblici da cui passano le pratiche. Procedimenti lentissimi, che ingolfano tutta la macchina amministrativa, persa in rivoli di episodi pirandelliani (quando sono divertenti) o semplicemente, e pesantemente, frustranti.

I cinque milioni di onesti e laboriosi cittadini siciliani spendono per il personale regionale una cifra che secondo la corte dei conti rappresenta una delle voci più critiche di quelle in bilancio. I dipendenti regionali di ruolo nelle varie divisioni sono ben 17.538, per un costo totale di 1,6 miliardi di euro.

Per restare al turismo (ché ci sarebbero ancora la formazione, la sanità ecc.), al “dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana” si contano 254 dirigenti. Ma vanno ancora aggiunte le sovrintendenze, veri mostri storici del clientelismo siciliano. Nella sovrintendenza di Catania troviamo 241 dipendenti, in quella di Palermo 340, in quella ennese 80. Mettiamoci poi tutto il personale insoddisfatto e annoiato che troviamo a sbigliettare nelle entrate di musei, gallerie, parchi, biblioteche. Non è il caso qui di riprendere nel dettaglio le giuste polemiche sui musei siciliani. Sull’assenza di una pianificazione adeguata, di una comunicazione adeguata, di infrastrutture adeguate. Ciò che non sembra mai essere inadeguato è il numero incredibile di dipendenti. Faccio solo un esempio, ormai diventato un classico del genere: al museo del Satiro di Mazara lavorano 25 persone per 250 metri quadrati. Ovviamente distribuite con turni che a giudicare dal rapporto dipendenti per metro quadrato, devono essere bizzarri.

Come al solito, in Sicilia quando si parla di impiego pubblico non è il personale a mancare, ma la competenza diffusa, la voglia di lavorare e cambiare davvero le cose.

Informo il lettore che questo è solo il primo capitolo di una lunga serie. E’ quanto mai necessario tornare sull’argomento, battere sulla disfunzione endemica della pubblica amministrazione in Italia, non dimenticando, neppure per un attimo, che la nostra nazione va a rotoli soprattutto a causa della condotta diffusa e decennale dell’amministrazione pubblica, spesso corrotta e ancora più spesso infingarda.

 

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