Amia, respinto il concordato del Comune| Orlando: "Nascerà una nuova azienda" - Live Sicilia

Amia, respinto il concordato del Comune| Orlando: “Nascerà una nuova azienda”

Il tribunale respinge il concordato preventivo per l'Amia e scoppia una nuova guerra fra il sindaco Orlando e i commissari. Intanto il Comune pensa a una nuova società, da far nascere in estate, che garantisca lavoratori e servizi.

Il tribunale sull'amia
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PALERMO – L’Amia è ormai a un passo dal fallimento. Anzi, secondo il sindaco Leoluca Orlando lo è già di fatto e una nuova bomba rischia di esplodere all’ombra di Palazzo delle Aquile con oltre 2500 dipendenti in apprensione per il proprio futuro, anche se il primo cittadino è pronto a creare una nuova azienda che si faccia carico dei servizi e dei lavoratori. Ma andiamo con ordine.

Questa mattina è arrivata la tanto attesa sentenza del tribunale fallimentare, chiamato ad esprimersi sulla proposta di concordato preventivo elaborata dal liquidatore Baldassarre Quartararo, nominato dal Comune, e che aveva ricevuto il via libera dei commissari e del ministero. Peccato, però, che la sentenza non sia stata di certo positiva: i giudici hanno infatti respinto il concordato, non credendo alla possibilità che il piano quadriennale di azzeramento dei debiti, fondato anche sul 49 per cento delle azioni Amg, sul palazzo La Rosa e sui crediti vantati verso l’Ato 1 e l’Ato 4, fossero sufficienti.

Una bocciatura che ha investito piazza Pretoria e la sua “apprezzabile manifestazione di intenti” che però non è bastata a convincere i giudici della bontà del piano, come non è bastato il documento firmato da Orlando a febbraio con cui si impegnava a garantire l’equilibrio finanziario dell’azienda. Ma il tribunale ha provveduto anche a elencare le ‘mancanze’ imputate dai commissari a Palazzo delle Aquile: dal mancato adeguamento del contratto di servizio al mancato trasferimento di 170 operai all’Amap, passando per l’assegnazione dei fondi Fas alla Protezione civile anziché alla società per la realizzazione della sesta vasca.

Richieste a cui il sindaco ha risposto picche, chiedendo invece a più riprese l’intervento della magistratura, della Corte dei Conti e del ministro Corrado Passera e puntando oggi il dito contro i tre commissari accusandoli di non aver fornito al tribunale tutta la documentazione necessaria. “L’azienda è di fatto fallita, manca solo l’atto ufficiale”, ha tuonato il primo cittadino, visto che i giudici non hanno sancito il fallimento dell’azienda, cosa che potrebbe avvenire qualora questi portino i libri in tribunale oppure alla scadenza del loro mandato il 27 luglio.

“Mentre il Comune ha fatto tutto quanto di sua competenza – ha proseguito il sindaco – i commissari non hanno depositato tutta la documentazione indispensabile, non hanno dato al Tribunale elementi sufficienti perché fosse chiara l’effettiva situazione dell’azienda. Hanno presentato dati negativi e non aggiornati tali da escludere la salvezza dell’azienda. Quando i commissari saranno chiamati a rispondere del loro comportamento, noi ci costituiremo Parte Civile, perché è evidente il danno incalcolabile che queste persone hanno arrecato e stanno tutt’ora arrecando a tutta la città”. Ma l’ira funesta del sindaco ha investito anche i sindacati, rei di non aver detto sulla contro la gestione commissariale, e perfino la stessa città: “Dove era l’indignazione della città quando, inascoltati, abbiamo denunciato tutto questo? “.

Polemiche a parte, adesso bisognerà capire quale sarà il destino dell’azienda. L’unica cosa certa al momento è che l’Amia resterà nelle mani dei commissari straordinari almeno fino al 27 luglio, giorno della scadenza del loro mandato. Il Comune ha già fatto sapere di non avere alcuna intenzione di presentare un’altra proposta di concordato, ma si è detto pronto invece a lasciar fallire l’azienda per costituirne un’altra ex novo: una nuova Amia, senza debiti, che si faccia carico di tutti i lavoratori e riparta praticamente da zero. Ma il fallimento, è bene ricordarlo, può dichiararlo solo il tribunale a fine luglio oppure prima se i commissari dovessero rendersi conto di non avere altra scelta.

E non è detto che l’idea di una nuova azienda sia poi così indigesta per il sindaco. Il Comune, infatti, avrebbe solo da guadagnarci: sposterebbe i lavoratori nella nuova società, magari incentivando qualche pensionamento, e inoltre il fallimento bloccherebbe le procedure di mobilità e garantirebbe il tfr, oltre a portare a un risparmio di cento milioni (le azioni dell’Amg e palazzo La Rosa, invece, verrebbero comunque perse). Gli unici a farne le spese sarebbero i creditori dell’Amia, che comunque anche con il concordato preventivo avrebbero avuto diritto a una percentuale assai bassa di quanto spettava loro.

“Oggi – ha precisato il sindaco – non posso che confermare il nostro impegno a garantire servizi ai cittadini e livelli occupazionali adeguati ai lavoratori a ed avviare il dialogo con i sindacati, anche con quelli che non hanno mai detto una sola parola contro i commissari e la loro gestione. Se il Prefetto affidasse l’azienda a noi, siamo pronti a gestirla”. Una prospettiva, quest’ultima, anche assai concreta: il Prefetto, infatti, a causa di una pericolosa emergenza igienico-sanitaria potrebbe decidere di rimettere l’Amia nelle mani del Comune anche prima del tempo, facendo paradossalmente quasi un favore a piazza Pretoria. E dire che l’operazione potrebbe compierla anche lo stesso sindaco, in quanto massima autorità per la salute dei cittadini, ma che il Professore vorrebbe evitare per non lasciar pensare a un colpo di mano.

Ma potrebbe esserci però un impedimento al piano di piazza Pretoria. Il decreto legge 179 del 2012, infatti, sancisce chiaramente che per affidare direttamente un servizio pubblico di rilevanza economica, come per l’appunto l’igiene ambientale, è necessario dimostrare che l’affidamento in questione è la migliore opzione possibile, più conveniente rispetto al ricorso ai privati, tramite una relazione da pubblicare sul proprio sito internet, così come confermato anche dalla sezione Autonomie della Corte dei Conti. E questo, forse, potrebbe essere un ostacolo di non poco conto per i piani del sindaco.

“Orlando si assuma adesso le sue responsabilità e prenda impegni seri – dice il consigliere di Grande Sud Giuseppe Federico – incontri al più presto i sindacati per concordare la migliore soluzione per l’azienda affinché vengano garantiti i livelli occupazionali. E’ incomprensibile come ad oggi la quinta città d’Italia non sia in grado di mantenere l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti”.

 

 


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