CATANIA – Vi sono ancora molti punti oscuri nella vicenda dell’Opera Diocesana Assistenza di Catania. Il caso è arrivato nelle pagine dei giornali dopo la scelta dell’Arcivescovo Salvatore Cristina di rimuovere il Cda e di commissariare l’Ente nominando l’avvocato Adolfo Landi. Alla base della decisione due visioni completamente diverse di “governance” dell’Oda. Qualcosa nei rapporti tra Cda e Curia sarà precipitato per arrivare a una rottura così tranciante. Gristina rispedisce a casa Alberto Marsella, l’uomo “salvezza” inviato a Catania da Papa Francesco come risposta alla richiesta di aiuto della Curia (lanciata tra il 2013 e 2014) per risolvere il dilemma Oda funestato da un buco di bilancio di 56 milioni di euro.
Il Consiglio di Amministrazione, che in una prima fase aveva come presidente monsignor Alfio Russo (che poi si dimette), entra nei pieni poteri a giugno dello scorso anno dopo le ormai famose modifiche statutarie (che avrebbero dovuto impedire all’arcivescovo di rimuoverne i componenti). Scelta proposta dalla stessa Curia di Catania dopo che era fallita la transazione per la cessione del ramo sanitario dell’Oda, visto che la Chiesa catanese non poteva permettersi di pagare 5 milioni di euro all’Erario.
Il Cda da giugno 2016 ha avviato una serie di verifiche interne per poter avviare un’azione di risanamento. La Santa Sede dopo tutto li aveva “chiamati” per questo obiettivo.
Uno dei primi accertamenti ha riguardato l’affitto della sede centrale dell’Oda di via Galemo, che ospita la sede legale, gli uffici centrali, le aule per la formazione e villa Francesca (la struttura di riabilitazione sociosanitaria convenzionata con l’Asp di Catania).
L’Oda paga l’affitto al proprietario dell’immobile che è l’Opera Diocesana Catanese per il Culto e la Religione (Odccr), direttamente collegata alla Curia di Catania. I costi di locazione (riguardanti la formazione) sono inseriti nel rendiconto che l’Oda presenta alla Regione Siciliana per la formazione professionale. Un costo insomma che viene rimborsato dal governo regionale all’Oda. Per l’acquisto dell’immobile di via Galermo l’Opera Diocesana Catanese per il Culto e la Religione ha contratto un mutuo bancario che l’ente sarebbe riuscito a pagare grazie all’affitto versato mensilmente dall’Oda. Su questa transazione tra Oda e Odccr il Cda vuole vederci chiaro, anche perché prima di firmare il contratto di locazione l’Oda vende i locali di via Ughetti che ospitavano gli uffici e, inoltre, a disposizione dell’Opera Diocesana vi sarebbero altri immobili (come un appartamento in viale Libertà al momento inutilizzato) che avrebbero le caratteristiche per poter essere destinate a questo settore.
I meccanismi che emergono dai documenti secondo i quatto consiglieri del Cda (ormai rimossi) Alberto Marsella, Marco Bonistalli, Romano Calero e Claudia Pizzo presenterebbero alcune anomalie e quindi “bloccano” ogni pagamento all’Odc. Parallelamente avviano con un legale la procedura per chiedere formali spiegazioni alla Curia di questa operazione. Ma non avranno il tempo, perché nel frattempo Marsella (del Cda dell’Oda) viene convocato dal direttore della banca per il mancato pagamento del mutuo dell’Odc (a cui viene palesata l’anomalia) e pochi giorni dopo arriva il commissariamento dell’ente da parte dell’Arcivescovo. L’inizio di una battaglia che si è consumata anche a livello legale.
Non sono partite solo azioni civili sulla legittimità della rimozione, ma anche denunce, da parte del Cda rimosso e del Commissario Landi, alla Procura della Repubblica. E’ di pochi giorni fa la notizia delle perquisizioni svolte dalla Guardia di Finanza nelle varie sedi dell’Opera Diocesana Assistenza. I militari hanno acquisito diversi atti e documenti contabili. I conti e i bilanci dell’Oda sono ora nelle mani della magistratura.