Non soltanto la politica | deve rinnovarsi - Live Sicilia

Non soltanto la politica | deve rinnovarsi

La situazione drammatica in cui versa la Sicilia richiede un risveglio collettivo.

Il Movimento 5Stelle ha presentato l’ennesima mozione di sfiducia nei confronti del presidente della regione Rosario Crocetta. Sanno, lo hanno detto in conferenza stampa, che non supererà l’esame dell’aula all’Ars, ma servirà, affermano, per smascherare gli ipocriti, cioè quelli che soltanto a voce vogliono chiudere una disastrosa legislatura e tornare alle urne. Si riferiscono soprattutto ai dem renziani che, appunto, con la bocca sostengono che bisogna staccare la spina ma poi, con incredibile disinvoltura, si sono ben sistemati nei quattro governi Crocetta, con propri assessori, nello scacchiere del potere regionale e negli uffici di gabinetto. Quindi, cari grillini, quale ipocrisia c’è da smascherare? Il quadro è assolutamente chiaro, se contano i fatti e non i proclami. Nessuno, nemmeno i renziani e i loro “nuovi” alleati reclutati tra i cuffariani, lombardiani e berlusconiani, ovviamente ora rigorosamente “ex”, intende scollarsi dalla poltrona.

In realtà, la Sicilia soffre, anzi, è in agonia, nella totale indifferenza della classe politica siciliana abbastanza rilassata, satolla di ricche indennità e privilegi. Pure chi oggi è opposizione e ha firmato la mozione di sfiducia, ad eccezione dei pentastellati che non c’erano, ha fatto la sua parte nel distruggere risorse e speranze quando ha governato nella nefasta era berlusconiana del 61 a 0 e dei governi di centrodestra. L’attuale sfacelo non inizia con Crocetta. Lontanissima, invisibile sullo sfondo, una regione abbandonata nella sua condizione, ormai certificata da soggetti imparziali, di ultima tra le ultime in Europa. Più di un anno e mezzo fa avevamo cominciato a lanciare l’allarme sulle pagine di Livesicilia – con ripetuti appelli a Matteo Renzi e al Pd di fermarsi e restituire la parola agli elettori – su quanto si stava chiaramente profilando all’orizzonte, una catastrofe annunciata, con governi, via via inutilmente rimpastati fino all’odierno Crocetta-quater, e un governatore rivelatisi inadeguati quasi fin da subito. Con un parlamento regionale fannullone, pasticcione, insensibile alle urgenze, aduso agli scontri feroci tra i partiti e le diverse fazioni correntizie, per l’affidamento di incarichi ben retribuiti, e alle infinite vacanze ad ogni occasione possibile. Il risultato è la paralisi e il baratro sociale, economico e finanziario dentro cui la Sicilia è stata trascinata.

Gli appelli sono rimasti inascoltati, peggio, abbiamo assistito, con la benedizione del Pd nazionale, a spregiudicate operazioni di riciclaggio di personaggi campioni del trasformismo calcolato e nell’assalto al carro del vincitore, furbi cortigiani del regnante pro-tempore, di destra, di centro o di sinistra, poco importa, venditori di voti senza’anima al migliore offerente in cambio della permanenza nei palazzi che contano. Abbiamo assistito, sgomenti, all’uso di metodi del passato che, evidentemente, del passato non sono, in una terra che sembra vivere maledettamente un eterno presente. Ecco perché, lo abbiamo scritto nel precedente articolo “ La nostra sfida contro la cattiva politica”, che forse non a caso ha superato i diecimila lettori, c’è bisogno di buona politica e di un risveglio collettivo. Non bastano più le analisi, non serve la rabbia urlante o la rassegnazione a capo chino. Serve mobilitarsi, al di là delle appartenenze, mettendo insieme le migliori espressioni esistenti, cittadini, movimenti, associazioni e soggetti istituzionali, fuori dal cerchio dei partiti. Attenzione, però; un grave errore, direi un facile alibi, sarebbe immaginare che tutti i guai provengono dalla cattiva politica, intesa come unico centro di imputazione delle responsabilità. Esiste la cattiva politica perché esiste, in un circolo vizioso, un nesso perverso di convenienze reciproche tra essa e pezzi di società. Sovente, non ci si scandalizzi, è piuttosto la politica ad apparire complice succube di poteri non sottoposti al controllo popolare. Penso a settori della burocrazia della pubblica amministrazione e delle strutture e degli enti collegati, del sindacato, dell’impresa, delle istituzioni culturali. E’ crollato, facciamocene una ragione, il mito della società civile, aggredito da numerosi episodi di corruzione e di collusione con Cosa Nostra.

La stessa Chiesa siciliana, ma sono sicuro che dal neo arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice avremo segnali positivi in tal senso, a volte tarda a tradurre, sul piano concreto del magistero e della pastorale, la straordinaria azione di Papa Francesco volta a una fedele lettura e autentica testimonianza del Vangelo, entrambe legate alla dimensione etica, valida per credenti e non credenti, dell’impegno dei laici in politica e nella gestione della cosa pubblica. In definitiva, c’è da ricostruire dalle fondamenta, con la partecipazione attiva di tutti i mondi vitali che si devono rinnovare in egual misura della politica, senza eccezioni, con l’operosità di coloro che davvero amano il bene comune.

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