Il consigliere Angelo Figuccia, è vero, ero presente, ha concluso il suo terzo intervento in Aula, durante il dibattito sul Registro delle unioni civili a Sala delle Lapidi, gridando :”Dio ci castigherà”. Confesso di avere avuto una sensazione di gelo, di buio, come se la storia della salvezza, del rapporto tra Dio e l’uomo, si fosse fermata all’Antico Testamento, al Dio degli eserciti e della collera. Evidentemente non abbiamo tutti lo stesso Dio, chi ha quello del castigo (per gli altri spesso) e chi dell’Amore, Dio padre e, allo stesso tempo, madre, come ci ha ricordato Papa Francesco, maldestramente citato da Figuccia, e, prima di lui, Giovanni Paolo II.
Ma lasciando il Trascendente, usato come una spada sanguinante per piegare i “diversi” al volere divino (o degli uomini?) e rimanendo con i piedi per terra, il sig. Figuccia non ha forse ben chiaro qual’è il suo ruolo di eletto in una democrazia laica e repubblicana. In uno Stato laico tutti sono uguali senza distinzione di sesso, religione, colore della pelle e condizione sociale, e ad alcuno può essere imposta una fede o una scelta di vita piuttosto che un’altra. Non solo, ma ognuno può esprimere la propria condizione sessuale come gli pare, basta che non violi la legge penale. Uno Stato laico e non teocratico deve garantire ad ogni cittadino, anzi, ad ogni donna e ad ogni uomo, i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, tra i quali quelli di eguaglianza e giustizia sociale. L’approvazione del Registro unioni civili è stata, con buona pace di scribi e farisei, un atto di civiltà e di rispetto delle persone, una bella pagina nella storia di questa città e delle sue istituzioni.
Ora occorre, e al Sindaco il Consiglio comunale ha dato mandato in proposito, una normativa nazionale per dare ancora più concretezza e uniformità alle tutele che devono essere garantite alle coppie di fatto.