ANKARA – Il dialogo tra Siria e Turchia è ai minimi storici da oltre un anno, ma quello che arriva oggi dalla capitale turca è un ulteriore segnale di chiusura al dialogo. Dopo il forte dispiegamento di truppe armate turche a presidio del confine, infatti, arrivano anche le parole del ministro degli esteri di Ankara, Ahmet Davutoglu, che ha riportato la ferma intenzione del suo governo di non aprire un dialogo con un regime che, sempre a detta di Davotoglu, avrebbe continuato a spargere il sangue del proprio popolo anche durante la tregua dettata dalla celebrazione islamica del Sacrificio.
Una delle ricorrenze più importanti del calendario musulmano. Fonti vicine agli oppositori del presidente Assad hanno riportato dei dati relativi alle vittime dei raid siriani durante la festa, che dura quattro giorni, con oltre 400 morti nelle più grandi province del paese arabo.
Sempre più complicato anche il compito delle associazioni umanitarie e della Luna rossa siriana. La campagna di repressione di Assad non si ferma. Nonostante l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari, Ocha, sottolinei il rischio che il numero delle vittime possa salire addirittura a 4 milioni contro gli attuali 2,5. Questo a causa della stagione invernale che in alcune zone della Siria è particolarmente rigida ed avrebbe effetti devastanti sui 1,2 milioni di sfollati, non si fermano i bombardamenti e le incursioni dei caccia siriani.