Nibali dopo la squalifica:| "Chiedo scusa, annata storta" - Live Sicilia

Nibali dopo la squalifica:| “Chiedo scusa, annata storta”

Il corridore messinese dell'Astana, alla luce dalla squalifica dalla Vuelta, ha risposto ai suoi sostenitori e alla critica con un lungo post sulla sua pagina ufficiale di Facebook: "Quello che è successo alla Vuelta succede in ogni gara ciò non deve dimostrare che non è sbagliato. Anno andato male per mille motivi".

PALERMO – Quei 150 metri trainato dall’ammiraglia li hanno visti e rivisti tutti attraverso le immagini televisive, ed il clamore sulla vicenda lo amplifica il fatto che ad avere ricevuto un aiuto è stato la maglia gialla del Tour de France 2014, Vincenzo Nibali. Il messinese, che dopo il fattaccio è stato cacciato dalla giuria della corsa spagnola dopo appena due tappe. Lo Squalo, il giorno dopo, prova immediatamente a chiarire i contorni della vicenda prima che il silenzio dello ‘Squalo’ riempia le pagine dei giornali. Lo fa attraverso i social network e la sua pagina ufficiale di Facebook: “Chiedo veramente a tutti le scuse pubbliche, per chiunque sia indignato o vergognato per me. Molti di voi non hanno mai corso in bici, altri sono grandi tifosi altri pura passione, ed altri ancora si sono avvicinati negli ultimi anni. La bici, il ciclismo è passione, amore, giornate lontano dalla famiglia con allenamenti estenuanti, sacrifici troppi che iniziano già all’età di 16 anni circa. Quello che è successo oggi alla Vuelta succede in ogni gara ciò non deve dimostrare che non è sbagliato e devo restare impunito”.

Il messinese si concentra dunque sulla scelta dei giudici della Vuelta: “La giusta punizione da scontare la dettano i giudici. Un anno andato male per mille motivi arrivo alla Vuelta con la voglia di riscatto da una stagione infame, mi ritrovo alla prima tappa, scusando l’espressione, con il c…per terra, ti rialzi aiutato da un compagno sperando di non esserti fatto male, ti guardi le ferite lasciate addosso dall’asfalto rovente e cerchi la tua bici che andata distrutta, panico e caos nel gruppo, tardo a partire, tanto, troppo al punto che quando risalgo sulla mia bici ho un ritardo di 1:20, mi fiondo all’inseguimento senza paura, senza acqua da solo, piano piano guadagno terreno e trovo i miei compagni che mi aspettano lunga la strada, la testa che pensa che devo andare e devo rimanere davanti in corsa per quelle persone che mi guardano, per quelle che mi amano, per mia moglie, mia figlia e per quelli che si staranno domandando come sto, vado avanti per far vedere che non mi sono fatto niente, fino a quello sbaglio che mi costa caro”.

Qui lo ‘Squalo’ dunque parla nello specifico dell’episodio che lo ha condannato alla squalifica: “Una trainata di 150 metri di cui molti sono pronti a gettare del fango, nessuno sottolinea che sono caduto e sono stato attaccato, e mi sono messo da solo all’inseguimento contro 18 corridori che spingevano a tutta là davanti. No signori: nel ciclismo la corsa è corsa, nessuno ti aspetta. Nel ciclismo episodi come questi ce ne sono molti, a maggior ragione dopo una caduta. Alla fine tutto avrei pensato, una multa salata da pagare ed una penalizzazione come si usa fare per restare fuori classifica. Avrei accettato anche una penalità di dieci minuti. Dopo tutto io non sarò il primo nè l’ultimo di questa vicenda. Mi scuso ancora per avervi rubato del tempo e grazie del sostegno che date”.


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