CATANIA – Per un motivo tecnico il processo è stato rinviato al 10 novembre. Servirà dunque aspettare quella data per entrare nel vivo del processo ordinario scaturito dalla maxi inchiesta antimafia “Nero Infinito” che vede alla sbarra il capomafia dei Carcagnusi Sebastiano Mazzei e i suoi sodali ed ex organici Franco Raciti, Sebastiano D’Antona e Lucio Stella.
Un’indagine coordinata dal pm Rocco Liguori e condotta dalla polizia che parte dalle dichiarazioni dell’imprenditore Antonio Chiaramonte, oggi entrato nel programma di protezione riservato ai testimoni di giustizia. Il produttore cinematografico era piombato in un doppio film dell’orrore, con un cappio al collo firmato dai Ceusi di Picanello (i suoi usurai) e un altro con l’effige dei Carcagnusi (i suoi estortori). Lo stralcio abbreviato è terminato con la condanna dei Piacenti in primo grado. Il processo ordinario servirà a riproporre passo dopo passo l’incubo di Chiaramonte che contatta i Carcagnusi in un tentativo disperato di liberarsi dei Ceusi. Una scelta che però servirà solo a farlo sprofondare di più nelle sabbie mobili.
Chiaramonte aveva chiesto un prestito usuraio ai Piacenti. Quando non riesce a pagare le rate si mette in contatto con Franco Raciti che avrebbe dovuto assolvere il ruolo di paciere, facendo azzerare la parte degli interessi. Da quel momento però i Carcagnusi pretendono il pagamento della protezione per le diverse attività di Chiaramonte: 500 euro per un ristorante, altri 500 euro per un “cavallo di ritorno”. Negli ultimi anni sarebbe diventato protagonista il capomafia Nuccio Mazzei.
