"Non chiamatemi sindaco" - Live Sicilia

“Non chiamatemi sindaco”

Rumors sulla candidatura di Lagalla. E lui...
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2 min di lettura

Buongiorno signor rettore. Anzi, signor sindaco…
Roberto Lagalla, magnifico rettore della martoriata Università di Palermo, sorride. Un incantevole sorriso democristiano, caldo, accogliente. Un segno della pace. Del resto, l’autore del sorriso non nega le sue radici profondissime (“Sì, sono un democristiano, vengo da quella storia, che male c’è?”). E continua a sorridere.

Scusi, perchè sorride? Giornali e sussurri dicono che lei sarà il cavallo d’oro del centrodestra alle prossime comunali.
“Sì, l’ho appreso pure io dai giornali”.

E’ una smentita implicita?
“Ovvio”.

Dunque, lei non si candida.
“Dunque, io non mi candido. Sto vivendo un’esperienza complessa e bellissima all’Università. Sono da troppo poco tempo qui”.

Sa che si dice?
“Che si dice?”

Che hanno messo in giro la voce di una sua candidatura per segarle le gambe. La temono.
“Li ringrazio per l’apprezzamento sottinteso. Ma sarebbe come darmi vicino alla panchina della Nazionale. Lei mi ci vede?”.

Chi lo sa, le vie del Centro sono infinite. Perchè sarebbero nati questi rumors in assenza di sostanza?
“Quando si parla di una responsabilità gravosa come quella della sindacatura, è magari normale chiamare in causa i notabili, i protagonisti delle istituzioni negli ambulacri del potere”.

Ambu?
“Lacri”.

L’hanno chiamata in causa.
“Grazie, ma questo scenario non fa parte, né potrebbe fare parte delle mie prospettive di lavoro”.

Ecco. Così si capisce che proprio non ci pensa.
“Appunto”.

Quale è il suo giudizio sull’attuale sindaco.
“Non fornisco consigli agli altri, né opinioni sugli altri. Ho le mie gatte da pelare”.

Riformulo in chiave soft. Che valutazione ha maturato, da cittadino e da rettore, circa l’attuale esperienza amministrativa a Palazzo delle Aquile?
“Ci sono essenzialmente due difficoltà: un’accentuata fragilità politica e un buco  finanziario creato soprattutto dalla gestione devastante delle municipalizzate”.

Non diamo consigli. Però lei che farebbe.
“Io le posso dire cosa ho fatto all’Università. Ho ridotto le spese, ho valorizzato gli immobili, ho agito sulla tassazione di concerto con gli studenti, offrendo in cambio un piano di servizi. Anche per il Comune dovrebbe essere lo stesso: è necessaria la collaborazione dell’utente”.

I giovani siciliani sono disperati.
“I giovani devono essere impegnati e critici, la Sicilia non è irredimibile. E devono pretendere impegno e onestà dei politici”.

Abbiamo un’impressione.
“Quale?”.

Lei non morirà rettore.
“Sa, pure mia figlia di tredici anni mi pungola in quel senso”.

Lei come reagisce al pungolo?
E Roberto Lagalla, magnifico rettore a Palermo, ancora una volta sorrise.


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