Lo stanziamento straordinario del governo alla Gesip, circa 45 milioni di euro dai fondi Fas, permetterà all’azienda di via Maggiore Toselli di respirare almeno fino alle prossime elezioni. Il contributo, che non dovrà essere restituito, non avrà nemmeno bisogno del passaggio in Parlamento e dovrebbe pertanto arrivare prima del 16 luglio, termine della seconda proroga. Nessuna notizia invece del piano di riorganizzazione delle aziende comunali, per il quale è stato istituito un tavolo interministeriale. Il commissario liquidatore della società, Massimo Primavera, che ieri aveva dato le dimissioni poi congelate, avverte però che lo stanziamento senza il piano non sarà sufficiente.
Ieri è finalmente arrivato lo stanziamento del governo. Si ritiene soddisfatto?
“A dir la verità di questi soldi ho letto solo sui giornali, ancora non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Il finanziamento servirà per affrontare questo momento, ma ricordiamoci che c’è allo studio anche un piano più complessivo. La situazione non può essere risolta da un provvedimento tampone”.
Non la preoccupa che ieri, invece dell’annunciato piano per le partecipate, sia stato varato solo un provvedimento tampone? Non teme che il piano possa essere accantonato?
“Certo che lo temo, ma auspico che il piano venga definito il prima possibile, anche perché, da quello che mi è stato detto, non riguarderebbe solo la Gesip ma tutte le società partecipate attraverso una razionalizzazione delle risorse. E’ necessario bloccare il turn over, contenere le spese e permettere lo scambio fra le aziende: sono convinto che il Comune adotterà comunque queste misure”.
Lei ieri ha presentato le dimissioni per congelarle subito dopo. Cosa l’ha spinta a rimettere il mandato e poi a tornare sui suoi passi?
“Ieri ho ricevuto centinaia di telefonate da parte di sindacalisti, lavoratori e rappresentanti delle istituzioni che mi pregavano di ripensarci. Ho capito che la mia fuoriuscita avrebbe provocato troppi disagi, per questo ho congelato l’effetto delle dimissioni pur non ritirandole. Attendo che il tavolo interministeriale vari il piano e poi parlerò con l’amministrazione per capire cosa fare. Il mio mandato, comunque, è stato rimesso ed è nelle mani del socio unico dell’azienda. Nominare un nuovo commissario ora sarebbe difficile, magari con l’approvazione del piano il mio diventerebbe un ambìto posto di sotto-governo. Ma io sono un tecnico, non un politico”.
Allora perché si è dimesso?
“Dobbiamo tutti renderci conto che non possiamo non agire con legalità, trasparenza e spirito di sacrificio. Ci vuole lavoro, lavoro, lavoro. Purtroppo, però, le condizioni in cu operiamo sono difficili e non siamo sereni. Io parlo con tutti ma voglio capire la volontà dei lavoratori: se vogliono che la società faccia parte del nuovo disegno e che abbia un futuro assicurato, dico loro che la Gesip se lo deve meritare. Io sono uno che fa il suo onesto lavoro e se sono nelle condizioni di farlo lo faccio, altrimenti niente. Lancio un appello, in modo sereno: superiamo questi giorni, vediamo cosa arriva dal tavolo interministeriale e poi capiamo come riscrivere il contratto di servizio che è troppo antico”.
Pensa che il sindaco avrebbe potuto o dovuto fare di più?
“Assolutamente no, Diego Cammarata ha fatto quanto era umanamente possibile e per questo lo ringrazio come dovrebbero ringraziarlo i lavoratori. Ha dimostrato un impegno e una dedizione fuori dal comune. Aspetto di parlare con lui per capire se è il caso che io rimanga e se ci sono le condizioni perché questo avvenga”.
Lei quindi aspetta che arrivi il piano da Roma?
“Io non sto aspettando che arrivino i soldi, il mio non è un incarico onorifico che fa gola a tutti. L’ho fatto e lo faccio con spirito di sacrificio e sto perdendoci anche la salute. Rimetterò il mandato a prescindere da come andrà a finire, mi sembra doveroso”.
Ad oggi, qual è il problema della Gesip?
“La Gesip ha sofferto l’assenza di una seria organizzazione del lavoro, non è stata gestita da questo punto di vista. La conseguenza è che ha fatto fronte alle necessità in maniera estemporanea, con un grande sacrificio di buona parte dei lavoratori, c’è gente che ha dato l’anima. Però si faticherebbe di meno e i risultati sarebbero migliori con una seria organizzazione, ma quando si prendono delle decisioni tutti devono condividerle: sindacati e lavoratori non sindacalizzati. E’ difficile avere la condivisione totale delle scelte, ma alla fine ci sono ruoli e funzioni: c’è chi deve dare disposizioni e chi deve eseguirle, si può non essere d’accordo ma se la strategia aziendale è una, quella deve essere. Facciamo dieci volte la fatica che faremmo se fossimo organizzati”.
Qual è la maggiore difficoltà che sinora ha incontrato nel suo mandato?
“La difficoltà di essere capiti, compresi: è una cosa che mi spiace molto”.