Non è Grillo che mi preoccupa - Live Sicilia

Non è Grillo che mi preoccupa

Ciò che mi lascia stordito e sconcertato è quanto sta accadendo nei palazzi del potere siciliano, sono i soliti giochetti messi in campo per il varo del terzo governo Crocetta.

Giusto indignarsi per le infelici esternazioni di Beppe Grillo, soprattutto quelle sulla mafia che, secondo lui, una morale nel passato l’aveva. A un certo punto, ha proseguito l’ineffabile comico, sono arrivati gli uomini d’affari che l’hanno corrotta. E poi, quando ha detto che la mafia in Sicilia non c’è più, al massimo sono rimasti a ricordarcela alcuni picciotti, qualche pizzo, una sparatoria ogni tanto. Lo ammetto, simili frasi non solo cozzano con la realtà, tutt’altro che rassicurante sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, non solo sono offensive per la memoria dei nostri eroi, morti ammazzati per ordine di boss sanguinari, sono anche pericolose perché potrebbero essere equivocate da chi è intriso di mafiosità fin sopra i capelli e usa, nel quotidiano, le medesime espressioni in senso assolutorio.

Però, non è Grillo che sollecita la mia rabbia più profonda. No, Grillo è in declino, è destinato a scomparire perché la peggiore arma contro la cattiva politica è proprio l’antipolitica, un lusso che si possono permettere coloro che in fin dei conti stanno bene, vedi Grillo appunto. La gente comune, ridotta alla disperazione, i giovani senza lavoro, le famiglie allo stremo e gli imprenditori o i disoccupati che coltivano l’idea del suicidio alla lunga non hanno bisogno dell’antipolitica ma della buona politica, da noi un sogno, delle risposte concrete ai loro drammi.

La foga protestataria di Grillo, mai tradotta in assunzione di responsabilità di governo nonostante l’ampio consenso ricevuto, un grave errore, è ormai a corto di fiato, lui l’ha capito benissimo e alza il tiro con le sue sciocchezze. Ciò che, invece, mi lascia stordito e sconcertato, evidentemente non riesco a farci l’abitudine, è quanto sta accadendo nei palazzi del potere siciliano, sono i soliti giochetti messi in campo per il varo del terzo governo Crocetta mentre intorno vediamo macerie. Perché, ecco il punto, molti dei registi politici di tali giochetti non sembrano essere, come Grillo, al capolinea. No, anzi, sono saldamente incollati alle poltrone.

Ritornano pure personaggi di ieri, della primissima Repubblica, che continuano a condizionare, negativamente, il presente e il futuro di questa martoriata terra. La crisi doveva durare 48 ore, abbondantemente trascorse. Adesso lo scontro è concentrato sulla composizione della giunta regionale. C’è chi vuole confermare alcuni assessori e chi, Pd in testa, vuole dare un segnale di totale rinnovamento. Diciamolo con sincerità, un governo regionale è veramente diverso quando diverso è il suo presidente, bersaglio negli ultimi mesi di critiche pesanti e trasversali. Ma, lo sappiamo, nessuno dei numerosi accusatori di Rosario Crocetta, seduti nel Parlamento siciliano, è disposto a votare la mozione per sfiduciarlo che comporterebbe, se approvata, la fine anticipata della legislatura.

Allora, eccoci alla sceneggiata in corso, con ipotesi fantasiose che si susseguono per prendere tempo, tempo che non c’è. Credo che, almeno, si debba dare in fretta un segnale di forte discontinuità con assessori nuovi, senza nemmeno un’eccezione, di buon profilo, e con un programma d’emergenza con poche e precise priorità. Un’operazione virtuosa che dovrebbe intestarsi lo stesso Crocetta. In caso contrario, è stata una farsa sulla pelle dei cittadini e sarebbe moralmente imperativo il ritorno al voto. Inoltre, è assolutamente opportuno che il governo Renzi sia della partita. Non si tratta di commissariare la Sicilia, si tratta, soprattutto quando si è in condizione di pre-fallimento e si chiedono soldi allo Stato, di avere finalmente quell’indispensabile raccordo con le politiche nazionali che vogliono rimettere in moto il Paese. La Sicilia si trova in Italia?


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