Oda, l’ultimo stipendio| risale a marzo - Live Sicilia

Oda, l’ultimo stipendio| risale a marzo

La promessa di saldare le mensilità arretrate non è stata mantenuta neanche questa volta. L’impegno era di intervenire entro la fine del mese di giugno.

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CATANIA – Oda: lavoratori in sciopero. Il concentramento davanti all’Arcivescovado, il corteo lungo la via Etnea e il sit-in davanti la Prefettura. Una scena vista decine di volte, che puntualmente si ripete. Così i lavoratori dell’Oda tornano in piazza perché non ricevono i loro stipendi dal mese di marzo. Uno degli striscioni richiama l’Ente ad attenersi ai dettami di Papa Francesco: essere coerenti nel comportamento. “Qui invece si predica bene e si razzola male”, spiega una lavoratrice a una passante incuriosita dal corteo. La promessa di saldare le mensilità arretrate non è stata mantenuta neanche questa volta. L’impegno era di intervenire entro la fine del mese di giugno. Oggi è il primo luglio e quei soldi ancora mancano nelle tasche degli oltre quattrocento dipendenti.

A quanto pare non è bastato il recente cambio al vertice all’interno del Cda. “E’ una storia che va avanti da circa dieci anni – spiega il sindacalista Usb, Corrado Tabbita Siena – a causa della gestione delle stesse persone, anche se adesso è stato presentato un nuovo Cda”. “Nuovo per modo di dire”, aggiunge Siena. Il numero dei membri del Cda è sceso da sette a cinque, “tre sono stati presentati e due saranno nominati dall’Acivescovo”. “Guarda caso il nuovo presidente è Monsignor Russo: ma di cosa stiamo parlando allora?”.

A prescindere dall’assetto del vertice dell’Ente c’è da capire perché i lavoratori sono pagati in ritardo. Al netto di una situazione economica difficile in cui versa l’Ente, più volte si è assistito a un rimpallo di responsabilità tra l’Oda e l’Asp. “L’Asp, carte alla mano, ha dimostrato di parlare regolarmente, tra le altre cose è per convenzione obbligata a pagare, per convenzione, entro i centoventi giorni successivi del trimestre”. Inoltre, a metà del trimestre l’Asp “anticipa l’85% della prestazione e la differenza del 15% la dà nel mese successivo al trimestre perché deve verificare che le prestazioni siano state effettivamente effettuate”.

Il sindacalista, al netto dell’anticipo già versato, chiede che venga rispettato l’impegno di corrispondere ai lavoratori le spettanze arretrate richiamandosi a un tavolo prefettizio in cui fu presentato un piano di rientro (“non sottoscritto dall’Usb”) che impegnava però l’Ente al pagamento delle spettanze entro giugno. “Ottavo vizio: l’accordo prefettizio” è lo slogan scandito dai dipendenti in presidio. L’amara ironia di chi ciclicamente si ritrova a vivere la stessa situazione da tanto, troppo tempo.


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