Non siamo una repubblica | fondata sui sondaggi - Live Sicilia

Non siamo una repubblica | fondata sui sondaggi

La crisi e gli sviluppi possibili.

Semaforo Russo
di
4 min di lettura

C’è un errore grosso quanto una montagna, a mio parere, in molti commenti a proposito della crisi di governo e dei suoi possibili sviluppi ancora nebulosi: riflettere all’indietro e per giunta parzialmente.

Mi spiego. Partiamo da una premessa. Non si comprende il motivo, senza nemmeno tentare un’alternativa, per cui si debba andare alle elezioni perché una forza politica con una rappresentanza parlamentare del 17,5% lo decide e lo pretende, rompendo un patto di governo. In una repubblica parlamentare è, appunto, incomprensibile. Soprattutto è incomprensibile quando alle scorse politiche non vi è stato alcun vincitore – ma soltanto chi ha preso più voti, il M5S, seguito dal Pd e dalla Lega – e quando a causa di una sciagurata legge elettorale il governo è stato formato da due forze politiche non coalizzate, anzi, contrapposte, senza alcun minimo denominatore comune, tanto meno programmatico.

Le elezioni europee, con il buon risultato della Lega, hanno cambiato i rapporti di forza? Chi lo dice? I sondaggi? Siamo adesso una repubblica fondata sui sondaggi? Politiche ed europee sono tornate elettorali totalmente autonome e poi, in quale parte della Costituzione è scritto che le legislature durano 5 anni tranne in caso di intervenute elezioni, amministrative, regionali, europee, che potrebbero indurre alla percezione di un mutamento dei rapporti di forza se si tornasse a votare per le politiche?

Seconda necessaria premessa. Non abbiamo il potere di rinnovare con uno schiocco di dita il nostro sistema politico o la sua classe dirigente importandone una eccezionale da qualche pianeta sconosciuto o direttamente dal Paradiso. Questo è il sistema politico che abbiamo e questa è la classe politica con cui dobbiamo fare i conti. Ognuno, a seconda delle appartenenze, avrà da contestare, e con assoluta ragione, qualcosa al Pd, a Renzi, a Zingaretti, a Forza Italia, a Berlusconi, al M5S, a Grillo e via discorrendo. Ognuno potrà spendere fiumi d’inchiostro sui devastanti errori del passato compiuti da partiti ed esponenti politici.

Ma così non si va da nessuna parte, specialmente, ecco la terza e ultima premessa, se ci troviamo a causa di Salvini in una fase non ordinaria dello scontro politico ma di emergenza democratica. Per quale imperscrutabile garbuglio mentale abbiamo dovuto digerire un governo M5S- Lega e non possiamo digerire un governo M5S-Pd? Se ottiene i numeri in Parlamento sarebbe del tutto legittimo e il Capo dello Stato, unico titolare della gestione della crisi, ne prenderà atto.

Apprezziamo, intanto, l’inedita unità dei dem sul mandato a trattare con il M5S conferito a Zingaretti. I punti di programma stabiliti dalla direzione piddina come schema di discussione sono condivisibili. Voglia di poltrone? Per favore, argomento forse accettabile se in un immaginario fronte opposto ritrovassimo De Gasperi, La Pira, Luzzati, Dossetti, Pertini, Berlinguer, Nenni, La Malfa, Anselmi, Zaccagnini. Non è così, purtroppo la generale scadente qualità della classe politica italiana ci costringe a scegliere ciò che appare meglio o meno peggio date le circostanze. Ci obbliga, comunque, a impedire il massacro dei principi fondamentali della Costituzione, derive autoritarie, lo spargimento di odio e intolleranza. Esattamente ciò che è accaduto fino a ora.

La responsabilità non è totalmente di Salvini, sia chiaro. Salvini è arrivato dove è arrivato perché gli è stato consentito. Doveva e poteva essere fermato prima, per esempio non favorendo la sua fuga dall’inchiesta della magistratura sul caso “Diciotti”, costringendolo a presentarsi lui personalmente alle Camere per dare spiegazioni sull’oscura trama, condita di presunte tangenti, con elementi della Russia di Putin, non approvando in Consiglio dei ministri il decreto sicurezza bis, bloccandolo ogniqualvolta esondava dalle sue competenze.

Conte, quindi, persona perbene e animato da senso delle istituzioni ha però le sue colpe attenuate, magari, dal fatto di essere stato scaraventato in un ruolo di primissimo piano privo di esperienza politica alle spalle. Nessuna santificazione, quindi, ma manco gettarlo nell’informe massa governativa dove, insieme a Tria e a Moavero Milanesi, ha cercato di introdurre elementi di moderazione ed equilibrio. Uguale ragionamento per il M5S di Di Maio, troppe sottomissioni al capitano di Pontida. Arduo, pertanto, pensare praticabile un governo M5S-PD, che personalmente auspico, con gli stessi attori del fallito governo M5S-Lega, Conte compreso.

Renzi, al contrario di Conte politico navigato, furbamente si è già tolto di mezzo da solo escludendo un suo coinvolgimento in un eventuale governo giallo/rosso, probabilmente per tenersi le mani libere. Insomma, se un nuovo governo ci sarà dovrà essere politico, di legislatura, o almeno fino alla elezione del successore di Sergio Mattarella, e composto da personalità di ottimo profilo, non divisivi all’interno dei propri partiti e non provenienti dalla parentesi del governo Conte. Sul programma potranno esserci delle questioni, ma dovranno essere pochissime (vedi Tav), su cui sarà difficile la convergenza e sulle quali sarà bene far decidere il Parlamento senza vincolo di maggioranza. Se tutto ciò sarà irrealizzabile per la miopia di qualcuno e le ambizioni di qualcun altro andremo al voto, con quel che ne potrebbe conseguire in termini di tenuta dell’assetto costituzionale e democratico.


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