(R.P.) In questi giorni convulsi di scelte difficili, faide e contraccolpi, non è stato semplice parlare con Nino Dina, dal Pid all’Udc per “ragioni improrogabili”. Un comunicato con la notizia del taglio netto: “C’é un elettorato che non è riuscito a capire e metabolizzare il senso di un traghettamento affrontato più per fede che per convinzione politica”. Una successiva nota in cui si annuncia con giubilo: “Il deputato regionale Antonino Dina torna a far parte dell’Udc. La decisione è arrivata al termine di un confronto avvenuto a Roma tra lo stesso parlamentare dell’Ars, il segretario nazionale Lorenzo Cesa, il coordinatore regionale Gianpiero D’Alia e un gruppo di esponenti siciliani del partito”. Un paio di telefonate a vuoto. La terza: “Ci sentiamo più tardi”. In sottofondo voci concitate, qualche applauso. Manca il vitello grasso, forse. Ne chiederemo conto. Alle 17 lo squillo fruttuoso. Segue – visti impegni e linea intermittente – una breve chiacchierata.
Onorevole Dina, buongiorno. L’hanno accolta a braccia aperte. Come sta il vitello grasso?
“Io so solo che le mie motivazioni sono chiare. Rientro nell’Udc, una formazione con storia, prospettiva, amica degli interessi generali e della gente. Nel Terzo polo c’è molta attenzione al Sud e non si cercano poltrone o rendite di potere. Proprio, non interessano”.
Già due notizie. Ma lei lascia dietro di sé polemiche e macerie.
“C’era già stato un segnale di sofferenza chiarissimo. Ho posto delle domande, non ho avuto risposte. Ne ho preso atto con dolore. Il Paese è al collasso. Mica c’è solo Berlusconi, sa?”.
I suoi ex amici la accusano di essere un traditore. Un voltagabbana.
“Il tradimento non mi appartiene nella vita come nella politica. Semmai, ho compiuto scelte per fede, pagando. Poi si è imposta una riflessione profonda, inevitabile. Tanti di quelli che mi seguono si sono fatti sentire e io non ho potuto che assecondare la loro richiesta di cambiamento”.
La seguono? Qualcuno la accusa di avere tradito perfino Cuffaro.
“Sono amico di Totò ed è ora di smetterla di tirarlo per la giacca. Non è giusto. Parliamo di percorsi politici. Le assicuro: moltissimi sono con me”.
Si è salutato con Saverio Romano?
“Di lui non parlo. Preferisco guardare al futuro”.
Una parolina sul passato…
“Le posso dire solo che nel Pid non c’è mai stata davvero la voglia di costruire un partito sui valori che contano. Per questo me ne vado”.