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Obama- Romney |a poche ore dal voto

Le politiche antitetiche dei due candidati alla Casa Bianca segnano il passo delle imminenti elezioni statunitensi: gli elettori domani voteranno e da mercoledì gli Usa potrebbero avere un nuovo presidente. Ma con ben sette “swing state” in bilico, il risultato è ancora incerto, con tanto di ipotesi pareggio. (Per guardare tutte le immagini della sfida tra i due candidati clicca QUI)

IL CONFRONTO
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Obama e Romney

Obama e Romney

STATI UNITI – Mancano meno di ventiquattro ore al giorno più lungo per Barack Obama e Mitt Romney. E mentre i minuti scorrono, il mondo intero ripercorre le tappe di una lunga e serrata campagna elettorale, che ha visto i due protagonisti contrapporsi su qualsiasi campo, dalle tasse alla sanità.

La grande vetrina mediatica statunitense ha esposto i due candidati alla Casa Bianca nei tre dibattiti ed è proprio da questi che si sono viste ancora più chiaramente le differenze tra il presidente uscente Obama e il repubblicano Romney: a cominciare dalla sanità, Mitt propone tagli importanti al Medicare e al Medicaid per un totale di cinquemila miliardi di dollari, mentre Barack promette che la sanità sarà per tutti. Così come il matrimonio per tutti: la parità dei diritti uomo-donna e l’abolizione della legge federale che approva soltanto i matrimoni eterosessuali sono due punti forti della campagna di Obama, ma Romney è di tutt’altro avviso: il repubblicano è dalla parte Del Marriage Act e dissente chiaramente sull’aborto.

Se il democratico vuole aumentare le tasse dei ricchi e creare sgravi fiscali per la classe media, il conservatore ha intenzione di ridurre le tasse ai più facoltosi e azzerare il deficit pubblico entro il 2040 tramite un taglio del 20% della spesa pubblica che coinvolge tutti i reparti, eccetto quello della difesa. Ed è proprio nel campo della politica estera che Romney si dimostra irremovibile, sostenendo istraele e contestando le politiche di Obama nei confronti in Iran, Cina e Russia. Il presidente ha infatti sempre sostenuto un approccio multilaterale, con sanzioni per Teheran e un occhio di riguardo all’area del Pacifico, in particolare all’ascesa della potenza cinese. Romney invece punta tutto sulla forza americana, tra sviluppo del nucleare e petrolio, contrapponendo la potenza Stati Uniti alla “green economy” dei democratici.

Gli elettori statunitensi andranno dunque al voto basandosi su queste politiche antitetiche: dagli ultimi sondaggi Obama sarebbe in vantaggio, ma sono ben sette gli Stati in bilico, per un totale complessivo di 89 voti in palio. Tre di questi sono i “big three”: Florida, Ohio e Virginia. Senza la Florida le speranze di Romney si assottiglierebbero, mentre per la vittoria di Barack basterebbe soltanto uno degli altri “swing state”, il più piccolo, il New Hampshire. Gli altri stati in palio sono il Winsconsin, il Colorado e l’Iowa. Esistono dei sospetti anche su alcuni stati definiti obamiani, come il minnesota, il Michigan e la Pennsylvania.

In questa settimana Romney e Obama hanno parlato in numerosi comizi proprio in Ohio e New Hampshire, a riprova che si tratta dei due stati-chiave dell’intera elezione. All’ombra di un’improbabile ma possibile ipotesi di pareggio, mercoledì 7 novembre gli Stati Uniti potrebberero avere un nuovo presidente e le politiche mondiali affrontare forti scosse sia da parte dei democratici che da quelle dei repubblicani.

 


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