PALERMO – Dal momento in cui il premier Giuseppe Conte ha pronunciato il suo nome, il curriculum del nuovo ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha iniziato a ‘rimbalzare’ tra stampa e web. 52 anni, catanese, diplomata alle scuole superiori e orientatore professionale, ha presieduto la commissione Lavoro del Senato ed è considerata la madre del Reddito di cittadinanza. Il destino del ministro si intreccia a doppio filo con quello degli ex sportellisti multifunzionali della formazione siciliana: la grillina lavorava nel settore “Interventi”. La sua nomina aprirà nuovi spiragli per una categoria lavorativa che vive nell’incertezza assoluta?
Adriana Vitale, volto noto della protesta degli ex sportellisti, definisce Catalfo “un politico passionale e allo stesso tempo conciliante”. Nel 2014, data del loro primo incontro, “lei era già deputato nazionale e noi nel vivo della crisi occupazionale che ci aveva visti fuori anche dal Ciapi di Priolo – spiega Vitale –. Proprio da deputato partecipò a una delle nostre manifestazioni, ed era presente a Palazzo Chigi il 13 luglio 2018 durante un incontro con l’allora ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, e la delegazione della formazione professionale: interventi e sportelli”. In qualità di presidente della commissione Lavoro del Senato, Catalfo ha presieduto tutti gli incontri di confronto istituzionale con gli assessori regionali alla Formazione e al Lavoro iniziati a gennaio 2019. Eppure, “per noi non credo possa fare molto – ammette Vitale –. 429 navigator sono stati assunti dallo Stato, e tra questi sono pochissimi gli ex sportellisti; i rimanenti 277 posti, e si presume anche le altre assunzioni previste da qui al 2022, dipenderanno dalla Regione Siciliana”.
“Non la conosco personalmente – dice invece Patrizia Tripi – ma l’importante è altro: lei sa chi siamo noi ex sportellisti. Quando ha avuto la nomina di presidente della commissione Lavoro al Senato, tutti noi abbiamo applaudito. Sinceramente, però, finora non siamo stati seguiti né aiutati – aggiunge –. Dovevamo essere noi i navigator, invece è stata praticamente scavalcata tutta la categoria. Però è innegabile che la nomina a ministro mi abbia fatto piacere perché con lei siamo avvantaggiati, mentre a Di Maio abbiamo dovuto presentarci e spiegare tutta la nostra storia dall’inizio”.
Alessandra Canto è combattuta, tra ottimismo e scetticismo. “Quando abbiamo appreso della notizia sembrava quasi che avessero nominato ministro una persona di famiglia – racconta –. Per noi ex sportellisti è innanzitutto un riscatto morale: da quando esiste la formazione professionale, il nostro settore è stato sempre additato come ‘stipendificio’, invece il ministro è la prova che con l’esperienza nella formazione si può fare un gran lavoro nel sociale. Insieme al riscatto morale ne vorremmo uno materiale – aggiunge però Canto – perché se è vero che negli anni la nostra vertenza ha avuto tante difficoltà, adesso sappiamo che la soluzione c’è, cioè quei posti ancora da assegnare dentro i Centri per l’impiego. È il momento di riconoscerci la nostra esperienza, proprio com’è stata riconosciuta a Catalfo nel nominarla ministro del Lavoro. Lei sa come viviamo: siamo in mezzo a una strada, a 50 anni, e alcuni di noi muoiono di fame”.
La più grande paura degli ex sportellisti, da anni alla ricerca di un futuro concreto, era quella del potenziale blocco dei rapporti istituzionali una volta cambiato il governo. In una lettera aperta indirizzata al ministro, Adriana Vitale scrive: “Abbiamo sperato che il tuo ruolo potesse tradursi in qualcosa di positivo per i colleghi, pensando che molte volte ti sarai chiesta cosa avresti fatto se ti fossi ritrovata senza lavoro e senza alcun ruolo pubblico. Forse saresti stata insieme a quel gruppo esiguo che mai ha mollato in questi anni. Adesso – continua il messaggio – il tuo ruolo, in perfetta continuità, riaccende la speranza. La speranza che ogni creatura, colpita da un’ingiustizia provocata dall’indifferenza, dalla cattiveria, dalla disattenzione della politica, possa ricominciare a vivere”.