La casa di cura Candela di Palermo interviene nuovamente sulla vicenda del neonato morto sabato scorso, subito dopo il parto, contestando la ricostruzione dei genitori del bimbo che hanno denunciato presunte “negligenze” nell’assistenza e ribadendo che il decesso non sarebbe da imputare a responsabilità “medico professionali”. “Nel più ampio rispetto e comprensione del dolore dei familiari – si legge in una nota – ci si vede costretti a contestare le dichiarazioni rese, emotivamente, dagli stessi. Nella struttura, infatti , erano presenti, così come immediatamente rilevato dall’Autorità giudiziaria, l’equipe ginecologico – ostetrica composta da due medici specialisti, l’anestesista, la neonatologa, la puericultrice e l’ostetrico, oltre il personale infermieristico, nel pieno rispetto dei parametri stabiliti dalla normativa vigente”. La casa di cura “tiene a precisare che si è proceduto al parto naturale nella più ampia condivisione dei medici che hanno assistito la paziente e nel pieno convincimento che non sussistevano i presupposti perché potesse giustificarsi il ricorso al parto cesareo. in piena coerenza con quanto previsto nelle Linee guida ministeriali”. La direzione sanitaria si dice “convinta che il decesso non possa imputarsi a cause dipendenti dalla funzionalità della struttura organizzativa, medica e infermieristica della Casa di cura e attende, serenamente, l’esito degli accertamenti medico legali in corso, peraltro, immediatamente richiesti dalla stessa Casa di cura”. La clinica Candela rileva infine che negli ultimi dieci anni “ha espletato più di 10 mila parti, non registrando alcun caso di mortalità perinatale , a fronte di un dato nazionale pari all’1,71 per mille nati e ciò grazie ad un’organizzazione sanitaria che ha sempre garantito un’assistenza di altissima qualità”.
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